E ce l'ha anche con l'aborto...
200 milioni di cristiani nel mondo hanno bisogno delle tue preghiere. Aiuta la Chiesa che soffre
Sono perseguitati a causa della loro fede. Hanno bisogno del tuo aiuto.
L’inedito. Wojtyla ai teologi: il vero amore umano è una partecipazione reale all’amore di Dio
Quando si tratta della verità sul tema dell'amore, che tutti dobbiamo riconoscere perchè fa parte della nostra fede e dobbiamo proclamarla (predicarla) nella pastorale universitaria, essa deve essere autentica, cioè evangelica. Salva reverentia (fatta salva l'attenzione) per tutte le implicazioni filosofiche di grande valore, che ci hanno sempre aiutato nella formulazione della nostra teologia dell'amore, tutte le formulazioni capitali di eros e agape che hanno un grande significato per la spiegazione della nostra scienza evangelica sull'amore, ma non arrivano a mettersi al suo posto. Essa è assolutamente specifica, assolutamente originale. Infatti l'insegnamento evangelico sull'amore viene riassunto prima di tutto nella Rivelazione, di cui fa parte. Penso che sia necessario introdurre almeno due pensieri sulla Rivelazione che sono come la premessa a quello che intendo dire. Il primo è l'idea di San Giovanni che afferma: «Dio è amore» (1Gv 4,8). Il secondo è un pensiero dalla Lettera ai Romani di Paolo che afferma: «L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
La pranoterapia non ha nulla a che vedere con la fede cristiana. Semmai con il mondo sotterraneo
Purtroppo sono molte le persone che fanno ricorso alla pranoterapia, perchè praticata da qualche sacerdote o raccomandata da qualche suora. Proprio attraverso questi religiosi è la Chiesa stessa che viene danneggiata. Padre Gabriele Amorth ha detto così di questi sacerdoti e religiosi: «Sono ciechi che guidano altri ciechi»...
A Pasqua migliaia di conversioni e di battesimi nella Cina del materialismo individualista imperante
Si stima che oggi il Paese asiatico abbia 20mila nuovi cattolici. Alleluia
«Dietro l'attentato contro i cristiani in Pakistan o contro il Parlamento in Afghanistan non ci sono quattro delinquenti, bensì i rifornimenti in denaro e armi e il supporto dell'intelligence fornito da determinati Stati. Il mondo dunque deve riunirsi per contrastare questa influenza. Dopo gli attentati di Parigi e di Bruxelles, abbiamo scoperto che ci sono terroristi infiltrati in tutti i Paesi occidentali. Ormai è sotto gli occhi di tutti che l'ideologia estremista non si limita al solo Medio Oriente, ma che coinvolge anche l'Occidente e la stessa Italia»
La dittatura argentina e il nunzio Pio Laghi: le verità oscurate e la nascita di una leggenda nera
Fra le tante e articolate verità che potrebbero venire fuori dall'apertura degli Archivi vaticani riguardante il periodo delle quattro Giunte militari che tra il 1976 e il 1983 governarono con ferocia inaudita l'Argentina, certamente la vicenda dolorosa del Nunzio a Buenos Aires, arcivescovo Pio Laghi, sarà una delle più interessanti, utili e necessarie. Pio Laghi arrivò a Buenos Aires, accreditato come Nunzio del Papa, il 1° luglio 1974, lo stesso giorno della morte del Presidente Juan Domingo Perón, e finì la sua missione diplomatica il 21 dicembre 1980. Furono, per Pio Laghi, quasi sei anni di grande dolore e sofferenza che segnarono per sempre la sua vita. Lui però non sapeva ancora che era solo l'inizio. Lo scoprì, in Vaticano, già cardinale e allora Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, la mattina del 23 marzo 1997 quando aprì il Corriere della Sera. Il quotidiano a pagina 10 offriva ai suoi lettori un ampio reportage con il titolo «Cardinale e carnefice». Il sottotitolo aggiungeva: «Argentina - Pio Laghi accusato di esser parte integrante della dittatura militare argentina»...
E una scoperta che potrebbe riscrivere la storia del cristianesimo in Danimarca. Si tratta di un crocifisso ritrovato presso la città di Aunslev e risalente alla prima metà del 900, epoca nella quale il cristianesimo non era ancora diffuso in questo Paese...
Un bel romanzo affresca la «controchiesa» del PCI tra «provvidenza rossa» e «peccati laici»
S'intitola 'La provvidenza rossa', lo ha scritto Lodovico Festa e lo pubblica Sellerio.
Quello contro Gesù fu un processo farsa, imbastito solo per ucciderlo. Ecco tutte le prove
Furono ventisette i divieti infranti dai giudici: le prove di una sentenza abborracciata, con un capo d'accusa grottesco
Gesù si è appena rialzato dalla sua prima caduta, quando incontra la sua Santissima Madre, ai bordi della strada che stava percorrendo. Maria guarda Gesù con immenso amore, e Gesù guarda sua Madre; i loro occhi si incontrano, ciascuno dei due cuori versa nell'altro il proprio dolore. L'anima di Maria è sommersa in amarezza, nell'amarezza di Gesù. Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore! (Lam 1, 12). Ma nessuno se ne accorge, nessuno lo nota; soltanto Gesù. Si è compiuta la profezia di Simeone: Una spada ti trafiggerà l'anima (Lc 2, 35).
«Io non voglio questa immortalità , perchè ho bisogno dell’eternità »
In un dramma di Gustave Thibon si descrive il tripudio di una società dove l'uomo è divenuto immortale: la scienza e il progresso tecnico hanno finalmente riportato vittoria sulla natura! Solo una giovane ragazza si sente afferrare da un'invincibile tristezza. «Non sei contenta?», le chiedono gli amici sbalorditi, «Non capisci che abbiamo abbattuto il muro della morte?». Ma lei rimane pensosa: «E se, invece di abbattere un muro, avessimo chiuso una porta? Io non voglio questa immortalità, perchè ho bisogno dell'eternità». Prima o poi - concludeva l'autore - bisognerà decidere se vogliamo essere uomini del futuro o uomini dell'eternità. La differenza è nel desiderio spasmodico di santa Teresa d'Avila che, già da bambina, diceva: «Io voglio vedere Dio!».
Stati Uniti: sono migliaia i catecumeni che saranno accolti nella Chiesa a Pasqua
L'Arcidiocesi di Baltimora accoglierà 292 catecumeni (che riceveranno il battesimo) e 516 candidati (che riceveranno la cresima e la prima Comunione), tra i quali un parrocchiano di 14 anni che ha trovato la fede mentre lotta contro il cancro. Una famiglia intera di cinque persone si unirà ai 419 catecumeni e 581 candidati che riceveranno i sacramenti nell'Arcidiocesi di Detroit. Circa 80 delle quasi 200 diocesi degli Stati Uniti hanno già segnalato i dati per il 2016 alla Conferenza Episcopale. L'Arcidiocesi di New York accoglierà circa 497 catecumeni e 1.116 candidati, mentre l'Arcidiocesi di Los Angeles, la più grande diocesi degli Stati Uniti, accoglierà 1.638 nuovi cattolici.
«Non sapete nè il giorno nè l’ora». Ci illudiamo di essere i padroni della nostra vita
Il padre di una delle vittime ha confessato che ora la sua esistenza non ha più senso e che, insieme alla moglie, si ucciderà: quella figlia era diventata la loro ragione di vita. All'opposto parenti e amici di un'altra vittima hanno subito indetto una veglia di preghiera nella chiesa cittadina: per riconsegnare la ragazza a Colui per il quale ha vissuto. Lei che, aspirante dottoressa per «gli ultimi», appena messo piede sul suolo spagnolo aveva scelto per prima cosa di cucinare per tutto l'appartamento: «Ha avuto una vita breve, ma vissuta per gli altri». La giovane hanno spiegato parenti e amici, non ha speso la vita rincorrendo la felicità, ma consegnandola. E così è morta, lasciando ai suoi cari la consolazione di un'esistenza consapevolmente donata e quindi pronta.Si può vivere e decidere di morire da padroni o concepirsi figli. Sono due visioni dell'esistenza opposte, che le tragedie rendono solo più palesi, costringendoci di nuovo a decidere. Perchè «non sapete nè il giorno nè l'ora».
Il dossier dei Cavalieri di Colombo, la condanna dell’ISIS per genocidio anticristiano e John Kerry
Lo scorso 17 marzo il Segretario di Stato Usa John Kerry ha dichiarato che i cristiani e altre minoranze religiose in Iraq e in Siria sono vittime di un «genocidio». E soltanto la seconda volta che gli Stati Uniti hanno usato questa definizione per una situazione in atto.
Hossain Ali Sarkar, 68 anni, islamico convertito al cristianesimo, sgozzato. Questo è il Bangladesh
Era un stimato operatore sanitario e aveva difeso il Paese nella guerra per l'Indipendenza dal Pakistan. Ignoti gli aggressori, ma la polizia teme si tratti di un omicidio a sfondo religioso. Il Bangladesh è tra i Paesi più repressivi nei confronti dei cristiani.
La conversione di Gustav Mahler. «La sua fede era quella di un bambino. Dio è amore e l’amore è Dio»
Ernst Bloch, scrittore e filosofo tedesco marxista, nonchè teorico dell'ateismo e amico del compositore ha affermato in Gustav Mahler. Il mio tempo verrà: «Mahler era profondamente religioso. La sua fede era quella di un bambino. Dio è amore e l'amore è Dio. Questa idea ritornava continuamente nei suoi discorsi. Da parte sua non ho mai udito una parola blasfema. Tuttavia non desiderava un intermediario tra sè e Dio. Parlava con lui faccia a faccia. Dio dimorava volentieri in lui. Come altro si può descrivere lo stato di rapimento in cui componeva!»
Cos’era l’«orribile flagello» con cui furono torturati Gesù e l’Uomo della Sindone
La flagellazione, in ambito romano, era codificata secondo un rigido protocollo legislativo, e prevedeva l'utilizzo di un'ampia gamma di strumenti, di cui il più terribile in assoluto - utilizzato per punire i reati più gravi - era l'horribilis flagrum, un flagello dotato di corregge terminanti con estremità contundenti, in grado di battere e lacerare le carni. Secondo gli studiosi, sarebbe stato usato proprio questo strumento per flagellare l'Uomo della Sindone; molti sindonologi ritengono inoltre che questo flagrum fosse del tipo taxillatum, ossia dotato ditaxilli (piccoli ossicini di animale, altrimenti noti come astragali).
Le parole dell' 'Apostolo di fuoco' per i laici del tempo odierno
Allarme del vescovo maronita di Damasco: cristiani estinti in Medioriente in dieci anni
Lo scrive una lettera a un confratello francese, in vescovo di Evry, prospettando un mutamento epocale
Lejeune: «Tutti si leveranno contro di voi, che difendete la vita e la famiglia. Non abbiate paura!»
«Non abbiate paura!». E questo l'appello di speranza che il genetista Jèrôme Lejeune rivolge a tutti coloro che s'impegnano in difesa della Famiglia e della Vita.La paura, lo scoraggiamento, la tentazione di mollare tutto… sono sentimenti normali, che prima o poi toccano tutti. E ancora di più nel contesto attuale, nel quale chi sostiene la Famiglia e la Vita vede il continuo moltiplicarsi di fronti su cui combattere e l'aumentare degli schieramenti contrari.Di fronte a tutto questo fa bene all'anima ascoltare le parole, quasi profetiche, pronunciate con volto sereno Jèrôme Lejeune.Il fondatore della genetica moderna - nato nel 1926 a Montrouge sur Seine e morto alla vigilia di Pasqua del 1994 - nell'agosto del 1958 scoprì l'esistenza, nei pazienti affetti da sindrome di Down, di un quarantasettesimo cromosoma. Cromosoma che morfologicamente è identico agli elementi del ventunesimo paio: ecco perchè lo studioso propose di chiamare la tale sindrome «trisomia 21».La scoperta - comunicata al mondo insieme al professor Turpin e a Marthe Guatier nel 1959 - era rivoluzionaria. Non ebbe solamente importanti ricadute sul piano sociale, ma contribuì anche ad infondere nella gente la speranza circa possibili terapie utili a curare la malattia.Nei dieci anni successivi l'identificazione genetica della sindrome di Down, Jèrôme Lejeune ricevette moltissimi riconoscimenti internazionali e nel 1964 gli venne anche assegnata la cattedra di «Genetica Fondamentale» presso la Facoltà di Medicina di Parigi, creata appositamente per lui.Sul finire degli anni Sessanta, tuttavia, cominciarono i problemi, in quanto in Francia venne formulata la proposta di legge «Peyret», che prevedeva la soppressione in utero dei feti che fossero stati diagnosticati come «malformati».La scoperta scientifica della trisomia, compiuta in nome dell'amore per la vita, voleva essere subdolamente posta al servizio della morte.Lejeune non poteva accettare questa strumentalizzazione delle sue scoperte e fin da subito si schierò apertamente contro l'aborto. Egli era infatti profondamente convinto che «all'inizio c'è un messaggio. Questo messaggio è nella vita e questo messaggio è vita. E se questo messaggio è un messaggio umano questa vita è una vita umana», indipendentemente dalle sue caratteristiche: «A man is a man», era solito affermare.Alcuni giunsero ad accusarlo di mescolare scienza e fede, ma ad essi Lejeune rispondeva: «Se, Dio non voglia, la Chiesa arrivasse ad ammettere l'aborto, allora io non sarei più cattolico».Per Lejeune furono anni difficili: le comunità scientifiche, che fino a poco prima lo lodavano, iniziarono ad osteggiarlo e i fautori dell'aborto lo vedevano come un avversario da combattere con tutte le forze. Per farlo tacere arrivarono anche all'intimidazione violenta.Ma lo studioso non si fece abbattere, anzi: continuò a svolgere con dedizione la sua professione di medico e di ricercatore, senza tralasciare la cura per sua moglie e per i suoi cinque figli.Ma diamo la parola a Lejeune stesso: «Voi che siete per la famiglia ci si prenderà beffe di voi, si dirà che siete «fuori di moda» che impedite il progresso della scienza, si leverà contro di voi la bandiera della tirannia tecnico-scientifica, si dirà che cercate di imbavagliare la scienza in forza di una morale sorpassata, ebbene, ciò che voglio dirvi è: «Non abbiate paura!», siete voi che trasmettete le parole della vita».
«Non credo proprio che Dio odi i gay. Penso invece che ami le persone che vengono coinvolte in questo peccato, perchè sa di avere qualcosa di molto meglio per loro». Queste le parole che abbiamo scelto per iniziare a parlare di Robin Teresa Beck, 59 anni di cui 35 trascorsi come omosessuale e con 12 relazioni alle spalle.La donna ha raccontato la sua drammatica storia nel libro I just came for Ashes (Dunphy Press 2012): nata da genitori alcolizzati, suo padre abusava di sua madre e lei ha vissuto l'infanzia nel terrore di subire le stesse cose. L'unico ricordo positivo che ha di sua madre è quando un giorno, improvvisamente, la coccolò tra le braccia: fu l'unica volta in cui si sentì «sicura e felice».La religione divenne una via di fuga, cominciò a frequentare la Chiesa protestante assieme alla sorella desiderando che Dio la salvasse dalla quotidiana violenza verbale, emotiva e fisica vissuta a casa. Il padre se ne andò di casa, la madre si ammalò di una malattia debilitante: guardando indietro, oggi si rende conto di quanto aveva un disperato bisogno qualcuno - chiunque - disposto ad amarla. Cominciò a frequentare il suo insegnante di musica, trascorrendo finalmente un periodo di felicità e di amore. Ma, dopo il diploma, il rapporto sbiadì e Robin si sentì tradita da lui, promettendosi di non dare più fiducia ad un altro uomo.Durante gli anni del college un'amicizia intima con una donna si trasformò in una relazione sessuale, durò sette mesi. Lo stesso accadde con un'insegnante di religione (di sesso femminile), vissero assieme per alcuni anni ed entrarono in una associazione di cristiani gay. Trovò diverse partner all'interno di questo club, «quando iniziava una storia ero sempre sicura che finalmente avevo trovato la donna giusta. Ma in meno di un anno mi ritrovavo nuovamente infelice», racconta. Rimbalzando da una all'altra «speravo di trovare una donna stabile, amorevole, in altre parole, stavo cercando la mamma che non ho mai avuto». Continuò così per anni....
Il pastore luterano che sta diventando cattolico: «Nel cattolicesimo sa che c’è “qualcosa”»
«Per trent'anni mi sono impegnato nel ministero parrocchiale come pastore luterano, poi per altri quattro anni sono stato decano di distretto per la Chiesa Luterana Nordamericana (un lavoro di supervisione che mi piaceva quanto le carie ai denti). Ora, mentre scrivo alla vigilia della Settimana Santa, sto per diventare cattolico romano insieme a mia moglie; io per la prima volta, lei per la seconda»
Come una giovane indiana figlia di un musulmano e di una indù si è convertita al cattolicesimo
Una giovane indiana, Sonam Shaikh, ha scelto di convertirsi al cristianesimo dopo aver partecipato alla messa di Natale. «In quel momento tutto mi ha affascinata». Da quel primo stupore che le ha riempito il cuore di gioia, la ragazza ha intrapreso il percorso dell'Iniziazione. La testimonianza del suo cammino verso il battesimo.
Garrigou-Lagrange: la vita interiore, o vita dell’anima con Dio, è l’unica cosa davvero necessaria
«La vita interiore del giusto che tende a Dio, e che già vive di Lui, è veramente l'unica cosa necessaria. E evidente che per essere un santo non è indispensabile aver ricevuto una cultura intellettuale, e spiegare grande attività esteriore; basta vivere profondamente di Dio. E appunto quanto vediamo nei santi della chiesa primitiva, di cui molti erano povera gente, e magari anche schiavi; come possiamo vedere in san Francesco, in san Benedetto Giuseppe Labre, nel Curato d'Ars e in tanti altri. Tutti hanno compreso profondamente questa parola del Salvatore: «A che serve guadagnare il mondo intero, se poi perdiamo l'anima?» (Mt 16, 26). Se sacrifichiamo tante cose per salvare la vita del corpo, che dopo tutto dovrà morire, come non dobbiamo esser pronti a tutto sacrificare per salvare la vita dell'anima destinata a durare in eterno? E non deve l'uomo amare la propria anima più del suo corpo? «Che darà un uomo in cambio dell'anima sua?», soggiunge il Salvatore (ibid.)»
L’altro Matteo Ricci. 300 anni fa il gesuita Ippolito Desideri raggiungeva la capitale del Tibet
«Se l'opera di Desideri fosse stata pienamente conosciuta fino dal Settecento, oggi senza dubbio parleremmo dell'autore come d'un Marco Polo, d'un Cristoforo Colombo dello spirito» scriveva Fosco Maraini, in un articolo uscito sul quotidiano «La Nazione» di Firenze il 16 dicembre 1984, in occasione del terzo centenario della nascita del gesuita pistoiese. Trecento anni fa, il 18 marzo 1716, «alla vigilia del glorioso patriarca san Giuseppe, col favor divino», si legge nel suo diario di viaggio, Ippolito Desideri arrivava a Lhasa; è stato il primo missionario a studiare a fondo usanze e cultura di quelle popolazioni lasciandone memoria nei suoi scritti. Era partito da Roma il 9 settembre del 1712, prima ancora di aver terminato il regolare corso di studi, e dopo un viaggio avventuroso, per mare e per terra, arrivò nella città «del terzo e massimo Tibet», che descrive come «molto popolata di gente naturale di que' Paesi e da grandissimo numero di forestieri: tartari, cinesi, moscoviti, armeni che v'esercitano mercanzia». Il viaggio si snodò da Goa, la Roma dell'Oriente, centro di irradiazione del cristianesimo nell'Asia meridionale e orientale, a Delhi, Lahore, Srinagar in Kashmir con il difficile superamento dei monti Pir Panjal, primi contrafforti della catena himalayana; poi per le impervie giogaie montane del Karakorum solcate dalle acque dell'Indo e dei suoi affluenti, giunse a Leh, in Ladakh, e, infine, nella capitale del Tibet, dopo una lunghissima ed estenuante traversata delle gelide solitudini dell'altopiano transhimalayano. In questi regni «il letto è la terra» annota con semplicità Desideri, che si abitua presto a bere con gusto «il the conciato col butirro» alla maniera dei tibetani. L'altitudine e i sentieri impervi non lo preoccupano quanto «il passar così sovente un gran numero di torrenti ben afferrato alle corna d'un bue». Il diario di viaggio è ricco di osservazioni acute e personali, a tratti decisamente liriche, rese sempre con stile letterario limpido ed espressivo...
La ragazza che ai suoi rapitori dell’ISIS che vogliono convertirla fa il segno della Croce
AsiaNews ha raccolto la testimonianza di Josephine, una delle centinaia di cristiani di Hassakeh per un anno nelle mani dello Stato islamico. La ragazza parla delle sofferenze psicologiche, dei tentativi di conversione, della lontananza dai parenti maschi. Salva «grazie alla fede».
Dopo 50 anni riapre a Milano la cripta dei crociati, simbolo del cattolicesimo combattivo
L'edificio fu voluto nel 1030 dal nobile Benedetto Rozone, maestro della zecca milanese, e divenne il rifugio del diacono martire sant'Arialdo, difensore dell'unità della Chiesa ambrosiana con Roma.
Madre Teresa, vera icona dell’amore di Cristo nel mondo. Cosa parla – e prega – il postulatore
Il p. Brian Kolodiejchuk MC: «L'intera famiglia dei Missionari della Carità esulta ed è riconoscente a papa Francesco per questo evento significativo, la canonizzazione dell'icona dell'amore del Signore». Con il suo esempio e la sua intercessione possa Madre Teresa ispirare molti ad offrire «i loro cuori per amare e le loro mani per servire», cominciando da quelli più vicini. Crescono le vocazioni fra le Missionarie fondate dalla «matita di Dio».
La bellezza della verità della Chiesa. Benedetto XVI spiega la misericordia di Papa Francesco
Pubblicata in un libro l'intervista del teologo gesuita Jacques Servais con il Papa emerito: «Solo là dove c'è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio»
«Difendimi dalle insidie…» La preghiera che Padre Pio recitava ogni ogni giorno all’Angelo custode
«Illumina la mia mente perchè conosca meglio il Signore e lo ami con tutto il cuore. Assistimi nelle mie preghiere perchè non ceda alle distrazioni ma vi ponga la più grande attenzione. Aiutami con i tuoi consigli perchè veda il bene e lo compia con generosità. Difendimi dalle insidie del nemico infernale e sostienimi nelle tentazioni perchè riesca sempre vincitore. Supplisci alla mia freddezza nel culto del Signore, non cessare di attendere alla mia custodia finchè non mi abbia portato in paradiso dove insieme loderemo Dio per tutta l'eternità».
«In questo tempo mi giunse notizia dei danni e delle stragi che avevano fatto in Francia i luterani e di quanto andasse aumentando questa malaugurata setta. Ne provai gran dolore e, come se io potessi o fossi qualcosa, piangevo con il Signore e lo supplicavo di porre rimedio a tanto male. Mi sembrava che avrei dato mille volte la vita per salvare una fra le molte anime che là si perdevano»
Richard Page, magistrato inglese, rimosso perchè contrario ad affidare bambini a coppie LGBT
L'Observatory on intolerance and discrimination against Christians in Europe ha pubblicato la storia di Richard Page, un magistrato di 69 anni del Kent, che è stato rimosso dal suo ufficio dal Lord Cancelliere perchè aveva espresso, in un'intervista alla BBC, la sua personale convinzione secondo cui non c'è abbastanza evidenza sul fatto che affidare i bambini alle coppie dello stesso sesso è nel loro miglior interesse. «Questo smaschera il volto della nuova ortodossia politica; che è brutale. Cerca di far tacere le opinioni opposte, e se non ci riesce schiaccia e punisce la persone che ha queste opinioni».
Si avvicina il 19 marzo, memoria di san Giuseppe: sarà la festa di «genitore 1» o dei «due mammi»?
A Milano un asilo ha deciso di dare un colpo di spugna al tradizionale lavoretto per la ricorrenza che si celebrerà sabato prossimo
In Perù, a Lima, si è tenuta sabato scorso la Marcia per la Vita che ha visto la partecipazione di più di 750.000 persone.L'arcivescovo di Lima, il cardinale Cipriani, ha chiuso la manifestazione riaffermando la ferma condanna dell'aborto e l'impegno della Chiesa peruviana in difesa dei diritti dei nascituri.«Non possiamo permettere che l'aborto sia propagandato come un diritto, non è un diritto, è un assassinio!» ha detto Cipriani nel suo intervento, chiedendo allo stesso tempo preghiere per quelle donne che hanno abortito. Perchè «per la donna che per qualsiasi motivo, per la sua debolezza, è caduta nella disgrazia dell'aborto c'è bisogno di perdono».L'arcivescovo di Lima ha denunciato in varie occasioni le pressioni di diverse organizzazioni internazionali per convertire l'aborto in un diritto. Lo scorso 6 febbraio nel suo programma radiofonico settimanale, «In dialogo sulla fede», ha criticato la posizione dell'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che spinge per la legalizzazione dell'aborto nei Paesi affetti dal virus Zika e ha qualificato coloro che promuovono queste soluzioni come degli «Erodi in giacca a e cravatta».Nello stesso programma, alcune ore prima di dare inizio alla Marcia per la Vita, Cipriani ha incoraggiato i peruviani a prendere parte al corteo «in nome di coloro che sono meno protetti, sono senza voce, ma sono i più preziosi».«Il Perù è in prima fila con altri paesi latinoamericani nella difesa della vita» ha ricordato con orgoglio il cardinale. «Non può esserci un'istituzione, una campagna, un'industria che si dedichi a eliminare la vita nel grembo di una madre. Quello che vedo accadere in vari paesi d'Europa non può avvenire anche da noi, è inumano» ha detto al rientro da un viaggio a Roma. In Perù l'aborto è un delitto, condannato salvo in caso di pericolo per la salute della madre. Negli ultimi mesi tuttavia si è aperto un dibattito per la sua depenalizzazione in casi di violenza.
L’armatura da indossare prima di uscire di casa. Perchè la vita cristiana è una lotta quotidiana
La Guerra… fa rumoreSparatorie. Bombe. I segni della battaglia sono chiari. L'attacco è palese.Ma questa è una guerra diversa. Il nemico è silenzioso. Furtivo. Spesso sconosciuto. Gli attacchi sopraggiungono nei momenti di debolezza, disattenzione, tentazione. La moralità e la virtù sono messe sotto pressione ed alla prova. Questa guerra riguarda il modo in cui difendete voi stessi. Non servono bombe nè pistole, ma una vera armatura.«Armor of God - L'armatura» di Dio è un piccolo video realizzato dai Life Teen, un gruppo di ragazzi americani, per evangelizzare.
De Lubac: è una Chiesa diversa da quella di Cristo quella di cui si parla come «nuova Chiesa»
«Vediamo moltiplicarsi, da qualche anno, i segni di una crisi spirituali quale raramente scosse la Chiesa. Sotto i nomi equivoci di nuova Chiesa, di Chiesa postconciliare, è una Chiesa diversa da quella di Cristo che rischia di essere instaurata, se si può parlare di instaurazione per designare un fenomeno che è prima di tutto di abbandono e di disintegrazione, una società antropocentrica minacciata di apostasia immanente e che si lascia trascinare in un movimento di generale discussione , col pretesto di ringiovanimento, dell'ecumenismo e dell'adattamento»
Cosa ha stabilito il Concilio di Trento sul peccato originale, una delle verità oggi più negate
Perchè la nostra fede cattolica, senza la quale è impossibile piacere a Dio (18), rimossi gli errori, resti integra e pura e perchè il popolo cristiano non sia turbato da ogni vento di dottrina (19) dal momento che l'antico, famoso serpente (20), sempre nemico del genere umano, tra i moltissimi mali da cui è sconvolta la chiesa di Dio in questi nostri tempi, ha suscitato nuovi e vecchi dissidi, anche nei riguardi del peccato originale e dei suoi rimedi, il sacrosanto, ecumenico e generale concilio tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi tre legati della sede apostolica, volendo richiamare gli erranti e confermare gli incerti, seguendo le testimonianze delle sacre scritture, dei santi padri, dei concili più venerandi ed il giudizio e il consenso della chiesa stessa, stabilisce, confessa e dichiara quanto segue sul peccato originale...
4mila Cavalieri delle scuole medie rendono omaggio al Pontefice nell’Anno Santo della Misericordia
All'inizio erano «cercatori del sacro Graal», oggi sono «cavalieri»: due definizioni originali per descrivere l'esperienza del gruppo di ragazzi delle scuole medie che hanno incontrato Papa Francesco all'udienza giubilare. In quattromila sono giunti in piazza San Pietro per raccontare al Pontefice la loro «avventura», nata negli anni Ottanta nell'istituto Sacro Cuore di Milano e poi estesa alle scuole medie di tutta Italia e di altri Paesi.
«Fa’ spuntare, Signore, in me i frutti della tua presenza». La preghiera per la guarigione interiore
Riadattata da «Cristo Gesù è vivo», di padre Emilano Tardif (1928-1999), trad. it. Dehoniane, Bologna 2002, p. 78-80 Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWhenU
L’ultima lettera delle missionarie di Aden: «Insieme viviamo, insieme moriamo, con Gesù e Maria»
Una delle ultime lettere che le Missionarie della Carità uccise ad Aden una settimana fa, insieme ad altre dodici persone, avevano inviato alle loro consorelle. Una lettera in cui si parla della guerra, delle grandi sofferenze ma anche della fede che le spingeva a restare comunque lì, accanto ai più poveri. Suor Serena, Missionaria della Carità, legge nel video il testo.
Effetti del Summorum Pontificum, dono di BXVI: la liturgia tradizionale si diffonde a macchia d’olio
Sotto, una mappa sulla diffusione della Messa in rito antico in Europa, creata da un blogger francese. E facile notare, guardando per esempio all'Italia, come i centri segnati siano assai inferiori rispetto a quelli dove attualmente viene celebrata la liturgia tradizionale.Giù una mappa così approssimativa è suggestiva. Se si riuscisse a crearne una davvero precisa e aggiornata, si avrebbe l'idea di quale impatto ha avuto e sta avendo, nel silenzio, il motu proprio di Benedetto XVI «Summorum Pontificum», di cui pochi si rendono conto.
Addio a Juan Daniel Macàas Villegas, 103 anni: era l’ultimo soldato cristero ancora in vita
Juan Daniel Macías Villegas, noto per essere l'ultimo soldato «cristero» vivente, è morto lo scorso 18 febbraio, all'età di 103 anni, nella sua cittadina natale di San Juliàn, nello Stato messicano di Jalisco. I familiari e gli amici hanno accompagnato la sua salma in processione, per circa tre chilometri, fino al cimitero della Guardia Nazionale Cristina, un'organizzazione che difende la memoria dei martiri durante la persecuzione religiosa in Messico agli inizi del Novecento. Juan Daniel nacque il 21 luglio del 1912 a San Juliàn. Fu battezzato da un sacerdote, Narciso Elizondo, lo stesso che qualche più tardi lo benedì quando imbracciò le armi. A 13 anni iniziò a lottare con i Cristeros, entrando a far parte della sua squadra del generale Victoriano Ramírez. Partecipò a varie campagne sulle alture di Jalisco e di Guanajuato, mentre durante la seconda Cristiada (1935-1937) agi sotto il comando di Lauro Rocha. San Juliàn fu il primo villaggio a insorgere, il 1 gennaio del 1927, contro le leggi anti-cattoliche del governo di allora.
E perchè non creare le donne cardinali? E’ l’idea «geniale» della Conferenza episcopale tedesca
Rriemerge l'idea di ordinare le donne cardinali.
«Guida al sesso per migranti» del governo tedesco, propaganda per preservativi, LGBT, etc.
Non si sa mettersi a ridere o se mettersi a piangere. Il ministero della Salute tedesco pubblica su Internet una guida per insegnare ai migranti il modo giusto per… avere rapporti sessuali con le donne tedesche. Il manuale serve per dire ai migranti che cose come lo stupro e le mutilazioni genitali femminili non fano parte della sessualità socialmente accettata e che però si divertano pure con tutto il resto: preservativi, funambolismi fantasiosi e anche la registrazione delle coppie omosessuali (ma, di grazia, cosa c'entra la registrazione delle coppie gay con la guida al sesso?) Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWhenUsed="true" Name="Body Text Fir
Si rinnoverà nella notte tra il 12 e il 13 marzo prossimi la «Processione silenziosa» che ogni anno attraversa Amsterdam per commemorare il miracolo eucaristico del 1345.Questo miracolo eucaristico si verificò nella città olandese pochi giorni prima della festa di Pasqua. Il 12 marzo 1345, Ysbrand Dommer, sentendosi ormai in punto di morte, chiese ai suoi familiari di andare a chiamare il sacerdote della chiesa parrocchiale di Oude Kerk per ricevere il santo viatico. Il sacerdote comunicò il malato e questo poco dopo vomitò tutto ciò che aveva ingerito in un catino, il cui contenuto venne poi gettato tra le fiamme del caminetto.La mattina seguente Ysbrand si era ripreso completamente e una delle infermiere, accostatasi al caminetto per riattizzarne il fuoco, notò una strana luce nell'aria, nel cui centro vi era l'ostia rigettata dal malato. La donna sconvolta cominciò a gridare così forte che tutto il vicinato accorse e potè ammirare il miracolo. Ysbrand fece recuperare l'ostia, l'avvolse in un panno di lino e la ripose in una piccola cassetta ordinando alla donna di portarla a vedere al sacerdote.E il miracolo continuò: il sacerdote infatti, pur volendo trattenere l'ostia prodigiosa presso di lui, per tre volte dovette ritornare a casa del malato per recuperare la particola che miracolosamente ritornava sempre a casa di Ysbrand. Il prete allora comprese che il Signore desiderava restare in quella casa, che in seguito fu trasformata in cappella. Il giorno di Pasqua i testimoni del prodigio, con il sindaco del paese di Amstel, scrissero un accurato resoconto degli eventi.Il documento venne in seguito consegnato al vescovo di Utrech, Jan van Arkel, che si pronunciò positivamente sulla veridicità del Miracolo e ne autorizzò la venerazione. Nel 1452 la cappella fu distrutta da un incendio ma stranamente l'Ostensorio contenente la Sacra Particola rimase intatto. Le processioni in onore del miracolo continuarono anche dopo il 1578.Il padre J. Van der Mey ottenne nel 1665 dal consiglio della città l'autorizzazione a trasformare in cappella una delle case dell'ex convento delle Beghine. Qui fu trasferito il prezioso ostensorio, che venne purtroppo trafugato poco dopo da ignoti ladri. La cappella fu distrutta e in seguito ricostruita: ancora oggi vi è l'esposizione permanente del Santissimo Sacramento, a perpetua memoria del miracolo.Le sole cose che ci rimangono del prodigio sono la cassetta che conteneva l'Oostia, i documenti che attestano il miracolo e alcuni dipinti che è possibile ammirare presso il Museo storico di Amsterdam. Ogni anno, durante la notte che precede la domenica delle Palme, si organizza una processione silenziosa (Stille Omgang) a memoria del prodigioso evento.
L’asservimento a Satana dei giovani assassini per gioco e il «prezioso sangue» delle suore in Yemen
Alcuni lettori insistono perchè dica la mia sui due trucidi assassini del loro coetaneo, attratto con la promessa di un rapporto sessuale ben pagato, 100 euro. Scusate, vorrei esimermi; già torme di mosconi e tafani, attratte dallo sterco e dalle carogne, a sciame vi hanno raccontato tutto; son contento di non essere più nel mestiere attivo di questo giornalismo. Del resto, è così chiaro. Ma, fateci caso, la sola cosa chiara da dire, è quella che tacciono tutti: i tafani, le mosche stercorarie, i mosconi attratti dalla putrefazione. Svolazzano a intervistare lo psichiatra famoso, che spieghi lui come hanno potuto far questo: e lo psichiatra ovviamene annaspa. Sa benissimo che la sua pretesa scienza non ha le categorie per definire questo, non è una patologia che di trova nel Manuale Diagnostico-Statistico. Si intuisce che lo psichiatra vorrebbe dire la definizione giusta, ma si trattiene: non appartiene alla scienza moderna, nè tantomeno è una categoria che si può evocare nella società liberata e postmoderna. La parola sulla punta della lingua è: il Male. Quei due non sono malati, sono giovanotti trucidi e sanissimi. Solo, hanno aderito al Male. Con scelta volontaria, in piena lucidità...
«Giù le mani dalla famiglia». Email alla Commissione Giustizia contro la legge Cirinnà
Firmiamo, indondiamo lo spazio ciibernetico virtuale di realtà indiscutibili
Il vescovo di St. Louis: «Fuori dalle parrocchie gli scout che contrastano la dottrina cattolica»
«Le Girl Scouts espongono un modello inquietante di comportamento ed è chiaro per me che, per come si muovono nelle vie del mondo, stanno diventando sempre più incompatibili con i nostri valori cattolici»
Il 9 marzo 2014 tornava al Padre Mario Palmaro, a lungo membro del comitato di redazione del «Timone», carissimo compagno di strada e indimenticato miles Christi. Ripubblichiamo uno dei suoi ultimi interventi pubblici, la lettera che scrisse l'8 gennaio 2014 alla «Bussola Quotidiana». Considerazioni che due anni dopo non solo non hanno perso di attualità, ma sono la riprova della lucidità che rese Mario un punto di riferimento per molti e una spina nel fianco per molti altri.
E stata consacrata lo scorso 27 dicembre dal patriarca Kirill la nuova chiesa della Protezione della Madre di Dio a sud ovest di Mosca.L'idea è nata nel 2001 nel monastero di Optina. Il luogo scelto è stato il distretto di Yasenevo, su una dolce collina, la parte più alta della città, a simboleggiare la presenza vigile della Vergine.Il progetto è stato affidato all'archimandrita Melchisidek (Pavel Artyukhin). Ci sono voluti sette anni per acquistare il terreno e ottenere i permessi governativi, dopo di che sono iniziati i lavori.Ne suo ricordare il sacrificio dei soldati russi, lungo i secoli, per la difesa di Mosca, la chiesa ha ricevuto numerose donazioni da parte dell'esercito.Quello che ne è uscito è un capolavoro di arte liturgica, che vale la pena ammirare più che descrivere.Qui una carrellata di immaginiQui la possibilità di compiere una visita virtuale della chiesaQui il discorso di Kirill il giorno della consacrazione.
Addio a Robert Palladino, il monaco trappista e calligrafo che ispirà la veste grafica della Apple
(AdnKronos) Appassionati della pulizia stilistica di Apple, dovreste dire grazie ad un monaco trappista se la «veste grafica» della società di Cupertino è quella che vedete oggi. L'ispiratore dello stile e del font utilizzati da Steve Jobs è stato infatti il reverendo Robert Joseph Palladino, morto lo scorso 26 febbraio a 83 anni. Il nonno paterno Gaetano era un muratore italiano che si stabilì nello Stato americano del Nuovo Messico, impegnato nella costruzione della Cattedrale di San Francesco a Santa Fe.Appassionato di scrittura, padre Palladino è considerato un maestro di fama mondiale di calligrafia. Nato il 5 novembre 1932 ad Albuquerque, diventò sacerdote nel 1958 imparando la sua arte in silenzio; ma dieci anni dopo - in conseguenza di alcune riforme del Concilio Vaticano II (tra cui l'addio ai canti gregoriani e al latino) - decise di lasciare i Trappisti.Secondo quanto riportato dal New York Times, nel 2005 fu lo stesso Jobs - durante un discorso all'università di Stanford - ad ammettere di avere appreso dal monaco «cosa fossero i caratteri serif e sans serif e l'importanza dello spazio tra le lettere, così da raggiungere la bellezza tipografica».Ispiratore ma non utilizzatore. Sebbene padre Palladino influenzò Jobs, non si può dire altrettanto in senso inverso. Fino all'ultimo dei suoi giorni infatti, riporta il quotidiano americano, non ha mai posseduto o usato una sola volta un computer: «Ho la mia mano e la mia penna. - amava ripetere - E questo mi basta».
Nel mondo i cattolici sono quasi 1.300 milioni. E crescono più della popolazione terrestre
I dati dell'Annuario Pontificio 2016 e dall'Annuarium Statisticum Ecclesiae 2014 mostrano che i cattolici sono il 17,8% della popolazione mondiale
La messa no. Sull'ordinazione sacra delle donne Francesco tagliò subito corto, da poco eletto papa. 'La porta è chiusa in forma definitiva', disse nella prima delle sue conferenze stampa in aereo.Anche l'omelia è parte della messa. Quindi sarebbe anch'essa preclusa.Ma pochi giorni fa 'Donne Chiesa Mondo', il supplemento femminile de 'L'Osservatore Romano', ha dedicato quasi l'intero suo numero di marzo proprio a reclamare che durante la messa le donne possano predicare l'omelia:> Donne che predicano'Donne Chiesa Mondo' è curato da Lucetta Scaraffia, docente di storia all'università di Roma ed editorialista di spicco del quotidiano della Santa Sede. E ha una veste di ufficialità pari a quella de 'L'Osservatore'.Un'ufficialità ben cavalcata dal monaco Enzo Bianchi, priore di Bose e consultore del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, che nell'ultima pagina del supplemento, nel tirare le fila della proposta, stabilisce lui stesso le 'tre condizioni' in base alle quali essa dovrà essere attuata:> A tre condizioniLa prima condizione - scrive Bianchi - è il 'mandatum praedicandi' che il vescovo dovrà conferire ai fedeli, donne e uomini, che ritiene adatti a pronunciare omelie.La seconda è la benedizione che durante la messa, prima dell'omelia, il sacerdote celebrante dovrà dare alla donna o all'uomo ai quali affida la predicazione, per mostrare che fa parte dello stesso atto di culto. La terza condizione è che il fedele, donna o uomo, sia consapevole del proprio carisma ma anche della necessità di doverlo esercitare autorizzato dal vescovo, tramite una 'imposizione delle mani che è una benedizione, non un sacramento'.Posta così, la via sembrerebbe spianata. Ma in realtà non lo è affatto.*Intanto c'è il codice di diritto canonico, che proibisce al semplice fedele, uomo o donna che sia, di tenere l'omelia.Dice infatti il canone 767 § 1: 'Tra le forme di predicazione è eminente l'omelia, che è parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono'.Poi c'è il circostanziato divieto al semplice fedele di predicare durante la messa formulato congiuntamente nel 1997 da otto dicasteri della curia romana, con l'approvazione specifica di Giovanni Paolo II:> Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdotiL'istruzione dice tra l'altro:'L'omelia, forma eminente di predicazione, è parte della stessa liturgia. Pertanto, durante la celebrazione dell'eucaristia deve essere riservata al ministro sacro, sacerdote o diacono. Sono esclusi i fedeli non ordinati, anche se svolgono il compito detto di 'assistenti pastorali' o di catechisti, presso qualsiasi tipo di comunità o aggregazione. Non si tratta, infatti, di eventuale maggiore capacità espositiva o preparazione teologica, ma di funzione riservata a colui che è consacrato con il sacramento dell'ordine sacro, per cui neppure il vescovo diocesano è autorizzato a dispensare dalla norma del canone, dal momento che non si tratta di legge meramente disciplinare, bensì di legge che riguarda le funzioni di insegnamento e di santificazione strettamente collegate tra di loro'.E quindi:'Si deve ritenere abrogata dal can. 767 § 1 qualsiasi norma anteriore che abbia ammesso fedeli non ordinati a pronunciare l'omelia durante la celebrazione della santa messa'.E poi ancora ci sono secoli di storia della Chiesa nei quali la predicazione di semplici fedeli durante la messa non fu consentita.Naturalmente nella storia non mancano casi eminenti di donne predicatrici, anche nelle cattedrali e su mandato di vescovi e papi. 'Donne Chiesa Mondo' dà grande rilievo alle 61 'omelie' a noi giunte di Ildegarda di Bingen (1098-1179), proclamata da Benedetto XVI dottore della Chiesa. E Bianchi cita anche altri casi.Ma più che di omelie propriamente dette si trattava per queste grandi donne di predicazioni al di fuori della messa, che non erano proibite nella loro epoca come non lo sono oggi.Mentre per quanto riguarda le omelie in senso proprio tenute da laici, gli unici casi consentiti recenti che Bianchi esibisce sono il permesso 'ad experimentum' per otto anni concesso da Paolo VI nel 1973 alla conferenza episcopale della Germania e, sempre nel 1973, il 'Direttorio per le messe dei fanciulli'.Nella pratica, si sa, gli strappi alla regola sono oggi numerosi. Bianchi lamenta però che avvengono 'in modo selvaggio o, peggio ancora, in modo simulato', ad esempio chiamando tali omelie tenute da donne e uomini 'risonanze'.E questo il caso del Cammino neocatecumenale, il cui anomalo rituale liturgico riguarda però l'intera messa, che nemmeno Benedetto XVI è riuscito a riportare all'ordine e che Francesco lascia andare alla deriva.In altri casi riguardanti l'omelia propriamente detta, la Santa Sede è sporadicamente intervenuta. Una quindicina di anni fa, ad esempio, vietò alla Comunità di Sant'Egidio di far predicare dei laici nelle sue messe, in primis il suo fondatore Andrea Riccardi.*Pochi sanno, però, che anche papa Francesco è intervenuto a ribadire il divieto, in linea generale. Si legge infatti nei paragrafi 4 e 5 del 'Direttorio omiletico' promulgato nel 2014 in forma di decreto dalla congregazione per il culto divino, con l'approvazione del papa:'Data la sua natura liturgica, l'omelia possiede anche un significato sacramentale: Cristo è presente sia nell'assemblea riunita per ascoltare la sua parola, sia nella predicazione del ministro, tramite il quale il Signore stesso, che ha parlato una volta nella sinagoga di Nazaret, ora ammaestra il suo popolo. […] In quanto parte integrante del culto della Chiesa, l'omelia deve essere tenuta soltanto dai vescovi, dai sacerdoti o dai diaconi, […] o comunque sempre da chi è stato ordinato per presiedere o stare all'altare'.Curiosamente, 'Donne Chiesa Mondo' ignora del tutto questo 'Direttorio' timbrato da Francesco, un papa che alle omelie tiene moltissimo, a giudicare da come vi si dedica ogni mattina a Santa Marta e da come ne ha scritto nel suo testo programmatico 'Evangelii gaudium'.Il supplemento femminile de 'L'Osservatore Romano' dà invece grande risalto a una simpatica suora domenicana svedese, Madeleine Fredell, che si definisce 'femminista, esploratrice di una teologia creativa e viva, politicamente impegnata', che non cela il suo sentirsi 'chiamata anche a essere sacerdote', e che non potendolo diventare conclude dicendo:'C'è una sola cosa che mi dispiace, però, ed è non poter pronunciare l'omelia durante la messa. Predicare è la mia vocazione come domenicana, e sebbene possa farlo quasi ovunque, talvolta perfino nella chiesa luterana, sono convinta che ascoltare la voce delle donne al momento dell'omelia arricchirebbe il nostro culto cattolico'.
Agostino ebbe una giovinezza traviata. Lui stesso riferisce, nel suo libro autobiografico «le Confessioni», che per un certo periodo fu un libertino scatenato: amava le feste, i piaceri, la bella vita, le donne, il sesso, le prostitute, il gioco, le compagnie dissolute. E questo suo comportamento era una specie di ribellione dovuta anche al fatto che non poteva realizzare i propri sogni.Apparteneva a una famiglia di modeste condizioni economiche. Suo padre, Patrizio, consigliere municipale, era addetto alla riscossione delle tasse, ma Tagaste era un piccolo centro e quel lavoro rendeva poco. La madre, Monica, cristiana e donna molto pia, infatti, dopo la morte, fu proclamata santa, diede al figlio piccolo una educazione religiosa, che Agostino, nell'adolescenza, dimenticò completamente.Primogenito di tre fratelli, era un ragazzo intelligentissimo. A scuola era sempre tra i migliori. Amava soprattutto la letteratura, in particolare i poeti. Conosceva a memoria Virgilio e recitando brani dell'Eneide si commuoveva fino alle lacrime. Sognava di poter andare a Cartagine, per continuare gli studi e diventare un famoso retore, cioè un letterato. Ma la famiglia non aveva i mezzi economici necessari. Così, finite le scuole locali, il ragazzo si sentiva frustrato. Si dice che, ogni giorno, salisse su una collinetta e stesse ore a guardare nella direzione di Cartagine sognando. E fu in quel periodo che, per tristezza e disperazione, si abbandonò a tutti i vizi: era ribelle, litigioso, giocava d'azzardo, rubava, molestava le ragazze, perfino le amiche di sua madre. Era lo scandalo di Tagaste e sua madre piangeva addolorata.Un amico di famiglia, Romaniano, un uomo molto ricco, stimava Agostino e cercò di toglierlo da quello stato, offrendogli di fare da precettore ai propri figli. «Accetto ma solo se mi paghi un anno di lavoro in anticipo», disse Agostino. Romaniano accettò. Agostino intascò i soldi e sparì. Fuggì di casa, se ne andò a Cartagine e con i soldi di Romaniano si iscrisse a quella che era l'Università del tempo.
Storia della conversione di Rudolf Hà¶ss, ‘l’animale’ di Auschwitz che incontrà un prete cattolico
Il gerarca nazista, che supervisionò la morte di oltre tre milioni di persone, trovò un prete disposto a confessarlo prima della morte. «La confessione durò e durò e durò»
Riscoprire santa Faustina Kowalska e la profonda misericordia di Dio non è un optional
Dalla penna di questa piccola suora illetterata, abituata ai mestieri umili di lavapiatti e portinaia, nasce il più splendido canto alla divina Misericordia che sia mai stato scritto.
Il misterioso viandante che accompagna i due discepoli delusi, si rivolge loro dicendo davanti alla loro mestizia: «Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!» Luca poi aggiunge che il pellegrino, incominciando da Mosè e da tutti i profeti, «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui». Gesù qui, riferendosi alle profezie, usa veri e propri argomenti apologetici. E se l'apologetica risponde al bisogno di raccordare ragione e fede, allora, così come nasce con il Vangelo stesso, deve accompagnare la fede fino al ritorno di Cristo.
Ogni anno a pentecoste decine di migliaia di cattolici si ritrovano a Csíksomlyó (Azumuleu Ciuc in romeno) per rendere omaggio alla Vergine Maria e per partecipare a quello che è considerato il maggiore avvenimento cattolico del bacino carpato-danubiano.Non è così scontato che in Romania, paese la cui popolazione è prevalentemente di religione ortodossa (l'87% secondo l'ultimo censimento), possa verificarsi un evento del genere. Nel paese le minoranze religiose si concentrano particolarmente in Transilvania e il villaggio di Csíksomlyó si trova proprio nella parte più orientale di questa regione multiculturale, nella provincia di Hargita (Harghita) abitata prevalentemente da ungheresi (i Szèkely, o Secleri). Questa provincia «è la più ungherese» di tutte, qui infatti gli ungheresi superano l'80% della popolazione e nelle strade è difficile sentire parlare la «lingua ufficiale» del paese (il romeno), nonchè quasi la totalità delle insegne stradali e commerciali è bilingue (fatto questo abbastanza raro in Romania).Incastonata fra le alte catene montuose di Hargita a ovest e di Csíki a est la provincia è riuscita a mantenere più facilmente la propria identità culturale e religiosa, diventando così il principale centro del cattolicesimo in Romania; qui infatti il 70% della popolazione è cattolica.Le origini del pellegrinaggioUno degli elementi che hanno contribuito a mantenere il cattolicesimo nella zona è stata la fondazione di un monastero francescano nel XV secolo a Csíksomlyó. Il cattolicesimo è così riuscito a radicarsi profondamente nel tessuto sociale della valle, resistendo ai successivi tentativi di conversione alla Riforma.Il pellegrinaggio nasce proprio in ricordo dalla tenace resistenza degli abitanti ai tentativi di conversione forzata all'unitaresimo attuati dal principe Jànos Zsigmond nel 1567. Mentre nelle alture circostanti infuriava la battaglia fra i due schieramenti, le donne della valle si radunarono nel monastero per pregare la Vergine Maria, il cui culto era già fortemente diffuso nelle terre Szèkely. Da allora i cattolici della Transilvania, ed i Csàngo (sui Csàngo vedi articolo del 22/02/2011) delle vallate adiacenti, il sabato precedente la pentecoste si recano al monastero per rendere omaggio a Maria.Negli anni a seguire il pellegrinaggio acquistò sempre più rilevanza fino a coinvolgere decine di migliaia di persone che percorrevano a piedi lunghe distanze per arrivare al monastero. Ancora oggi è tradizione dei Csàngo delle vallate del Gyimes percorrere a piedi questa distanza.Il pellegrinaggio continuò anche quando la provincia di Hargita dopo la prima guerra mondiale cambiò paese di appartenenza, passando dall'Impero Austro-Ungarico alla Romania.Questa tradizione non si fermò neanche con la seconda guerra mondiale e l'occupazione sovietica. Anzi in quegli anni il pellegrinaggio vide estesa e rafforzata la sua importanza, tanto che nel 1946 si potè registrare un record nelle presenze; secondo i giornali dell'epoca almeno 140.000 persone affollarono i dintorni della Chiesa.Negli anni successivi le pressioni del nuovo regime comunista si fecero sempre più dure, e l'ultimo anno in cui fu permesso svolgere il pellegrinaggio il vescovo Màrton Áron dovette essere protetto dai pellegrini per evitare l'arresto da parte della polizia. Dal 1949 il pellegrinaggio fu vietato e la tradizione fu portata avanti esclusivamente dai monaci francescani.La rinascita del pellegrinaggio e l'acquisizione di nuovi significatiCon il crollo del regime comunista nel 1989 le Chiese minoritarie poterono tornare a muoversi liberamente nella società ed il pellegrinaggio pentecostale di Csíksomlyó rinacque, come un fiume carsico, con nuova ed inaspettata forza. Il raduno negli anni '90 vide infatti aumentare costantemente le presenze.
Utero in affitto: per il laicissimo Massimo Fini i secoli bui iniziano ora, altro che Medioevo
Una volta Edoardo Amaldi, che se ne intendeva perchè era uno dei creatori della Bomba atomica, mi disse: «Non c'è niente da fare: l'uomo se può fare una cosa prima o poi la fa». E il tema centrale posto da Grillo nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 1° marzo, peraltro per il resto assai confuso e caotico perchè affastella troppe cose.Quindi la domanda è: l'uomo deve fare tutto ciò che la Scienza tecnologicamente applicata gli permette di fare? La risposta che la società moderna dà a questa domanda è sostanzialmente affermativa. Ma non è stato sempre così. I Greci, grazie a Pitagora, a Filolao e ad altri st rao rd ina ri scienziati e pensatori, avevano una teoria della meccanica che gli avrebbe permesso di costruire macchine molto simili alle nostre. Ma non lo fecero. Perchè intuivano o capivano che andare a modificare e replicare la Natura è pericoloso. Parlando con i loro termini esprimevano così questo concetto: l'ubris, cioè il delirio di onnipotenza dell'uomo, provoca la fzònos zeon, l'invidia degli Dei e quindi la conseguente punizione. Sul frontespizio del Tempio di Delfi era scritto: «Mai niente di troppo». Avevano conservato il senso del limite. Ma perfino Bacone, che è considerato uno dei padri della rivoluzione scientifica, afferma: «L'uomo è il ministro della Natura ma alla Natura si comanda solo obbedendo ad essa».Noi è proprio questo senso del limite che abbiamo perso e che ci perderà. Per restare al tema che è attualmente in discussione quello della «m aternità surrogata» (l'o n or evole Marzano ci dice che il termine corretto è «gestazione per altri» - è tipico di questa società bizantina credere di poter cambiare le cose cambiando le parole -ma il discorso potrebbe estendersi a tantissimi altri ambiti, come le ricerche sul Dna, la pretesa di trovare l'origine della vita, eccetera, è certo che nel campo della procreazione faremo parecchi passi avanti sulla strada della cosiddetta «modernizzazione», come la possibilità di una donna di autofecondarsi prendendo gli elementi essenziali dell'embrione dal proprio corpo (su questo punto la ricerca è già molto avanzata). Ha ragione Grillo: gli orrori del presente, partoriti dalla mente dei vari Frankenstein, non sono che un pallido fantasma di ciò che ci aspetta nel futuro. I «secoli bui» non sono quelli che, riferendosi al Medioevo, vengono definiti tali. I «secoli bui» sono quelli che stiamo vivendo.
Un sorriso per non perdere mai la pace del cuore. Ma siamo poi sicuri che non sia davvero cosa?
Una vignetta, una pia battuta, per sorridere dolcemente senza mai irridire. Ma la cosa non è mica poi nemmeno tanto lontana dal vero...
Fra Claudio Canali, il rocker di Dio: dai «Biglietto per l’inferno» all’eremo di Minucciano
Dal palco è sceso esattamente quarant'anni fa. Febbraio 1976. Ma oggi uno stuolo di giovani e vecchi fan continua imperterrito a salire lungo la strada che porta all'incantevole eremo della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano (Lucca). Lontano dalle luci del mondo è questo il nuovo «palcoscenico» di Claudio Canali negli anni Settanta leader del gruppo rock progressive Biglietto per l'Inferno e adesso monaco eremita secondo la regola di san Benedetto.Chi l'ha visto scaldare il pubblico con quel look stravagante e quel caschetto di pelle da aviatore oggi stenta a riconoscerlo nell'austero saio. Eppure i due occhi vispi nella folta barba da profeta tradiscono la vivacità di fra Claudio che a 63 anni non rinnega la sua vena ironica: «C'è ancora chi vedendomi dopo tanto tempo mi dice: «Fai finta di fare il frate, ne stai inventando un'altra delle tue…». Poi però mi interroga per ore cercando di capire chi mi ha cambiato la vita». Tutto è cominciato suonando il flicorno baritono nella banda musicale del suo paese, Molteno (Lecco). Poi la chitarra, il basso, la batteria, il flauto… Da qui al successo fu letteralmente una corsa: «Quando ero studente - racconta - facevo atletica leggera. Ai campionati italiani gareggiai anche con Mennea…E nel bus di ritorno dalle gare spesso si intonavano canzoni. Lì qualcuno fu impressionato dalla mia estensione vocale e mi coinvolse nel gruppo pop-rock dei Gee. Iniziai a «bigiare» la scuola. I miei mi rimproveravano perchè non portavo niente a casa ed eravamo cinque figli da sfamare. Arrivai a fare anche venti serate al mese in tutt'Italia». Dal 1973 al 1975 gli anni dell'esplosione anche all'estero come cantautore del Biglietto per l'Inferno, il cui album omonimo del 1974 è per la rivista Rolling Stone tra i migliori 100 dischi italiani di sempre. «Voce del diavolo» lo chiamava qualcuno, ma fra Claudio ora non può fare a meno di sorridere amaramente: «Molti all'inizio pensarono che fossimo una band satanica. Ancora adesso chi lo pensa non ha capito nulla. La scelta di quel nome era per dire noi ti facciamo sentire canzoni che raccontano l'inferno di questo mondo: il terrorismo, la droga, l'emarginazione, il carcere. Certo risentivamo del clima sessantottino dell'epoca ed era facile essere strumentalizzati. Ma non ho mai aderito a manifestazioni politiche, nè tantomeno alle proteste». Ai concerti arrivavano anche 10 mila persone e la band suonava con i migliori gruppi (Pfm, Area) e cantanti come Finardi, Battiato, Bennato. Il vero trascinatore del gruppo era sempre lui, Claudio Canali, con un abbigliamento che in fondo mascherava la sua timidezza: «Mi vestivo - spiega - come un principe di Galles tutto stropicciato, una rosa di plastica all'occhiello, un faz- zoletto da naso nel taschino, scarpe da tennis, e cravatta con molletta dei panni. Saltavo e correvo sul palco. Il giorno dopo mi divertivo a leggere i giornali: «Belli i momenti del cantante che finge…». In realtà io facevo sul serio». Fama e vita da rockstar. Eppure c'era qualcosa che non andava: «Arrivavo a casa la sera e stavo malissimo. Non ero felice. Nè le droghe che ho sempre rifiutato, nè le relazioni con le ragazze potevano riempire il mio vuoto: non erano amori puri. Avevo bisogno di un'amicizia vera. Quando ero da solo stavo male. Fu allora che mi fidai di uno che credevo mio amico e partii con lui per l'India. Ma in una delle feste a cui partecipammo misero probabilmente degli stupefacenti nel cibo e cominciai a star malissimo. Il mio compagno di viaggio fuggì. Mi ritrovai solo. Mi rubarono tutto e io stesso davo mance a tutti. Fui costretto a vendere anche la chitarra. Per tre mesi rimasi laggiù fino a quando l'ambasciata italiana mi rispedì a casa». Ma fu allora che spuntò una nuova consapevolezza: «Quando rientrai mi prese un forte senso di colpa verso la mia famiglia e coloro che mi conoscevano. Andavo in giro e chiedevo scusa a tutti. Mi davano del matto: solo mia madre intuì che stava avvenendo un vero cambiamento in me. Ormai della band non volevo più saperne, nonostante la pressione dei compagni e anche di giornalisti stranieri. Una sera del febbraio 1976 salii sul palco e dissi a tutti che non avrei cantato più. Ne avevo abbastanza di quel mondo lì, di concerti in cui la gente brancolava come zombie tra fumo e alcol. Decisi di aprire un negozietto in cui lavoravo la pelle, ma facevo prezzi così bassi che fui costretto a chiudere. Andavo alla ricerca di risposte interiori che non trovavo. E così m'imbattei nella setta degli Hare Krishna. Per un anno e mezzo frequentai una loro comunità in Toscana guidata da un guru indiano. Mi vestivo come loro con casacca e pantaloni arancioni». Decisivi furono allora alcuni incontri: «Conobbi una ragazza, consacrata a Maria, che quando parlava mi lasciava esterrefatto. Non avevo perso le mie radici cristiane e ogni tanto salivo al Santuario mariano di Valmadrera. Una volta ci andai vestito da Hare Krishna. La custode sbigottita per quell'abbigliamento mi mandò dalla persona che avrebbe potuto aiutarmi. Era fra Mario Rusconi dell'Eremo di Minucciano. Ci andai subito e ne fui conquistato. La setta continuava a rimproverarmi. Ma io sentivo di non poter più lasciare Gesù. Avevo trovato Chi mi stava cercando. A 38 anni, ho iniziato il postulandato presso l'eremo e nel 1999 ho fatto la professione perpetua nella chiesa di Sant'Antonio a Valmadrera». Eppure all'inizio il passato era un macigno: «Non salvavo niente della mia vita precedente. Poi ho capito che Dio perdona e dimentica. E anche nelle mie canzoni di allora ho riconosciuto l'educazione cattolica della mia famiglia. Anche il brano più famoso Confessione riflette sul perdono che presuppone sempre il pentimento. Qualche mio amico di allora non si è meravigliato che fossi andato in monastero. Era un fuoco sotto la cenere». Nel guardarsi indietro non ha nessun rimpianto: «La mia promessa dice il Signore è più grande di ogni fama. All'eremo posso coltivare i talenti nella pittura, nella scultura, nella poesia e nella musica. E poi non riesco a non cantare. La musica è prepotente. Ci sono il gregoriano, i salmi, c'è un bisogno incoercibile di «giubilo» come lo chiamava sant'Agostino». E le corde dell'animo di fra Claudio vibrano vedendo centinaia di giovani salire all'Eremo: «Non vengono per caso. Qui trovano una comunità di fratelli che li vuole bene. Molti sono infelici. Gli hanno tolto il Paradiso, la speranza di una vita eterna. Per questo raccomando loro di andare sempre oltre e non altrove: se tu ascolti la voce del Signore, vai oltre gli ostacoli, i tuoi limiti. Altrove, vai solo dove vuoi tu. Ecco il potere della preghiera. Fa sì che Dio ti prenda in braccio. Dio è oggi la mia roccia, il mio rock».
Fra Roberto, il cappuccino 95enne che percorre 6 chilometri per confessare a Fortaleza
Il 28 febbraio, terza Domenica di Quaresima, le arcidiocesi del nord-est del Brasile hanno riunito una grande folla per le Caminhadas Penitenciais (Percorsi Penitenziali). Sia a Fortaleza che a Salvador, i gesti concreti di alcune persone hanno spiccato tra le migliaia di partecipanti, come quello di un sacerdote di 95 anni che ha camminato per 6 chilometri a Fortaleza.Il frate cappuccino fra' Roberto è diventato uno dei personaggi più salienti di questa edizione del Percorso Penitenziale a Fortaleza. E sacerdote da 71 dei suoi 95 anni e ha percorso i 6 chilometri insieme ai circa 30.000 fedeli confessando.Le foto della partecipazione di fra' Roberto all'evento sono apparse sulle reti sociali, sulle quali molti hanno espresso ammirazione nei suoi confronti.«E stato uno dei momenti più belli a cui ho assistito oggi. Questo esempio di Fede, Amore e fedeltà alle cose di Dio che fra' Roberto ci ha offerto è stato un'altra prova della vera presenza viva di Dio nel suo cuore. Dobbiamo seguire il suo esempio», ha commentato un'internauta.Nato il 10 settembre 1920 a Maracanaú, ha ricevuto dai genitori il nome Juari Magalhães de Sousa, e in seguito, quando è entrato nel convento dei cappuccini, ha adottato il nome fra' Roberto. E entrato nella vita religiosa nel 1934, a 14 anni. Nel 1942 ha professato i voti solenni, e nel 1944 è stato ordinato sacerdote.«Vero servo di Dio! Bellissima testimonianza di vita… autentica donazione!», ha scritto un'altra internauta.Il Percorso Penitenziale dell'arcidiocesi di Fortaleza è partito dalla chiesa di Nostra Signora della Salute, a Mucuripe, per concludersi nella cattedrale metropolitana. Sulla via, un altro gesto concreto di manifestazione di penitenza è stata la croce portata dai fedeli sulle spalle, ricordando come Gesù Cristo abbia preso su di sè tutti i peccati dell'umanità per redimerla.La croce è stata presa prima dall'arcivescovo, monsignor Josè Antonio Tosi Marques, e dai sacerdoti, passando poi per le spalle di seminaristi, religiosi e laici.L'iniziativa nell'arcidiocesi di SalvadorA Salvador, più di 200.000 persone hanno partecipato al Percorso Penitenziale. Sono state celebrate tre Messe, tutte alle 6.30, e dopo le celebrazioni i fedeli sono usciti camminando fino alla basilica-santuario Senhor Bom Jesus do Bonfim, portando lungo il percorso una croce di legno lunga sei metri e larga tre.«Il Percorso Penitenziale è un gesto comune che tutti noi facciamo come arcidiocesi, in questo periodo in cui la Chiesa ricorda che il suo percorso è caratterizzato anche dai nostri peccati, i peccati dei fedeli», ha affermato il vescovo ausiliare, monsignor Gilson Andrade.«Come Chiesa», ha aggiunto, «preghiamo insieme per gli altri perchè abbiamo bisogno di liberarci dal peccato con la grazia di Dio e con la preghiera dei fratelli. Allo stesso tempo, rappresenta un momento di manifestazione della nostra unità intorno ai nostri pastori».Nel percorso di 8 chilometri, molti hanno praticato gesti personali di penitenza. Francisca dos Santos, 80 anni, per il terzo anno consecutivo ha camminato scalza per ringraziare Dio per le grazie ricevute.Wilson Santos ha seguito il percorso portando una croce bianca con macchie rosse per ricordare l'amore di Gesù per ogni persona. Secondo l'arcidiocesi, lo fa da otto anni.«Vengo a pregare per i nostri fratelli che si drogano, che sono ricoverati in ospedale, e anche per i nostri governanti», ha affermato. «Gesù è molto buono, è meraviglioso, e noi a volte non riconosciamo quanto sia buono».Alla fine del Percorso Penitenziale, dopo aver scalato la Collina Sacra, l'immagine del Senhor do Bonfim è stata portata nell'atrio della basilica.«Gesù, ti ringraziamo per le grazie che abbiamo ricevuto questa mattina», ha detto davanti all'immagine monsignor Murilo Krieger, arcivescovo di Salvador e primate del Brasile. «Torneremo a casa stanchi, sudati, ma contenti, felici, come puoi vedere dal nostro cuore. Siamo ai tuoi piedi come Maria sul Calvario».[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]
Il card. Müller su Sinodo e post-Sinodo. Niente compromessi. Il Magistero non è un’opinione
In due interviste il Prefetto della Fede ricorda che l'insegnamento della Chiesa 'non è mio, è qualche cosa che ci è stato dato'. Imminente l'Esortazione apostolica sulla famiglia. Al Papa sono giunte centinaia di osservazioni e correzioni dagli specialisti.
L’avvocato che salva il matrimonio della sua cliente. Puà succedre. Succede. Che bella cosa
Cos'hai fatto per cercare di salvare il tuo matrimonio? La maggior parte delle persone non fa assolutamente nulla.
Un sito per ricordare i martiri dell’Orissa e monitorare le persecuzioni dei cristiani in India
Un sito web per raccontare il calvario che vivono ancora oggi i sopravvissuti dei massacri anticristiani in Orissa, a livello sociale, giudiziario, religioso: è l'iniziativa lanciata da un gruppo di attivisti, giuristi, avvocati, accademici, scrittori e artisti, che notano come il cammino della giustizia per i responsabili dei massacri proceda «a passo di lumaca» o ne garantisca l'impunità. Come riferito a Fides dal sacerdote dell'Orissa, p. Ajaya Kumar Singh, il sito web www.kandhamal.net, che è stato appena messo in linea, sarà una fonte di informazioni, dati e documentazione, sia per l'assistenza legale, sia per quanti operano con i sopravvissuti alla violenza, sia per tutti coloro che vorranno comprendere a fondo la vicenda. Servirà anche a «focalizzare l'attenzione sul fallimento dei governi dell'Orissa e dell'Unione indiana per garantire la completa riabilitazione e risarcimento delle vittime» osserva.Due commissioni di inchiesta sulla violenza di Kandhamal, nominate dal Primo ministro dell'Orissa, Naveen Pattnaik, hanno presentato i loro rapporti verso la fine del 2015, ma le relazioni non sono ancora state rese pubbliche. La violenza del 2008 ha causato la morte di circa cento cristiani e la distruzione di 8500 case e 395 chiese. Gruppi della società civile stimano che gli sfollati cristiani, cacciati per sempre dai loro villaggi sono stati oltre 56.000.
«...nel prosieguo del Salmo 42, davanti agli occhi del Salmista sta per aprirsi la soluzione tanto sospirata: il ritorno alla sorgente della vita e della comunione con Dio. La 'verità', ossia la fedeltà amorosa del Signore, e la 'luce', cioè la rivelazione della sua benevolenza, sono raffigurate come messaggere che Dio stesso invierà dal cielo per prendere per mano il fedele e condurlo verso la meta desiderata (cfr Sal 42, 3).Molto eloquente è la sequenza delle tappe di avvicinamento a Sion e al suo centro spirituale. Prima appare 'il monte santo', il colle ove si erge il tempio e la cittadella di Davide. Poi entrano in campo 'le dimore', cioè il santuario di Sion con tutti i vari spazi ed edifici che le compongono. Viene, quindi, 'l'altare di Dio' , la sede dei sacrifici e del culto ufficiale di tutto il popolo. La meta ultima e decisiva è il Dio della gioia, è l'abbraccio, l'intimità ritrovata con Lui, prima lontano e silenzioso.4. Tutto, a quel punto, diviene canto, letizia, festa (cfr v. 4). Nell'originale ebraico si parla del 'Dio che è gioia del mio giubilo'. Si tratta di un modo di dire semitico per esprimere il superlativo: il Salmista vuole sottolineare che il Signore è la radice di ogni felicità, è la gioia suprema, è la pienezza della pace.La traduzione greca dei Settanta è ricorsa, sembra, a un termine equivalente aramaico che indica la giovinezza e ha tradotto 'al Dio che rallegra la mia giovinezza', introducendo così l'idea della freschezza e dell'intensità della gioia che il Signore dona. Il salterio latino della Vulgata, che è una traduzione fatta sul greco, dice quindi: 'ad Deum qui laetificat juventutem meam'. In questa forma il Salmo veniva recitato ai piedi dell'altare, nella precedente liturgia eucaristica, quale invocazione introduttoria all'incontro col Signore».
Il decano dei missionari Piero Gheddo: «L’ho detto e lo ribadisco. L’Antricristo è già tra di noi»
«Come popolo, abbiamo tolto il Sole di Dio dal nostro orizzonte umano, vogliamo fare a meno di Dio e di Gesù Cristo e non abbiamo più nessuna luce di speranza nel nostro futuro»
I fondamentalisti ortodossi contro la storica intesa tra il Patriarca Kirill e Papa Francesco
L'incontro è avvenuto a Cuba, a 10mila km di distanza da Mosca, forse per evitare le contestazioni dei tradizionalisti. Kirill accusato di essere «nikodimico», cioè troppo ecumenico. Un «Appello alla gioventù ortodossa» accusa la «svendita' dell'ortodossia al Papa di Roma. Altri dicono che Papa Francesco si sta per «convertire» all'ortodossia russa. E urgente l'informazione e l'educazione.
Mentre l'Italia cede alle pressioni dell'ideologia omosessualista contraria alla famiglia naturale, nell'Europa dell'Est si assiste ad una vera e propria rinascita spirituale.I Paesi schiacciati per decenni dal tallone degli antenati di quanti oggi a Roma si inventano il «matrimonio gay», obbedendo ai diktat di ricchi gruppi finanziari a cui poco interessa la difesa dei poveri, hanno invece capito l'importanza di difendere la famiglia, cellula base della società e pre-esistente ad ogni ordinamento giuridico e statale.Tra questi, basti pensare alla Polonia e all'Ungheria, Nazioni cristiane oggetto di pesanti attacchi da parte delle istituzioni dell'Unione europea. Nazioni orgogliose della propria identità e della propria sovranità, decise ad opporsi senza complessi di inferiorità e con coraggio alla follia delle lobby LGBT.Ma la loro non è solo una strategia difensiva, fatta di meri divieti.Prendiamo per esempio l'Ungheria, governata dal premier Viktor Orban. A differenza di Renzi, Alfano e della pletora di politici italiani (di ieri e di oggi) che prendono voti promettendo di mettere al centro del loro lavoro l'aiuto economico alle famiglie, Orban le famiglie le aiuta sul serio.Nel dicembre scorso, infatti, il governo di Budapest ha stabilito che alla nascita del terzo figlio i genitori riceveranno 32.000 euro e potranno pure richiedere un prestito della stessa cifra.Il portavoce del governo Zoltan Kovacs ha dichiarato che tale benefit - fornito a chi lavora a tempo pieno - sarà erogato quando il bambino avrà compiuto sei mesi, permettendo così ai genitori di tornare al lavoro al più presto.Inoltre, d'ora in poi, nei piccoli centri abitati, se almeno cinque famiglie faranno domanda per aprire un asilo nido, le istituzioni locali dovranno attivarsi perchè ciò sia possibile a partire dall'anno successivo alla richiesta. Finora, infatti, solo le città con più di diecimila abitanti avevano l'obbligo di fornire servizi per la cura del bambino. Ecco come si coniugano esigenze lavorative e tutela della famiglia.Questo accade in un Paese democratico dell'Unione europea, nel XXI secolo. Questa è la vera civiltà. L'Italia, Patria del diritto, dovrebbe solo vergognarsi. E magari imparare qualcosa.
L'approvazione in Senato della legge Cirinnà sulle unioni civili omosessuali avrà delle conseguenze disastrose in molti campi. Purtroppo di questo avremo modo di parlare. Ma soffermiamoci ora a valutare la cosa dal punto di vista strettamente politico.E' evidente che si è trattato di una prova di forza del Fiorentino che assomiglia molto ad una «dittatura» personale.Innanzitutto il disegno di legge non è passato in Commissione, cosa che ha meritato il ricorso di Giovanardi ed altri. Poi, in aula, il governo ha minacciato di approvare il «canguro: un unico intervento del governo avrebbe cancellato tutti gli emendamenti proposti che venivano considerati ostruzionisti. Quando però la Lega ha tolto tutti gli emendamenti ostruzionisti ed erano rimasti solo quei pochi veramente essenziali per un dibattito democratico in Parlamento, il Fiorentino, tramite il capogruppo al Senato Zanda, ha comunque annunciato il «canguro». Era un evidente dispregio del Senato, costretto a mangiare questa minestra o a saltare dalla finestra. E' stato questa tracotanza a provocare la dissociazione del M5stelle.Dopo questa rottura, non più sicuro di avere l'appoggio dei Grillini, il Fiorentino ha architettato un «maxiemendamento» del governo su cui ha posto la fiducia. La cosa è stata grave. Su questioni etiche solitamente i governi non ci mettono la faccia e lasciano libertà di coscienza ai parlamentari. In questo caso i senatori della maggioranza non hanno goduto della loro libertà. Una questione profondamente etica è stata trasformata dal Fiorentino in una questione governativa e di puro potere politico.Renzi ha avuto la fiducia dal Senato? Sì, l'ha avuta, ma con l'aiuto dei senatori aderenti ad Ala, il gruppo di Denis Verdini, proveniente da Forza Italia. Senza di loro non l'avrebbe avuta. Renzi ha avuto quindi «una» maggioranza ma non «la sua» maggioranza. La maggioranza che sosteneva il governo non c'è più, ce n'è un'altra. Caso certamente non nuovo, ma denso di significato politico: il Fiorentino è ancora lì per la stampella del gruppo di Verdini, cioè di un gruppo di parlamentari che erano stati eletti nelle liste dell'opposizione e il loro elettorato li aveva votati perchè erano contro un governo di sinistra.A questa indegna situazione politica si aggiunge che la nuova legge elettorale voluta del Fiorentino prevede un notevole premio di maggioranza per il partito che risulta primo, indipendentemente da quanti voti prenda. Per questo sia il gruppo di Alfano che quello di Verdini hanno transumanato verso il «partito della nazione». Per avere un posto al sole in futuro.Infine, ricordo che Renzi non è stato mai eletto da nessuno, e ugualmente ha voluto una legge così dirompente sul piano dei valori umani. Almeno fosse stato eletto sulla base di un programma che prevedesse questa legge … ma non è stato così.Ora, mettendo insieme tutte questi elementi, si può dire che il Fiorentino è molto vicino ad una «dittatura» personale. Quando e come lo si potrà fermare? E' evidente: al prossimo appuntamento per il referendum istituzionale, ossia per la legge di riforma costituzionale che elimina il Senato. E' l'unica occasione per il popolo italiano di riavere il boccino in mano. I difetti del bicameralismo ed altre amenità saranno di secondaria importanza davanti alla necessità politica di fermare la «dittatura» del Fiorentino.
La verità per difenderla dobbiamo prima amarla. Meditazione per tutti i giorni di tutto l’anno
John Keats affermava:»La bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è tutto ciò che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere.»
Se è vero, è aberrante. Se non è vero, inquietante.
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