Per chi si professa cattolico è sempre più difficile, al giorno d’oggi, riuscire a trovare una persona con cui valga la pena “portare il giogo della vita”. Una persona che, oltre ai sentimenti che suscita nel cuore, condivida la stessa prospettiva di vita e di fede e che abbia una concezione corretta del matrimonio cristiano, che presuppone l’indissolubilità, la fedeltà reciproca e l’apertura alla vita.
Una ricerca ardua dunque, solo in parte compensata dalla maggiore mobilità, anche internazionale, tipica dei nostri giorni e da strumenti tecnologici quali internet e i social, che possono effettivamente essere il tramite che fa “scoccare la scintilla”. Il tutto, ovviamente, senza con questo dimenticare che il Signore non abbandona nessuno e che ognuno ha uno specifico cammino verso la santità, anche se sul momento può apparire incomprensibile.
In questo discorso c’è tuttavia un punto importante da tenere in considerazione, come sottolineato in un articolo apparso su The Catholic Thing da Randall Smith, il quale scrive: «Posso offrire un consiglio gentile ai giovani cattolici? Signori, dalle risposte che ho sentito ripetutamente da donne cattoliche brillanti, belle e devote è emerso molto chiaramente che avreste commesso un grosso errore se aveste annunciato che volevate una “moglie cattolica tradizionale”. Ciò che le giovani donne intendono quando dici una “moglie cattolica tradizionale” è che vuoi una donna che rimarrà a casa, cucinerà, pulirà e si prenderà cura dei bambini, mentre tu lavori tutto il giorno. In altre parole, vuoi tua madre. E l’unica cosa che le donne cattoliche brillanti e devote non vogliono (specialmente quelle che vogliono molti bambini) è essere la madre di un uomo adulto».
Una visione, questa della moglie tutta “casa, figli e chiesa”, che Smith rileva peraltro essere riduttiva dal punto di vista storico, dal momento che un tempo uomini e donne lavoravano entrambi in casa, o vicino a essa, mentre solo in epoca moderna, complice l’industrializzazione, l’uomo ha iniziato ad allontanarsi per guadagnare il pane quotidiano e – almeno laddove le finanze familiari lo permettevano – la donna si è dedicata a tempo pieno ai figli e alla casa. Ma si è trattato di una situazione appunto limitata nel tempo, e di per sé neanche così diffusa. Un excursus storico, quello proposto da Smith, che fa pensare a figure quali quella di Zelia Martin Guérin, la mamma di santa Teresa del Bambin Gesù, che nell’Ottocento aveva un’azienda di merletti, o a quella di santa Gianna Beretta Molla, che era medico pediatra: donne che hanno realizzato appieno la propria vocazione di mogli (e madri) in senso “tradizionale”, ma che non per questo non hanno dedicato anche tempo ed energie al lavoro.
Arrivando infine all’oggi, nella società occidentale il fatto che una donna lavori è un dato acquisito e rispettato. Anche se, a onor del vero, non sempre si tratta di una scelta libera: molte donne, peraltro non esclusivamente cattoliche, vorrebbero infatti potersi dedicare a tempo pieno ai propri figli ma non lo possono fare per motivi economici. Il fatto che una donna sia impegnata in ambito lavorativo, e magari voglia continuare a farlo anche dopo il matrimonio, inficia quindi il fatto che possa essere una “moglie cattolica tradizionale”? Per Smith la risposta è negativa, alla luce della constatazione che, nella sua visione, «[…] una “moglie cattolica tradizionale” è una donna la cui vita è legata a una tradizione costituita da virtù e pratiche – in questo caso, diciamo, la tradizione intellettuale cattolica e una vita conforme alle virtù intellettuali, morali e teologiche».
Oltre al ferro da stiro c’è di più, ma esiste ancora la moglie cattolica e tradizionale? Chi è? Il Timone apre un dibattito, care signore cattoliche diteci la vostra, mandate un breve testo e pubblicheremo i più interessanti (no perditempo, massimo 3.000 battute spazi compresi). E tu cosa intendi per “moglie cattolica tradizionale”?
Nelle prossime settimane pubblicheremo alcuni contributi al femminile sul tema, scritti da donne e mogli più o meno note: se vuoi partecipare anche tu al dibattito, con la possibilità che il tuo scritto venga pubblicato, scrivi a redazionetimone@gmail.com
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