Tra le tante menzogne storiografiche c’è la convinzione che la tratta degli schiavi rappresenti una pagina nera della storia umana da addebitare solo all’Occidente cristiano, mentre le comunità musulmane sarebbero state immuni da discriminazioni e pregiudizi razziali. In realtà, come riconosce lo storico francese O. Pétré-Grenouilleau, «ci sono tanti esempi, sparsi nel tempo e nello spazio, che ci indicano come la presenza di schiavi non fosse di minore importanza nel mondo musulmano». Anzi, ribadisce l’economista belga Paul Bairoch, «rispetto al commercio di schiavi neri organizzato dagli Europei, il commercio di schiavi del mondo musulmano è iniziato prima, è durato più a lungo e, cosa più importante, ha colpito un numero maggiore di schiavi».
Nel 2014 la notizia delle donne yazide, molte poco più che bambine, ridotte in schiavitù dall’Isis, lo Stato Islamico, rapite, catturate, ridotte a «bottino di guerra», vendute all’asta come schiave sessuali, ha riportato l’attenzione su questa estrema violazione dei diritti umani che è lungi dall’essere scomparsa. Anche altri gruppi di jihadisti, ad esempio Boko Haram in Nigeria, praticano la schiavitù…
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