«Non giudicare, ma raggiungere tutti con lo sguardo della misericordia, ma senza rinunciare alla Verità di Dio. È facile dire “quella famiglia è fallita”, più difficile aiutarla a non fallire. Nessuno deve sentirsi escluso dalla Chiesa». Questo il senso dell’esortazione Amoris laetitia secondo Mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale del Sinodo.
Ne ha parlato in un recente incontro pubblico presso il Testro Rossetti di Vasto, dove ha sottolineato che Amoris laetitia «non è una nuova dottrina, ma l’applicazione misericordiosa di quel “vino vecchio” che, come si sa, è sempre il più buono».
Insomma, secondo mons. Forte, l’esortazione apostolica tiene insieme tutto, misericordia e verità, pastorale e dottrina, anche se lo sguardo di fondo è quello per cui «nessuno deve sentirsi escluso».
Però Mons. Forte ha svelato anche un retroscena dei lavori sinodali che, forse, aiuta a superare un linguaggio politicamente correttissimo per arrivare a comprendere meglio il documento. Almeno per quanto riguarda il tema mediaticamente più rilevante, ovvero la disciplina dei sacramenti per le coppie di divorziati risposati.
«Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati – ha riportato Mons. Forte riferendo una battuta di Papa Francesco – questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io».
Dopo aver riportato questa battuta lo stesso Forte ha scherzato dicendo: «Tipico di un gesuita».
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