Carità animalista: i nepalesi puniti dalla natura perchè ammazzano migliaia
di bestie per un Festival
Dopo gl'induisti che accusano di avere cagionato il disastro quelli che comsumano carne (tra cui i cristiani), arriva anche la lucida follia degli ecologisti profondi
I gay non donino sangue. Ovvio, sono più a rischio AIDS. Lo dice la Corte di giustizia della UE
L'ha deciso la Corte di giustizia dell'Unione europea, dando ragione alla Francia, specificando che l'esclusione può essere attuata se lo giustifica la situazione sanitaria del singolo Paese. La corte, con sede a Lussemburgo, ha chiarito inoltre che 'è necessario dimostrare che queste persone sono esposte a un rischio elevato di contrarre malattie infettive gravi, come l'Hiv'. Toccherà a ciascun Paese dimostrare che 'non esistono tecniche efficaci di screening o metodi meno coercitivi per garantire un alto livello di protezione della salute dei riceventi'. In altre parole, se non si può fare altrimenti è giustificato lo stop alle donazioni.
Un pastore che non ha il coraggio della verità è un mercenario. Lo insegna il caso di San Francisco
«E dura per un pastore cercare di spiegare, andare incontro a chi non capisce», provare «a cambiare anche il modo di esprimermi per riuscire a portare a tutti l'insegnamento di Cristo e, tuttavia, essere dipinti come intolleranti». E questo il peso che l'arcivescovo della diocesi di San Francisco, Salvatore Cordileone, confessa a tempi.it di portare ormai da tre mesi. Quelli in cui è diventato uno dei simboli della «guerra alla libertà religiosa» che si sta consumando negli Stati Uniti...
Terremoto in Nepal: per il leader indù causato da chi mangia carne bovina. Tra cui i cristiani
Mumbai - Parole «meschine, infami, deplorevoli e crudeli». Così Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), definisce ad AsiaNews i commenti del parlamentare nazionalista indù Sakshi Maharaji sul terremoto in Nepal. Il politico, membro del partito di governo Bharatiya Janata Party (Bjp), ha accusato Rahul Gandhi, vicepresidente del Congresso (opposizione) di essere «responsabile» del sisma perchè «impuro mangiatore di carne di manzo».Nell'induismo la mucca è considerata sacra. In molti Stati dell'India sono in vigore restrizioni al consumo e alla vendita di carne bovina.Come riportato dal quotidiano nazionale The Times of India, ieri ad Haridwar (Uttarkhand) Maharaj ha dichiarato: «Rahul Gandhi mangia carne di mucca e va a un santuario sacro senza purificarsi. Il terremoto doveva verificarsi». Con lui era presente anche Sadhvi Prachi, leader del gruppo radicale indù Vishwa Hindu Parishad (Vhp).Il parlamentare del Bjp commentava la recente visita di Gandhi al tempio di Kedarnath (Uttarkhand), aperto al pubblico per la prima volta in queste settimane. Il santuario è uno dei più importanti della tradizione indù ed è dedicato al dio Shiva. Le dichiarazioni di Maharaj hanno scatenato le critiche del Congresso, che chiede al Primo ministro Narendra Modi - e leader del Bjp - di prendere provvedimenti contro di lui.Una richiesta a cui si associa anche il presidente del Gcic: «Durante la campagna elettorale per le elezioni generali, Modi ha permesso a politici di estrema destra come Sakshi Maharaji - che sono sostenuti dalla Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) - di portare avanti la loro agenda hindutva».«In passato Maharaj - ricorda ad AsiaNews Sajan George - ha chiamato 'patriota' l'assassino del Mahatma Gandhi, e ha detto alle donne indù di fare quattro figli per assicurare la sopravvivenza della religione. Inoltre ha chiesto la pena di morte per gli indù che si convertono all'islam e al cristianesimo».Secondo il presidente del Gcic «il commento sul mangiare carne di manzo prende di mira le minoranze ed è un modo di politicizzare la religione. Con le loro violenze anti-cristiane e anti-minoranze, questi estremisti creano terreno fertile per intimidire le comunità più vulnerabili. La polizia ha arrestato alcune persone per chi attacchi alle chiese a Delhi e ad Agra, ma sospettiamo che i veri colpevoli siano ancora a piede libero. Simili bugie portano solo a distruzione e orrore».
Cosa dire a chi vive nel disordine sessuale? Francamente tutta la dottrina della Chiesa
Astinenza, pentimento, cambiamento totale di vita
L’omofobia andrà perseguita penalmente. Proprio come il razzismo
Ecco qui la gaia Svizzera
La Confederazione Elvetica prossima a una svolta legislativa clamorosa.
Perchè inginocchiarsi alla consacrazione eucaristica non è un optional. Anche senza inginocchiatoio
Ho notato, andando alla Messa, una tendenza. Può darsi che mi sbagli, ma mi sembra che l'abitudine di inginocchiarsi in alcuni momenti della Messa sia sempre meno usata. E una cosa che mi è capitato di vedere in diverse chiese: al momento della consacrazione molti rimangono in piedi, qualcuno a sedere, pochi si inginocchiano. Lo stesso dopo la Comunione. E solo una mia impressione? Ed è una cosa accettabile? Oppure il gesto di inginocchiarsi ha un valore liturgico e andrebbe rispettato (a meno che ovviamente una persona non abbia impedimenti reali)?Marco FilippiRisponde don Roberto Gulino, docente di liturgiaPurtroppo non è solo un impressione del nostro amico lettore: non di rado si assiste, durante le nostre liturgie eucaristiche, ad una varietà di comportamenti che indicano la scarsa consapevolezza di ciò che facciamo piuttosto che la celebrazione di una azione sacramentale comunitaria; c'è chi durante il canto rimane in silenzio (pur conoscendo il testo e la melodia), chi preferisce recitare il Gloria, il Credo o il Padre nostro sottovoce - «Per pregare meglio, interiormente…», così mi è stato detto - o chi decide personalmente quali atteggiamenti seguire e quali evitare («Sa, padre, io dopo la comunione non mi alzo mai, resto sempre seduta, mi sembra più bello rimanere in intimità con Gesù finchè poi non esco di chiesa…»).Così facendo però ci dimentichiamo - o tante volte neppure sappiamo - che la natura profonda e più intima della liturgia è proprio di essere preghiera della Chiesa, ossia del corpo mistico di Cristo che nello Spirito Santo è costantemente rivolto al Padre.Questa essenza «ecclesiale» della liturgia ci chiede di partecipare alla celebrazione con un'attenzione comunitaria, pregando insieme con le stesse parole e con gli stessi gesti, inserendoci completamente nella preghiera di tutta la comunità che, con un cuore solo e un'anima sola, celebra il suo Signore. Ecco perchè in una celebrazione liturgica come la Messa, o nelle altre azioni sacramentali - battesimo, cresima, matrimonio, esequie… - «l'atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell'unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra liturgia: manifesta infatti e favorisce l'intenzione e i sentimenti dell'animo di coloro che partecipano» (Ordinamento Generale del Messale Romano, n° 42).E necessario quindi pregare insieme e compiere comunitariamente gli stessi gesti come segno di comunione e per vivere la dimensione ecclesiale della preghiera liturgica (diversa dalla preghiera personale).Quanto detto finora vale anche, e soprattutto, per la posizione in ginocchio: la Chiesa ci chiede, attraverso le indicazioni contenute nell'Ogmr al n° 43, di inginocchiarci al momento della consacrazione. Siamo nel cuore della preghiera eucaristica: pane e vino diventano - attraverso l'invocazione dello Spirito Santo e le parole dell'istituzione - il Corpo ed il Sangue del Signore Gesù; in questo momento anche il nostro corpo è invitato ad esprimere nella preghiera tutta l'adorazione, il rispetto e la riverenza per la grandezza dell'amore di Dio che si rinnova nel dono totale di Cristo sulla croce e nel suo farsi cibo per noi nel suo Corpo e nel Sangue. E di fronte a tanta grandezza, in ginocchio, vogliamo esprimere anche la nostra piccolezza, la nostra umiltà, il nostro bisogno di accogliere il Suo Dono per la nostra salvezza.Chiaramente non sempre è possibile che tutti si mettano in ginocchio: basti pensare a motivi legati all'età, a problemi di salute o a circostanze legate al luogo della celebrazione (troppo piccolo o troppo affollato). In tal caso, si dice sempre nell'Ogmr al n° 43, coloro che non possono inginocchiarsi «facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione».E importante comprendere bene che i gesti e gli atteggiamenti del nostro corpo nella preghiera liturgica «devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti» (Ogmr n° 42). [...]E se queste cose ce le diciamo - o anche «ri-diciamo» - un po' tutti (a cominciare da noi sacerdoti, ma anche tutti coloro che hanno avuto il coraggio di leggere fin qui!), con quella carità fraterna che dovrebbe contraddistinguere la natura dei cristiani, nessuno dovrebbe mai sentirsi offeso, ma anzi aiutato a vivere meglio l'aspetto comunitario della liturgia.
Nella catastrofe del terremoto in Nepal viene alla luce anche la sciagura delle madri surrogate
In una tragedia come quella del terremoto in Nepal, dove tutto viene sconvolto e squarciato, vengono alla luce anche altre tragedie quotidiane, che possono sembrare insignificanti rispetto all'enormità dell'accaduto e che pure devono fare riflettere. Come il fenomeno dell'utero in affitto. Il quotidiano britannico Guardian informa che il governo di Israele ha iniziato le operazioni per riportare in patria coppie di connazionali dello stesso sesso, i loro bambini nati da madri surrogate nepalesi e le donne stesse che si sono prestate a questa operazione. Molte sono infatti le coppie gay e lesbiche che da Tel Aviv volano a Kathmandu per usufruire di una pratica che in Israele è vietata.Per la precisione, tre neonati hanno potuto viaggiare su un piccolo aereo dell'aviazione dello Stato ebraico che aveva portato in Nepal un team di dottori per i soccorsi alla popolazione. Il ministro degli esteri israeliano ha poi precisato che il rimpatrio riguarderà altri 22 bambini, i loro«genitori», qualsiasi cosa questo termine voglia ancora dire, e quattro madri surrogate.
Il fotografo Michele Borzoni ha realizzato, mesi fa, un reportage nell'ambito del progetto Inshallah, volto a documentare la presenza, e le sofferenze, dei cristiani in Terrasante e in Medioriente.I suoi scatti parlano da soli. Raccontano storie di umanità normale vissute in condizione di vera eccezionalità e prersentano scampli di vite eccezionali condotte ogni girono con apparente normalità. E l'eroismo della fede e della testimonianza, che rende belle e persino sublimi anche le scene più semplici. In quei luoghi, vicini e lontani, che videro camminare fisicamente Gesù vivere la fede è oggigiorno davvero proibitivo, un vero sforzio di abnegazione. Ricordiamocene tutte le volte che nei nostri quartieri - sempre e comunque bene agiati - ci lamentiamo per un nonnulla, scordandcoci cronicamente di ringraziare il Padreterno per ciò che quotidianamente abbiamo.
Il martirio di Mardin.
E alcuni musulmani furono mossi a pietà dei cristiani massacrati
Lo storico Andrea Riccardi racconta la strage dei cristiani in una città vicino al confine siriano: una vicenda dimenticata nel genocidio negato.
Antonio Socci: ecco cosa ho scoperto sull’Uomo della Sindone e sugli altri crocifissi di oggi
Antonio Socci: In questi anni, per circostanze note e dolorose, sono diventato il destinatario di un fiume di lettere e ora navigo in un mare di storie, piene di vita vissuta, di croci inimmaginabili, di eroismi spesso totalmente nascosti al mondo, di naufragi e di speranze indomabili dentro il buio più fitto.Sono testimonianze che fanno ammutolire. Chi e come può stare davanti a tutto questo dolore e tutta questa speranza? Chi può custodirli veramente?Spesso sui media si denuncia lo scandalo della sofferenza innocente. E si resta impietriti davanti alla disperazione e all'impotenza.Ma c'è qualcosa che è ancora più sconvolgente, qualcosa che è totalmente imprevisto e fa addirittura baluginare il divino perchè è davvero «una cosa dell'altro mondo».Sono quelle storie, quei volti, quelle persone che - inspiegabilmente - non soccombono sotto prove terrificanti, che non sprofondano sotto croci disumane, ma hanno la luce negli occhi. Brillano di un amore pietoso e carico di una misteriosa letizia. Hanno una forza inspiegabile....
Marcia per la vita 2015: c’è un popolo che non si arrende di fronte alla cultura dello scarto
Gli attacchi alla vita umana innocente sono sempre più numerosi e nuovi strumenti di morte minacciano la sopravvivenza stessa del genere umano: Ru486, Ellaone, pillola del giorno dopo ecc.Da oltre trent'anni una legge dello Stato (la 194/1978) regolamenta l'uccisione deliberata dell'innocente nel grembo materno e i morti si contano a milioni.La '‹Marcia per la Vita è il segno dell'esistenza di un popolo che non si arrende e vuole far prevalere i diritti di chi non ha voce sulla logica dell'utilitarismo e dell'individualismo esasperato, sulla legge del più forte.Con la Marcia per la Vita intendiamo:affermare la sacralità della vita umana e perciò la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte naturale, senza alcuna eccezione, alcuna condizione, alcun compromesso;combattere contro qualsiasi atto volto a sopprimere la vita umana innocente o ledere la sua dignità incondizionata e inalienabile.Per questo:chiamiamo a raccolta tutti gli uomini di buona volontà per difendere il diritto alla vita come primo dei principi non negoziabili, iscritti nel cuore e nella ragione di ogni essere umano e -per i cattolici - derivanti anche dalla comune fede in Dio Creatore;esortiamo ogni difensore della vita a reagire, sul piano politico e culturale, contro ogni normativa contraria alla legge naturale, e contro ogni manipolazione mediatica e culturale che la sostenga. E qualora ci si trovi nella impossibilità politica di abolire tali leggi per mancanza di un consenso popolare sufficiente, ci si impegna a denunciarne pubblicamente l'intrinseca iniquità, che le rende non vincolanti per le coscienze dei singoli.La quinta edizione della marcia sarà a Roma, centro della cristianità e del potere politico. Le strade della capitale sono state attraversate, anche recentemente, da numerosi cortei indecorosi e blasfemi; il nostro corteo vuole invece affermare il valore universale del diritto alla vita e il primato del bene comune sul male e sull'egoismo. L'iniziativa sarà una «marcia» e non una processione religiosa e come tale aperta anche ai pro life non credenti e a tutti i gruppi che potranno partecipare con i loro simboli ad esclusione di quelli politici.Abbiamo però bisogno dell'aiuto di tutti!»
Sinodo. Un teologo australiano al Papa: «Non si limiti ad ascoltare ma dica cosa pensa e poi decida»
Pensieri, riflessioni e consigli per il prossimo Sinodo starordianrio sulla famiglia.
Il musulmano che in Libia
ha «follemente» scelto di morire assieme ai suoi amici cristiani di Etiopia
Tra i 28 etiopi uccisi dall'Isis in Libia e mostrati nell'ultimo orrendo video compare anche un musulmano. Si sarebbe offerto come ostaggio per non lasciare solo un amico cristiano
Gran Torino, 2008, diretto ed interpretato da Clint Eastwood, è un film capolavoro in cui il protagonista, Walt Kowalski, trasforma in ultimo la sua vita donandola per amore, liberando dal male i suoi amici. E realizzando in modo inatteso il modello di testimonianza che richiamava Benedetto XVI: «Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento della storia sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano credibile Dio in questo mondo». Una salutare meditazione nella Giornata mondiale per le vocazioni che si celebra questa domenica.
C'è del marcio nel regno di Danimarca, diceva Amleto. Ma anche nella Chiesa del Belgio qualcosina che non va sembra esserci. Con la sua scomparsa avvenuta la settimana scorsa in una clinica veterinaria, «Miss Chiwa», chihuahua di 11 anni, ha lasciato un grande vuoto non solo nel cuore dei suoi padroncini Joseph Guns and Sylvana Sonzogni, ma nell'intero quartiere di Auvelais, nella cittadina belga di Sambreville. Miss Chiwa era infatti una celebrità anche per la sua brillante carriera nel mondo della moda canina (aveva posato tra gli altri il marchio italiano Charlotte's dress) e per numerosi passaggi televisivi, partecipazione a videoclip ecc.Per lei è stato organizzato due giorni fa un funerale nella chiesa di Auvelais, con tanto di feretro davanti all'altare, liturgia della Parola e momenti di preghiera.Il parroco Francis Lallemand ha difeso l'idea sottolineando che «gli animali fanno parte della nostra vita, anche della Bibbia» e che «e che da loro possiamo apprendere il modo di rispettarci gli uni gli altri».Non si ha notizia di provvedimenti delle autorità ecclesiali in merito all'accaduto.
I fedeli tedeschi confermano la loro voglia di evoluzione nella Chiesa. Secondo il documento reso disponibile nel sito della Conferenza episcopale, le risposte al questionario intersinodale mostrano che i cattolici di Germania si aspettano grandi aperture dal Sinodo sulla famiglia. Soprattutto sui temi più spinosi: si chiede l'accesso all'eucaristia dei divorziati risposati, uno «sviluppo» della dottrina morale per l'accoglienza pastorale delle persone omosessuali, e una forma di «benedizione in chiesa per le seconde nozze civili».Queste richieste sono espressione di un serio discernimento, oppure mostrano un cattolicesimo diluito e alle corde? La domanda è lecita, soprattutto alla luce di quanto emerge da un'altra indagine di cui è stata data notizia giovedì scorso. Sempre sul sito della Conferenza episcopale tedesca, è stato dato conto della conclusione di un'altra analisi condotta su oltre 8.000 «operatori pastorali» in tutta la Germania. Il campione, composto dal 48% di sacerdoti, 22% di «collaboratori parrocchiali esperti», 18% «assistenti pastorali» e un 12% di diaconi, doveva fornire elementi sul grado di soddisfazione delle loro vita e del loro «lavoro». L'analisi, diretta da alcuni accademici di importanti centri di studio, ha raggiunto risultati che, forse, ci aiutano ad interpretare le risposte fornite al questionario intersinodale....
Canonizzando le vittime, «la Chiesa non fa altro che riconoscere i fatti, ossia il genocidio», ha sottolineato il capo della chiesa armena, il patriarca supremo e il Catholicos di tutti gli armeni, Karekin II, che celebrerà la cerimonia a Echmiadzin, a una ventina di km da Ierevan, in un edificio del IV secolo considerato la prima chiesa al mondo a essere stata costruita per volontà statale.
Se vero (non dimentichiamo che il famoso annuncio di uno scienziato coreano, anni fa, di avere per la prima colta clonato un essere umano si rivelò poi una clamorosa bugia) è scioccante. Una squadra di ricercatori dell'Università Sun Yat-sen di Guangzhou (cioè Canton) avrebbe per la prima volta modificato i geni di un embrione umano. Come sempre in questi casi, la squadra dice di averlo fatto per un bene importante, per rimediare cioè a malattie e malanni. Ma è del tutto evidente l'immediata deriva di una pratica così. Se fosse vero, e se la cosa prendesse piede, si potrebbero infatti creare embrioni umani con DNA selezionato e appositamente acconciato a seconda dei desideri dei committenti.
Quei sacerdoti uccisi dai partigiani che la Chiesa dovrebbe beatificare. Un dossier del Timone
«Questi sono i nostri beati». E questa l'ambiziosa «proclamazione» che 'Il Timone' propone ai lettori in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. Un dossier accurato e coraggioso, quello del mese di Aprile, in cui si affronta partendo dalla storia del beato Rolando Rivi, ucciso dai partigiani comunisti in odio alla fede sul finire della seconda guerra mondiale, le storie degli altri preti uccisi dalla violenza rossa. E ci si chiede che fare della loro memoria adesso che la Chiesa, con la beatificazione del seminarista martire, ha sancito che nel biennio '44-'46 si moriva in odium fidei.E nato così un dossier di 12 pagine nel quale raccontare le storie degli oltre 80 preti uccisi dai partigiani la cui morte può essere attribuita a odio politico religioso. L'ambizione, spiega già nel titolo il mensile è chiara: «Proporre la beatificazione collettiva: saranno i nostri martiri del Triangolo della morte».L'operazione è trasparente: «Dei 150 preti uccisi dalla violenza rossa, nel clima di vendette e ritorsioni, un buon numero trovò la morte perchè apertamente simpatizzante del Regime fascista e dunque compromesso, anche se un prete ucciso, da una parte o dall'altra, porta sempre dietro di sè un aberrante sacrilegio. Pochi cadono vittime di errori e vendette personali per questioni banali: eredità, prestiti etc...». «Ma c'è un numero - si fa notare - che una ricerca storica degna di tal nome deve incaricarsi di definire in maniera scientifica e che attualmente si aggira sulle 70-80 unità che trova la morte in un contesto ideologico-politico».In sostanza , furono uccisi perchè tenacemente anticomunisti. Avevano capito che mentre si combatteva la guerra di Liberazione le formazioni marxiste stavano utilizzando quel vasto movimento insurrezionale in vista di un'imminente rivoluzione comunista. Si tratta per lo più di preti emiliani e friulani, uccisi perchè dal pulpito condannavano non solo le aberrazioni della guerra, ma anche l'ideologia marxista che ispirava i princìpi di molte brigate partigiane.Il dossier si avvale di testimonianze di preti scampati ad agguati che erano finiti nella lista nera, come quella di don Raimondo Zanelli, oggi 85enne. Ma anche di documenti, tra cui lettere e diari, in cui viene mostrata la pianificazione strategica della caccia al prete da parte dei partigiani comunisti che non accettavano un disimpegno nella causa della Resistenza da parte di quei preti che non condividevano le impostazioni ideologiche delle Brigate Garibaldi.Ma la parte centrale del dossier racconta le storie di religiosi il cui ricordo oggi rischia di perdersi defintivamente con la morte degli ultimi testimoni. Da don Luigi Lenzini, la cui causa di beatificazione è già a Roma, a don Umberto Pessina, ucciso per il suo zelo anticomunista e sulla cui morte la giustizia ha detto una parola definitiva solo 40 anni dopo aver vinto la cortina di fumo del Pci, che conosceva i veri assassini e lasciò condannare un innocente. Ma c'è anche don Francesco Bonifacio, il santo degli infoibati. Senza dimenticare le storie di don Augusto Galli, ucciso perchè nella lista nera e infamato successivamente con l'attribuzione di un'amante, e don Giuseppe Iemmi, che dal pulpito condannò l'uccisione di un fascista e venne freddato dai partigiani.Le accuse per coprire quelle uccisioni venivano sempre giustificate attraverso un canovaccio che molto spesso ha retto alla prova degli anni anche per l'assenza di rigorosi processi giudiziari. Per alcuni lo spionaggio a favore dei nazifascisti, per altri l'infamia di un'amante, per altri ancora l'attività anti-resistenziale o anche solo aver ospitato in canonica un fascista in fuga. Accuse politiche dunque. Ma come fa notare don Nicola Bux nel suo contributo, «per diminuire la portata del sacrificio dei cristiani fin dai tempi di Gesù, si è cercato di giustificare le uccisioni per motivi politici e non per odium fidei. In realtà le due cause si fondono perchè l'amore per la Patria è una virtù cristiana e perchè nel sangue dei sacerdoti uccisi, anche di quelli di cui non si conosce neppure il nome, è presente una teologia della persecuzione che ha sempre accompagnato la vita della Chiesa».Ma c'è anche un aspetto che a 70 anni merita di essere ricordato: è la straordinaria avventura dei partigiani bianchi, cattolici, che morirono gridando «Viva Cristo Re» e che a differenza dei partigiani comunisti - come spiega lo storico Alberto Leoni - «agivano nel rispetto della popolazione civile». Si fanno largo le storie di Giuseppe Cederle o Aldo Gastaldi «Bisagno», ma anche di Franco Balbis. E non possono mancare le vicende epiche dei partigiani uccisi da altri partigiani, come il caso del comandante cattolico della Sap di Reggio Emilia Mario Simonazzi «Azor», i cui assassini, certamente partigiani, non vennero mai trovati. A indagare sulla sua morte fu una figura straordinaria di cattolico, partigiano e giornalista: Giorgio Morelli, che diede vita ad un'avventura editoriale, 'La Nuova Penna', nella quale per primo denunciò le uccisioni ad opera dei partigiani comunisti nel Triangolo della morte. Per questo suo impegno venne fatto oggetto di un agguato e morì per le conseguenze dello sparo poco tempo dopo. Anche lui un martire del Triangolo rosso.
Dopo l'approvazione del ddl sul «divorzio breve» al Senato [...] è più che mai il caso di interrogarsi sulle possibili conseguenze che un simile provvedimento, una volta pienamente in vigore, potrà determinare, soprattutto alla luce dell'ipotesi - da molti considerata plausibile - secondo cui, per le coppie italiane desiderose di continuare ad amarsi, non cambierà nulla, essendo la novità riservata a coloro che già intendono lasciarsi e si ritrovano purtroppo impigliati in un iter lungo ed economicamente costoso. Le cose stanno veramente così? Davvero facilitare gli addii non comporta alcun tipo di effetto? Un rapido sguardo alla situazione internazionale potrebbe aiutare a capire. Iniziamo con il considerare il caso della Spagna. Da quelle parti, grazie al governo progressista guidato da Josè Luis Zapatero, dal 2005 il divorzio express è realtà essendo la fase della separazione meramente eventuale. Ebbene, gli esiti di questa novità non si sono fatti attendere: 1.343.760 di rotture coniugali fra il 2003 ed il 2012 (la quasi totalità determinate dal «divorzio breve») con l'aumento vertiginoso di quelle conflittuali - furono il 35,52% del totale nel 2004, sono state il 40,74% nel 2012 (Instituto Política Familiar, 2013). A ciò si aggiunga il consistente flusso dei cittadini volati dall'estero in terra spagnola appositamente per portare a termine prima il loro divorzio - si stimano 2.000 italiani solo nell'ultimo quinquennio - e il risultato finale è purtroppo servito: in Spagna, oggi, finisce un matrimonio ogni 4 minuti.Un altro caso utile da esaminare è quello svedese. In Svezia per divorziare non vi sono particolari difficoltà da affrontare: niente tribunali, notai, avvocati, per capirci. Chi è intenzionato a lasciare il proprio marito o la propria moglie, infatti, può recarsi in Comune e dichiarare finito il matrimonio; un funzionario annoterà nel registro e seduta stante accorderà il divorzio: un'immediatezza che in Italia, c'è da scommetterci, molti guarderanno con invidia. Anche in questo caso la possibilità offerta dalla legge sembra purtroppo essersi tradotta in tendenza di massa: solo nell'anno 2013 oltre 25.000 matrimoni sono finiti in divorzio. Un dato impressionante che - stando a quanto osservato dall'Ufficio statistico svedese - non si era mai registrato dall'anno 1975 (Statistiska centralbyrån, 2014). Altrettanto preoccupante, se non di più, è inoltre il caso della Danimarca dove, dal luglio 2013, è possibile divorziare online, tramite firma elettronica, senza così dover neppure più incontrare l'ex partner. Una possibilità, questa, che più di qualcuno giudicherà ancora più efficiente e meno ipocrita delle altre presenti nel panorama internazionale, dal momento che riduce al minimo l'iter che precede l'ufficializzazione della fine di un matrimonio. Il prezzo di questo «progresso civile»? Eccolo: il 2014, per i danesi, è stato l'anno record dei divorzi, con una percentuale di rotture coniugali mai vista ed un tasso di divorzi cresciuto del 23% rispetto ai dieci anni precedenti, in particolare fra i più giovani, di età compresa cioè tra 20-29 anni, fra i quali si è registrata una percentuale di divorzi due volte più alta che nel resto della popolazione (Danmarks Statistik, 2015).Dunque, che cosa ci insegna l'esperienza internazionale? Un dato semplice ma al tempo stesso drammatico: che esiste un legame fra i divorzi maggiormente veloci e un numero maggiore divorzi, esattamente come ce n'è uno - messo in evidenzia da uno studio effettuato confrontando l'esperienza di diversi Paesi europei - fra la semplificazione o meno all'accesso al divorzio richiesto unilateralmente, consentita da un Paese, e la stabilità coniugale media che là si registrerà (Demography, 2014). Questo naturalmente non significa, tornando a noi, che se il Parlamento si decidesse improvvisamente a cestinare il progetto di legge sul «divorzio breve» le cose, per la famiglia italiana, di colpo migliorerebbero o che l'indissolubilità tornerebbe un valore condiviso da tutti. Però è pressochè sicuro - matematico, potremmo azzardarci ad affermare - che accelerare i tempi della rottura coniugale, in Italia, determinerebbe un drastico peggioramento della situazione. Per le persone che comunque sperimenterebbero sulla propria pelle un fallimento e il peso di dover ricominciare daccapo; e, soprattutto, per i più giovani i quali, oltre al precariato lavorativo, dovranno fronteggiare sempre più quello affettivo, che sarà presentato loro come un diritto anzichè come un limite, come una conquista e non come un elemento di drammatico impoverimento: oltre al danno, la beffa. [...]
Nel 1993, per restaurare la Cappella della Sindone, il Sacro telo fu spostato dalla sua custodia abituale in una teca blindata. Ma nella notte fra l'11 e il 12 aprile 1997, quando i lavori erano al termine, nella cappella esplode un devastante incendio, con una colonna di fuoco alta 25 metri. Arrivano i pompieri, il momento è drammatico. Uno dei più prestigiosi capolavori del barocco, opera mirabile di Guarino Guarini, sta per essere divorato dal fuoco distruttore. La Sindone è minacciata da un reale pericolo: la temperatura interna è molto alta e spezzoni di materiale incandescente cadono sul coro dove è custodita la reliquia. Compromessa ogni possibilità di aprire il meccanismo della teca, uno dei vigili decide di frantumarla con una mazza. I cristalli a prova di proiettile cominciano a frantumarsi sotto i possenti colpi. Dopo una quindicina di interminabili minuti, all'1.30 di quella notte, la Sindone è salva. Mario Trematore, l'eroico vigile, esce con i suoi colleghi trasportando a braccia l'involucro.
100 anni fa il genocidio degli armeni. La storia staordinaria di Armin Wegner, Giusto tra i Giusti
Esattamente 100 anni fa, nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915, l'organizzazione nazional-laicista dei Giovani Turchi (a forti infiltrazioni massoniche) perpetrò sugli armeni cristiani, nonchè su siri, assiri, caldei e greci cristiani presenti nei territori dell'impero ottomano (in quel mondo sostanzialmente 'congelato'), un genocidio di proporzioni immani. Costò la vita ad almeno 1 milione e mezzo di armeni, a cui si aggiunsero altre migliaia di vittime appartenenti alle altre minoranze etniche cristiane. Papa Francesco lo ha definito, con perfezione giuridica e storica, il «primo genicidio del secolo XX», e la Turchia se n'à data grande scandalo: la Turchia moderna, infatti, tutt'altro che avviata alla laicità, tanto meno al laicismo, affonda le radici proprio in quegli anni e in quella tragedia. Di essa, il tedesco Armin Wegner fu testimone diretto e indignato, documentatore d'eccezione attraverso fotografie oramai famosissime e un Giusto tra i Giusti perchè fece tutto quanto fu in suo potere per fermare la mattanza e sensibilizzare il mondo.
Tornare a Martin Lutero per capire bene quali e quanti danni ha prodotto. Oggi, non solo ieri
Si avvicina (nel 2017) il quinto centenario della Riforma protestante e riconsiderare bene cosa successe allora, e cosa succede oggi, per effetto della rottura provocata da Martin Lutero (1483-1546) è opportuno, utile e doveroso.
Il 21 aprile 2005 il parlamento di Madrid approvò la legge che autorizza i «matrimoni» omosessuali con 183 voti favorevoli, 136 contrari e 6 astensioni. Allora il Partito Popolare, all'opposizione, protestò, ma, una volta giunto al potere, non ha più mosso un dito.
La vita religiosa non è morta. I Benedettini di Norcia, esempio per l’Anno della vita consacrata
Abbiamo parlato diverse volte dei Benedettini di Norcia, un piccolo miracolo che si è realizzato grazie alla Provvidenza e alla sapienza del loro abate e fondatore, dom Cassian Folsom. Una comunità giovane, 33 anni l'età media, che ha fatto rivivere la presenza benedettina in quella perla dell'Umbria da cui è partita un'epopea di fede e civilizzazione e da cui i monaci erano assenti da oltre 150 anni. L'Anno della vita consacrata sta scorrendo piuttosto in sordina, con incontri qua e là di esponenti di ordini religiosi in via di estinzione, ma ancora intenti a rilanciare parole d'ordine, slogan, formule di una stagione che doveva essere una «nuova primavera» e si è rivelata sterile ed esiziale come una gelata d'inverno. Quello dei Benedettini di Norcia è invece un caso si cui molti potrebbero e dovrebbero riflettere, di una limpida ed equilibrata applicazione dell'indicazione chiave del decreto conciliare sul rinnovamento della vita religiosa, Perfectae Charitatis...
Non era bello nè laureato, ma solo schizofrenico. Il donatore di sperma 9623 ora ha oltre 30 figli
Laureato in neuroscienze, con un master in intelligenza artificiale, un dottorato in neuroscienze ingegneristiche, 160 di quoziente intellettivo, «maturo», bellissimo e con una «storia clinica impressionante» per quanto riguarda la salute. Così una banca del seme americana ha presentato il donatore 9623 alla coppia lesbica Angela Collins e Margaret Elizabeth Hanson...
Spagna, cuore di Eurabia:
in Catalogna spuntano tribunali musulmani
e «polizia della shari’a»
Cinquecento vent'anni dopo la fine della Reconquista, parte degli spagnoli torna a vivere sotto l'egida della sharia.
Gli anatomisti evoluzionisti di fama mondiale Lord Solly Zuckerman e Charles Oxnard dimostrarono adeguatamente che tutta la specie Australopithecus è in realtà da escludere dal nostro albero genealogico.
Perchè la teoria della relatività di Einstein non c’entra con il relativismo. Semmai con l’Assoluto
[...] Nel 1940, dopo che anche nella sua partenza dalla Germania, aveva trovato accoglienza e aiuto in Belgio, anche grazie a già citato Lemaître, ebbe a dichiarare al Time: «Solo la Chiesa ha fatto quadrato sul percorso della campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto in precedenza un interesse particolare per la Chiesa, ma ora sento verso di essa una grande ammirazione, poichè la Chiesa sola ha avuto il coraggio e la perseveranza per difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Mi trovo quindi costretto a confessare: ciò che io un tempo disprezzavo, ora io lodo senza riserve»( M. Burleigh, In nome di Dio, Rizzoli, Milano, 2007, p. 249). [...]
[...] «E stato un momento che non potrò mai dimenticare. Ero con altri patologi nella biblioteca di Palazzo Reale che aveva le finestre oscurate da sacchi neri messi da noi. Il Lenzuolo era appoggiato su un lungo tavolo illuminato da una luce radente inclinata di 45 gradi per prelevare i frammenti di stoffa, noi stavamo seduti a turno su un trespolo. Quando è toccato a me, ho avuto l'impressione che l'immagine prendesse corpo. Era come se la vedessi in tre dimensioni, e ho pensato che i miei occhi mi stessero facendo un brutto scherzo» [...]
Jihadista tagiko scappa dalla follia dello Stato islamico. Adesso è un ex, sbigottito e pentito
«Ci dicevano: 'Dovete uccidere i bambini senza pietà. Dovete uccidere le donne, gli ebrei, gli infedeli e gli sciiti. Dovete ucciderli tutti'». E la testimonianza di un giovane uomo tajiko, reclutato a Mosca dai miliziani dello Stato islamico (IS) per combattere in Siria e riuscito a fuggire.
Nel periodo che va dal 2005 al 2013 i cattolici battezzati nel mondo hanno registrato una rapida crescita, con un incremento percentuale di oltre il 12%. Nello stesso arco temporale essi sono complessivamente passati da quasi 1.115 a 1.254 milioni, con un aumento assoluto di 139 milioni di fedeli battezzati. Poichè nello stesso periodo la popolazione mondiale è passata da 6.463 a 7.094 milioni, l'incidenza dei cattolici a livello planetario è aumentata dal 17,3 al 17,7 per cento. Questi valori, però, esprimono la sintesi di situazioni molto diverse tra i vari continenti
Monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, in Nigeria, vive in costante pericolo. Ha Boko Haram letteralmente in casa, perchè lo Stato di Borno, di cui Maiduguri è la capitale, è stato la culla delle prime cellule di terroristi. «Le prime bombe di Boko Haram esplosero a Borno nel 2009, da allora la Chiesa in questa zona è stata oggetto di attacchi costanti, che l'hanno devastata e traumatizzata', racconta il vescovo, in visita in Spagna per portare la sua testimonianza al congresso sulla libertà religiosa «Siamo tutti Nazareni».
Fede, fame di Dio, fiducia nell'uomo. Salvatore Mellone ha 38 anni, un male incurabile diagnosticato cinque anni fa e ora in fase terminale. Un paradosso tutto umano: bene e male convivono nello stesso corpo, in maniera così forte e resistente che l'uno non riesce a sconfiggere l'altro. Ma una vittoria ieri pomeriggio c'è stata, quella del desiderio più grande di Salvatore Mellone, essere ordinato sacerdote. E così, dopo aver ricevuto i ministeri del Lettorato e dell'Accolitato martedì e l'ordine sacro del Diaconato mercoledì, ieri il seminarista barlettano ha ricevuto il Presbiterato nel corso di celebrazioni eucaristiche nella propria abitazione, in cui ha pronunciato la sua prima benedizione, rivolta a Papa Francesco (che gli aveva telefonato nei giorni scorsi, chiedendogli di rivolgere a lui la sua prima benedizione ndr) .Hanno assistito alla celebrazione quasi 600 persone, accorse nella Chiesa del SS. Crocifisso, dove è stato installato un maxi-schermo. A prendere la decisione dell'ordine presbiterale l'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri, il quale ha spiegato che «Salvatore, anche nella malattia, ha vissuto intensamente la sua preparazione al sacerdozio, per cui abbiamo ritenuto opportuno di ordinarlo presbitero, per dare gloria alla SS. Trinità e per l'edificazione del nostro presbiterio e del popolo di Dio. Abbiamo ottenuto il parere favorevole della Congregazione del Clero e del Rettore del Seminario Regionale di Molfetta; i presbiteri diocesani che ho potuto sentire mi hanno confortato con il loro beneplacito. Il sacerdozio ministeriale è un dono. Il diacono Salvatore è stato scelto da Gesù Cristo e secondo il giudizio di coloro che hanno attestato la sua formazione. Il presbitero è il buon pastore del gregge».La vita di Salvatore Mellone, che lo ha visto anche giornalista e poeta, è giunta così all'apice vocazionale; Don Salvatore è uscito dai territori della sofferenza e ha cominciato un percorso sereno verso la fine della vita terrena, quella a cui ogni essere umano è chiamato a prepararsi ineluttabilmente. Realizzato il progetto di Dio sulla sua persona, Don Salvatore chiude recitando un passo di San Paolo: «Sono persuaso che nè morte, nè vita, nè angeli, nè principati, nè presente, nè avvenire, nè altezza, nè profondità potrà mai separarci dall'amore di Dio». Un amore incondizionato che permea l'essere terreno nella sua perfettibilità; un amore costitutivo della vita celeste, sostanziale e saziante. E così ieri Salvatore, Don Salvatore, ha saziato la sua anima, accompagnato da un'intera comunità che si è commossa con e per lui.
Kathmandu (AsiaNews) - Tredici giovani sono stati battezzati nella notte di Pasqua dopo aver deciso di abbracciare la fede cattolica. Si tratta di ragazzi provenienti da famiglie indù e buddiste, che ora sono pronti ad essere «testimoni della resurrezione di Gesù Cristo» e a «lavorare per il Regno di Dio».Tengee, ventenne studentessa di college racconta ad AsiaNews: «Quando ho sentito per la prima volta parlare della religione cattolica, i miei genitori indù mi hanno vietato di entrare in chiesa per tutto il periodo scolastico. Quando ho finito la scuola e mi sono iscritta al college, ho condiviso con altri il mio interesse per il cristianesimo, che mi portavo dietro dalla fanciullezza. Un amico mi ha aiutato e abbiamo letto la Bibbia durante gli intervalli delle lezioni, quasi tutti i giorni».«Insieme - continua Tengee - abbiamo comprato una Bibbia con quello che risparmiavamo ai pasti. Ci alternavamo per portare la Bibbia e tenerla sempre nascosta dalle nostre famiglie indù. Un giorno ho incontrato uno studente del St. Xavier College [college cattolico, ndr] e gli ho chiesto dove potevo incontrare dei cattolici e trovare una chiesa. Probabilmente mi ha guidato Dio quando quel giorno ho raggiunto la cattedrale dell'Assunzione a Lalitpur, dove vado ancora oggi per la Messa domenicale». «Ho incontrato il parroco - prosegue - e gli ho detto che volevo diventare cattolica. Lui mi ha detto di unirmi alla classe dei catecumeni. Ho studiato e imparato la religione cattolica per più di due anni. Quest'anno ho completato la mia preparazione e sono stata battezzata il giorno di Pasqua».Tangee spiega che i ragazzi hanno pianificato una missione evangelizzatrice: «Noi tredici convertiti abbiamo discusso fra noi come rendere Gesù visibile e accessibile per la gente del Nepal. Le società tradizionali nepalesi sono dominate dagli indù e molte persone vogliono diventare cristiane ma non sanno come fare. Così, la prima cosa che abbiamo pensato è di condividere l'amore di Dio, che è giusto e non discrimina».«La seconda cosa che dobbiamo fare come convertiti - dice - è non esitare ad identificarci come testimoni della resurrezione di Gesù Cristo. Leggendo la Bibbia abbiamo capito che Gesù è risorto perchè Figlio di Dio. La terza cosa da tenere a mente è che anche noi siamo figli di Dio, e la quarta cosa è che l'armonia, la pace e il rispetto sono possibili solo nel Regno di Dio».«Noi - continua Tangee - vogliamo diventare i paladini di questi quattro princìpi e vogliamo diffondere le parole di vita di Dio a tutte le persone e a tutta la società. Questi quattro princìpi sono le luci di Dio che abbiamo acceso a Pasqua».Un altro ragazzo convertito, Rosan, racconta: «Noi abbiamo iniziato la nostra missione partendo dalle nostre famiglie, perchè sono le nostre famiglie che vogliamo convertire prima di tutto. Poi vogliamo raggiungere i nostri vicini buddisti won, gli abitanti della città e diffonderci i tutto il Paese. Non vogliamo imporre o forzare la conversione - continua Rosan - e crediamo che ci siano migliaia di persone che stanno vivendo nell'oscurità senza la luce di Cristo».Contagiati dall'entusiasmo di questo piccolo gruppo di giovani, molti altri cattolici hanno lodato i loro sforzi e sono contenti di aiutare la nuova gioventù cristiana nell'opera di evangelizzazione.
Chi vuole cambiare la dottrina o pretende sia fatto è eretico. Lo dice
il card. Brandmüller
«E evidente che la pratica pastorale della Chiesa non può essere in opposizione alla dottrina vincolante o semplicemente ignorarla. certo, un architetto potrebbe anche costruire un ponte bellissimo. Ma se non prestasse attenzione alle leggi dell'ingegneria strutturale rischierebbe il crollo della sua costruzione. Allo stesso modo, ogni pratica pastorale deve seguire la Parola di Dio, se non vuole fallire. Un cambiamento della dottrina, del dogma, è impensabile. Chi tuttavia lo fa consapevolmente, o invoca con insistenza che venga fatto, è un eretico, anche se indossa la proprora romana»
Il card. Napier: il card. Kasper non è il «teologo del Papa». Preoccupante
che qualcuno lo dica
Il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, in Sudafrica, è chiarissimo. Trova preoccupante che si definisca il cardinal Walter Kasper come il «teologo del Papa». Non lo è. Dice il card. Napier «credo che Papa Francesco è già un teologo di suo. Per questo, non ha bisogno che nessuno sia presentato come il «suo teologo»». Fine, autorevole, della discussione. Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWhenUsed="true"
Il leader socialista spagnolo fa le pentole ma non i coperchi: sbaglia, e vota contro l’aborto
Imbarazzo per il leader dei socialisti spagnoli che per errore ha votato a favore della contestata riforma della legge sull'aborto proposta dal Partido Popolar. E' stato lo stesso Pedro Sanchez a scusarsi su Twitter. 'Il mio impegno in difesa della libertà delle donne che hanno meno di 18 anni è forte. Mi spiace per l'errore', ha twittato. La riforma, che reintroduce per le minorenni l'obbligo di avere il consenso dai genitori, è passata in prima votazione con 184 voti a favore.
Sfoderano il rosario in fabbrica contro la crisi economica. A Torino, padroni e operai assieme
Se ne stanno lì, in piedi nella loro fabbrica, radunati intorno a un tavolino dove, tra fogli e attrezzi di lavoro, hanno sistemato una minuscola croce blu, fatta di legno. Se ne stanno lì, le guance ancora un po' stropicciate dal sonno. Qualcuno, con le mani levigate dalla fatica, impugna fin quasi a nasconderlo un rosario. Sono operai, impiegati, ci sono perfino i «padroni». Pregano. Tutti insieme. In un groviglio di fede e di dubbi che nessuno può giudicare chiedono alla Madonna di aiutarli ad uscire dalla crisi. «Dacci la forza - dicono - per affrontare con serenità questo periodo». «Ispiraci, fai rinascere un'economia che non si dimentichi delle persone».
Sarah: grave errore non intervenire su sacerdoti e vescovi che diffondono errori dottrinali
Il prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il cardinale Robert Sarah, ha concesso una lunga intervista alla rivista bimestrale francese «L'Homme Nouveau», in cui tocca numerosi temi: la fede, la liturgia, e l'Africa cattolica, con le sue forze e le sue debolezze. Il Porporato della Guinea ha sottolineato che la Chiesa deve avere un ruolo materno e paterno, di educatrice, ricordando l'enciclica «Mater et Magistra». Si ha l'impressione che oggi non ci siano più frontiere definite fra chi è fuori e dentro la Chiesa, ha detto l'intervistatore. Il Cardinale ha risposto: «Credo che permettere a un prete o a un vescovo di dire delle cose che scuotano o rovinino il deposito della fede, senza chiedergliene ragione, è un grave errore. Al minimo bisogna chiamarlo e chiedere di spiegare le ragioni delle sue affermazioni, senza esitare nel chiedergli di riformularle in maniera conforme alla dottrina e all'insegnamento secolare della Chiesa». Permettere alle persone di dire o scrivere quello che vogliono sulla dottrina e la morale «attualmente disorienta i cristiani e crea una grande confusione su ciò che Cristo e la Chiesa hanno sempre insegnato». La Chiesa deve assumere un ruolo paterno e materno: «Un servizio umile per il bene dell'umanità. Soffriamo oggi di una mancanza di paternità. Se un padre di famiglia non dice nulla ai suoi figli sulla loro condotta, non agisce come un vero padre. Tradisce la sua ragione e la sua missione paterna». E il primo dovere di un vescovo verso i sacerdoti è analogo. «Sfortunatamente oggi l'autorità sovente tace per timore di essere definita intollerante, e di essere decapitata. Come se mostrare la verità a qualcuno volesse dire essere intolleranti o integralisti, mentre si tratta di un atto d'amore». Sarah parla dell'Africa, della necessità di una maggiore esperienza e preparazione da parte dei sacerdoti, («abbiamo molte vocazioni, ma non abbastanza formatori solidi ed esperienza») e di quello che il continente può dare al cristianesimo: «Oggi nel contesto di crisi profonda che vede la fede stessa rimessa in causa, e i valori rigettati, credo che l'Africa possa portare, nella sua povertà e nella sua miseria i suoi beni più preziosi: la sua fedeltà a Dio, al Vangelo, il suo attaccamento alla famiglia, a alla vita, in un momento storico in cui l'Occidente dà l'impressione di voler imporre valori contrari». Il porporato ha poi toccato il tema della liturgia. «Constatiamo sempre di più che l'uomo cerca di prendere il posto di Dio, che la liturgia diventa un semplice gioco umano», ha lamentato Sarah. «Se le celebrazioni eucaristiche si trasformano in luoghi di applicazione delle nostre ideologie pastorali e di opzioni politiche partigiane che non hanno nulla a che vedere con il culto spirituale di celebrare secondo il modo voluto da Dio, il pericolo è immenso». C'è bisogno di più cura e fervore nella formazione liturgica dei futuri preti la cui «vita interiore e fecondità del ministero dipenderanno dalla qualità della relazione con Dio, nel faccia a faccia quotidiano della liturgia». Sulla riforma e le polemiche relative il Prefetto del Culto Divino ha detto: «Benedetto XVI è stato chiaro sul fatto che la Chiesa non si costruisce a colpi di rotture, ma nella continuità. Sacrosanctum Concilium, il testo conciliare sulla santa liturgia, non sopprime il passato. Per esempio, non ha mai chiesto la soppressione del latino o la soppressione della messa di san Pio V». L'intervistatore ha poi chiesto quale deve essere l'atteggiamento della Chiesa davanti alle pressioni del mondo e della cultura relativistica. «Se la Chiesa comincia a parlare come il mondo e ad adottare il linguaggio del mondo, dovrà accettare di cambiare il suo modo di giudizio morale, e di conseguenza dovrà abbandonare la sua pretesa di guidare e rischiarare le coscienze… rinunciare alla sua missione di essere per i popoli una luce di verità». Allora, sottolinea il Cardinale, «penso che il magistero deve restare fermo come una roccia. Se si crea un dubbio, se il magistero si situa in rapporto al momento in cui viviamo, la Chiesa non ha più il diritto di insegnare…. Il Vangelo resta lo stesso. Non si muove. Naturalmente dobbiamo trovare un lavoro di formulazione per raggiungere meglio le persone, ma non possiamo, sotto il pretesto che non ci ascoltano più, adattare la formulazione dell'insegnamento di Cristo e della Chiesa alle circostanze, alla storia, o alla sensibilità di ciascuno. Se si crea un magistero instabile, si crea un dubbio permanente. C'è un lavoro immenso da compiere: rendere percettibile l'insegnamento della Chiesa mantenendo intatto il nocciolo della dottrina. Ecco perchè è inammissibile separare la pastorale dalla dottrina: una pastorale senza dottrina è una pastorale costruita sulla sabbia».
Fedeli in fuga? Tocca al principe del marketing spiegare ai vescovi il valore della «tradizione»
Pochi paesi hanno sofferto tanto le conseguenze della crisi post-conciliare come il Brasile, dove il numero di cattolici è calato del 35% negli ultimi trent'anni. Qualche anno fa, preoccupati con l'emorragia di fedeli, i vescovi brasiliani hanno arruolato un'importante azienda di marketing, l'ALMAP, il cui presidente, Alex Periscinoto, era stato nominato «miglior marketing manager» del Brasile.I membri della Commissione esecutiva della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile si aspettavano da Periscinoto un consiglio su come impostare la pastorale della Chiesa, offrendo una migliore immagine dell'istituzione, al fine di fermare l'emorragia di fedeli che, per lo più, stanno passando alle communità evangeliche.Il risultato è stato sorprendente. Periscinoto ha presentato i risultati del suo studio davanti a duecento tra vescovi e sacerdoti legati alla pastorale. Dire che siano rimasti scioccati dal discorso dell'esperto in marketing, è poco. Forse si aspettavano che egli consigliasse di dipingere le chiese in colori vivaci, di introdurre più musica pop, liturgie aggiornate e via dicendo. Invece…«Il primo strumento di marketing della storia del mondo è stato la campana - ha esordito Periscinoto - ed era il migliore. Quando suonava, non solo raggiungeva il 90% degli abitanti, ma ne modificava il comportamento personale. Voi avete poi inventato uno strumento che è ancora utilizzato nel marketing commerciale. Si chiama 'display'. Il display è qualcosa che utilizziamo per enfatizzare, per proporre con forza qualcosa al pubblico. Quando tutte le case erano basse, voi costruivate chiese con torri e con campanili sei volte più alti. Questo permetteva l'immediato riconoscimento della chiesa: eccola!«Voi avete poi inventato il primo logotipo della storia. Il logo è un simbolo utilizzato per far sì che il marchio sia facilmente riconoscibile. Il vostro era il migliore: la Croce. Questo logotipo era collocato sempre sopra il punto più alto e visibile del display. Nessuno poteva sbagliarsi: quella era la chiesa cattolica! Questo logotipo inventato da voi era così efficace che perfino Hitler lo utilizzò, con alcune piccole modifiche, per mobilitare le masse. E quasi vinse la guerra.«Voi avete inventato anche la campagna promozionale. Cos'è una processione religiosa? Per un paese di campagna, oppure per un quartiere di una grande città, niente è più promozionale di una processione, per esempio, in onore della Madonna. Quando noi, esperti in marketing, organizziamo un evento promozionale, utilizziamo molto di ciò che la Chiesa ha inventato. Noi sfoggiamo bandiere e stendardi, noi abbigliamo i nostri rappresentanti con costumi particolari per far sì che siano facilmente riconoscibili. Noi cerchiamo di creare una mistica commerciale. Ma la nostra mistica non sarà mai così ricca come la vostra.«Purtroppo, voi avete cambiato il modo in cui è celebrata la Messa. Oggi la Messa non è più in latino e non si volgono più le spalle ai fedeli. Pensavate forse di far qualcosa gradita. Invece, ho una brutta notizia da darvi. Mia mamma mai pensò che il sacerdote le volgeva le spalle. Lei pensava invece che tutti, fedeli e celebrante, guardassero Dio. A lei piaceva il latino, anche quando non ci capiva un granchè. Per lei, il latino era un linguaggio mistico col quale i ministri della Chiesa parlavano con Dio. Lei si riteneva privilegiata e ricompensata per aver assistito, in ginocchio, a una cerimonia così importante. Secondo me, il cambiamento che voi avete fatto nella liturgia della Messa, è stato un tremendo errore. Posso sbagliare. Io non sono un teologo. Io analizzo il problema dal punto di vista del marketing. E da questo punto di vista, è stato un disastro.«Voi avete tolto il costume particolare, la talare, che contraddistingueva i vostri rappresentati commerciali, i preti. Avete così buttato via un marchio.«Voi avete snaturato i vostri display, facendo le chiese sempre più simili ai palazzi civili.«Tutto ciò che voi avete inventato contiene un'offerta, qualcosa che voi volete vendere. Il vostro prodotto si chiama Fede. Ma ho anche una buona notizia da darvi. Questo prodotto, oggi, trova una domanda sempre crescente. Il mercato, forse, non è mai stato tanto propizio per la Fede. Voi, però, parlate più di politica che di Fede. Potete, dunque, lamentarvi se le vostre chiese sono sempre più vuote, mentre i saloni dei gruppi evangelici sono sempre più pieni?».
Cosa i cristiani libanesi si preparano ad accogliere
le orde dell’Isis che caleranno dai monti
Così i cristiani libanesi si preparano ad accogliere le orde dell'Isis che caleranno dai monti
L'abbazia di Marcilhac-sur-Cèlè, nei Pireni, è un gioiello inestimabile. Risale al secolo IX, ma l'usura del tempo si fa vedere e sntire. Oggi versa ins erio pericolo, ma nesuno vi mette mano, Per questo, il curato don Guillaume ha deciso di piegare anche Facebook alla riedificazione della Chiesa postando un video-appello. La buona notiza è che in un mese hanno già risposto 15mila persone. La Francia non è del tutto perduta...
Lahore (Agenzia Fides) - Un adolescente cristiano, Nauman Masih, 14 anni è stato bruciato vivo da alcuni giovani musulmani che Nauman non conosceva. Il giovane ora è ricoverato in ospedale a Lahore, dove lotta tra la vita a la morte, con gravi ustioni su tutto il corpo. Come appreso da Fides, l'episodio è avvenuto venerdì 10 aprile, quando i giovani musulmani che stavano recandosi in moschea hanno incontrato Nauman lungo la strada. Fermatolo, avendo saputo che era di religione cristiana, lo hanno picchiato, hanno gettato benzina su di lui e poi gli hanno dato fuoco, fuggendo. La polizia è stata avvertita e ha registrato una denuncia contro ignoti. Nauman ha dichiarato al sovrintendente di polizia: «I giovani che mi hanno aggredito erano dei perfetti sconosciuti. Hanno iniziato a percuotermi dopo che io ho detto di essere cristiano. Ho provato a scappare ma mi hanno inseguito e cosparso di benzina». Nauman si è buttato su un mucchio di sabbia, mentre alcuni passanti lo hanno aiutato a spegnere il fuoco sul suo corpo e hanno chiamato un'ambulanza. «Condanniamo con forza il grave episodio di odio religioso. Abbiamo subito inviato un rapporto al Primo ministro del Punjab, Shahbaz Sharif» ha detto a Fides Sardar Mushtaq Gill, avvocato cristiano e difensore dei diritti umani.In una nota inviata a Fides, Nasir Saeed, direttore dell'Ong CLAAS («Center for legal aid assistance and settlement») afferma: «Siamo in una situazione deplorevole. L'odio contro i cristiani ha raggiunto un livello davvero pericoloso se un innocente cristiano può essere bruciato vivo da estremisti islamici senza alcun motivo. I cristiani in Pakistan vivono sotto costante paura per la propria vita, nonostante le rassicurazioni del Primo ministro Nawaz Sharif».
Da Assisi a Pechino, lo slancio missionario «folle» dei francescani, ben prima di Matteo Ricci
...Nel 1278 papa Niccolò III inviò i francescani Gerardo da Prato, Antonio da Parma, Giovanni da Sant'Agata, Andrea da Firenze e Matteo d'Arezzo con due lettere: una per l'ilkhan di Persia, una per il Gran Khan Kublai. Mèta della missione era la nuova capitale dell'impero mongolo dopo la sottomissione della Cina: Pechino.Nel 1286 partì a quella volta un altro minorita, Giovanni da Montecorvino, che a Pechino fondò nel 1307 con il sostegno di papa Clemente V la prima diocesi. Quindi due suoi confratelli, Peregrino da Castello e Pietro di Firenze, crearono nel 1312 un'ulteriore diocesi nell'importante città portuale di Zayton (Quanzhou). Queste vicende ci sono note soprattutto attraverso l'ampio scritto di frate Odorico da Pordenone, che riecheggia a tratti quello di Marco Polo.I successi non mancarono e diverse migliaia furono i mongoli convertiti. Tuttavia dopo la morte di Giovanni da Montecorvino, avvenuta nel 1328, la fragile compagine missionaria entrò in crisi nonostante nuovi arrivi di valenti religiosi tra cui il minorita Giovanni dei Marignolli, nuovo arcivescovo di Pechino tra il 1342 e il 1346.Ma nel 1368 una rivolta che covava da tempo pose fine alla dinastia Yuan. Quella successiva dei Ming, rigorosamente cinese, non perdonò ai cristiani latini la benevolenza che i mongoli avevano dimostrato nei loro confronti: così ebbe fine prima esperienza cristianizzatrice occidentale. Quando due secoli circa più tardi giunsero i nuovi missionari gesuiti di quella lontana presenza cattolica francescana restava ormai solo un vago ricordo.
«Dobbiamo suscitare in tutti i modi possibili una grande mobilitazione, non solo internazionale ma mondiale. Una mobilitazione che sia di vero, efficace, pubblico sostegno a tutti i musulmani moderati che intendono reagire a questa ferocia inaudita e inaccettabile per la civiltà»
Padre Pedro Barrajon:
«Il demonio non è un Dio del male, ma non conta nulla nei confronti di Dio»
Parla padre Pedro Barrajon, direttore dell'Istituto Sacerdos, promotore del corso Esorcismo e preghiera di liberazione che si terrà presso l'Ateneo Regina Apostolorum
Il Cairo (Agenzia Fides del 10 aprile) - Come accade ormai abitualmente in prossimità delle festività cristiane, ancora una volta nell'imminenza della Pasqua copta - che sarà celebrata domenica 12 aprile secondo il Calendario giuliano - nei settori islamisti radicali si aprono controversie sulla liceità per i credenti musulmani di congratularsi e rivolgere auguri ai propri concittadini cristiani. In passato siti islamisti d'impronta salafita hanno richiamato i musulmani ad esimersi da ogni forma di partecipazione, anche indiretta, alle feste cristiane, attaccando gli islamici che presentano felicitazioni e auguri ai propri vicini cristiani soprattutto in occasione del Natale. Quest'anno, in vista della Pasqua imminente, in alcune dichiarazioni pubbliche di riconosciuti leader salafiti si registra un evidente cambio di rotta. Secondo fonti egiziane consultate dall'Agenzia Fides, il predicatore islamista Mohamed Abasiry ha riconosciuto come lecite le felicitazioni rivolte ai cristiani in occasione delle loro feste, facendo appello al principio della «giustizia». Mentre il predicatore salafita Osama Qusi ha aggiunto che nessuna regola e prescrizione islamica vieta ai musulmani di congratularsi con i cristiani, e quindi vanno considerate invalide tutte le fatwa che pretendono di far valere tali proibizioni.
I tre ingredienti per far funzionare la medicina della misericordia, secondo sant’Antonio di Padova
Il 'balsamo della Divina Misericordia', dice sant'Antonio, dev'essere unito a tre ingredienti che vengono dall'azione dell'uomo e rendono efficace il dono di Dio, essi sono: pentirsi dei peccati, confessarsi e riparare al male fatto. Solo allora il grande farmacista, lo Spirito Santo, può preparare il ricostituente per rimettere in forma l'anima del penitente
Qualche settimana fa numerosi sacerdoti inglesi avevano lanciato una petizione, che ormai ha raggiunto e superato le 700 firme, ai Padri sinodali affinchè non cambiassero l'insegnamento secolare della Chiesa in tema di divorzio e sacramento del matrimonio.
Adesso qualcun altro si accorge che l'Europa rinnega se stessa, scolora il suo sangue, cancellando la croce. Il Continente dei lumi, quello nato contro l'oscurantismo medievale, ha paura a dire il nome delle cose, spegne la luce. Davanti alla persecuzione dei cristiani quando timidamente - ed è già un miracolo - scrive denunce e versa lacrime trascura due particolari: l'essenza intima delle vittime e il dichiarato movente dei carnefici.
Il lascito di Ratzinger: crescono del 25% le ordinazioni sacerdotali negli Usa
Secondo gli ultimi dati resi noti dalla Conferenza episcopale statunitense (raccolti dal Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University), nel 2015 saranno quasi 600, per la precisione 595, le ordinazioni sacerdotali nel Paese. L'anno scorso erano state 477. Si tratta di un aumento di circa il 25% in un solo anno. E' uno dei più robusti segnali di ripresa vocazionale dopo una crisi pluridecennale iniziata nel primo post-Concilio. Qualche numero: le ordinazioni erano state 994 nel 1965, 771 nel 1975, 533 nel 1985, 511 nel 1995 e 454 in 2005. Che la caduta si fosse arrestata era chiaro già da alcuni anni. Ora, appunto, sembra manifestarsi una chiara e vibrante inversione di tendenza.
Il Papa «usa» san Gregorio di Narek per difendere la memoria del genocidio dei cristiani armeni
Solo con «gesti concreti di riconciliazione e di pace» sarà possibile avere una «lettura» condivisa del massacro del popolo armeno avvenuto 100 anni fa. E la considerazione principale del discorso che Papa Francesco rivolto al Sinodo patriarcale della Chiesa Armeno-Cattolica, alla vigilia della Messa che domenica prossima, nella Basilica di San Pietro, il Papa presiederà per commemorare quella drammatica pagina di storia.
Myriam, vittima dello Stato islamico: «Dio ama anche i nostri persecutori, ma non ama Satana»
Una testimonianza sconvolgenete e meravigliosa, soprattutto vista la tenera età di questa piccola profuga cristiana irakena sfuggita alle mani assassine dell'ISIS, raccolta dal canale arabo cristiano Sat-7 Arabic.#PrayForMyriam
A dicembre saranno beati
i francescani vittime dei comunisti peruviani di «Sendero Luminoso»
Michal Tomaszek e Zbigniew Strzakowski, uccisi l'8 agosto 1991, hanno giù una piazza loro intiitolata nel villaggio di Pariacoto dove venenro martirizzati. A fine anno verranno esaltati alla glioria degli altari.
«Iesus Ahatonnia»: quando Gesù nacque anche tra gli Uroni portatovi da un santo martire francese
L'inno 'Iesus Ahatonnia' fu scritto nel 1643 dal padre gesuita francese Jean de Brèbeuf (1593-1649), missionario tra i pellerossa nordamericani, martire della Nuova Francia (un territorio poi suddiviso tra Canada e Stati Uniti) assieme ad altri 7 compagni e santo della Chiesa Cattolica. San Giovanni visse tra gli Uroni e morì ucciso dagli Irochesi loro nemici.
Per ricordare Mario Palmaro: quattordici anni di articoli sul Timone
Lo scorso 9 nove marzo abbiamo ricordato il primo anniversario della morte di un grande amico e un grande cristiano, Mario Palmaro. Firma storica del Timone e per anni membro del suo comitato di redazione, aveva iniziato a collaborare con la nostra rivista a partire dal n. 6 (marzo-aprile 2000). Il suo ultimo articolo, dedicato ad Eugenio Corti, è uscito il mese stesso della sua scomparsa. Pensando ai lettori che per anni lo hanno seguito e apprezzato, e ai tanti che in questi mesi hanno espresso il desiderio di conoscerne meglio la figura e il pensiero, abbiamo preparato un volume intitolato semplicemente: MARIO. Si tratta della raccolta di tutti gli articoli che Palmaro ha scritto sul nostro mensile, ben 131.
La riforma sanitaria di Obama viola la libertà religiosa. E in Colorado si puà farne a meno
Ce l'hanno fatta, giustizia è compiuta! Stati Uniti, Distretto del Colorado: il giudice John Kane ha emesso una sentenza definitiva, con la quale ha riconosciuto piena tutela a quanti, in nome della propria fede, non intendano assecondare il diktat liberticida, che il Dipartimento Salute e Servizi Sociali intendeva loro imporre. Diktat, per il quale qualsiasi datore di lavoro - che sia cattolico o meno - sarebbe stato costretto ad estendere la copertura assicurativa per i propri dipendenti anche alle pratiche di sterilizzazione ed agli anticoncezionali, abortivi compresi. Salate le multe previste per gli inadempienti, ma ottemperare alla normativa avrebbe significato calpestare la propria coscienza, oltre alla Costituzione americana
Dall'arrivo dei Laburisti al potere, nel 2013, tutto nell'isola è cambiato. La Costituzione ancora indica il cattolicesimo quale religione ufficiale, eppure Malta è ormai precipitata nel vortice di una politica fortemente antifamiliare. Da un anno esiste una una legge che autorizza le «unioni civili» tra omosessuali, adozione compresa.
Pochi ricordano il monumerto al bimbo non nato della Slovacchia, un’iniziativa da imitare
10, 100, 1000 segni pubblici di lutto e perdono, carità e fermezza, come questo: è quello che ci vorrebbe
Al mondo ossessionato dalla cosmesi: c’è una bellezza che non teme le rughe, quella dell’anima
Un'immagine di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu (1910-1997), poi conosciuta come Madre Teresa, all'età di 18 anni. Disse una volta la fondatrice delle Missionarie della Carità: «Di sangue sono albanese, di cittadinanza sono indiana, per fede sono una suora cattolica. Per la mia vocazione appartengo al mondo, ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengono tutta e solo al cuore di Gesù»
Addirittura un libro che promuove l’aborto tra i bambini. Stiamo diventando degli orchi mannari
Sembra uno scherzo ma purtroppo è la triste realtà. Dopo i libri che promuovono le favole gay, arriva il libro che promuove l'aborto.
«Pray Together», l’app per smartphone che sbaraglia il parossismo della comunicazione odierna
La preghiera, dice papa Francesco, è una «lotta con Dio che ci cambia il cuore»
Nell'Introito «Resurrexi» che apre la liturgia cattolica del mattino di Pasqua, ci aspetteremmo di trovare un «Alleluja» traboccante di gioia. E invece il canto sembra volerci portare al silenzio. Ci saremmo aspettati di intonare un canto capace di elevarsi in alto a dipingere anche visivamente la risurrezione, e invece troviamo la totale assenza di movimento e di slancio, costretti in un ambito melodico di poche note. Siamo accolti in un'intima tenerezza dove la parola che più di tutte risuona è questo «sono ancora con te».
E si fece buio su tutta la Terra
Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! E il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui».
Si è tenuta ieri, mercoledì 1 aprile, nel villaggio di al Awar, nei pressi di Samalot, la posa della prima pietra della chiesa dedicata ai «Martiri di Libia», i 21 egiziani copti trucidati in territorio libico dai jihadisti lo scorso gennaio. Lo riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides. Il villaggio si trova a 25 chilometri da Minya, nella provincia da cui proveniva la maggior parte delle vittime della barbarie jihadista. All'iniziativa hanno preso parte anche esponenti delle comunità islamiche locali. Il governatore di Minya aveva tenuto una riunione del comitato di conciliazione con rappresentanti anziani e autorevoli dei clan familiari cristiani e musulmani della zona. All'incontro avevano partecipato anche alti rappresentanti dell'esercito e delle forze di sicurezza. Gli incontri di conciliazione e l'intervento di autorità giudiziarie e militari sono serviti anche a superare le proteste e le resistenze che gruppi islamisti locali avevano messo in atto nel tentativo di bloccare il progetto di costruzione della chiesa, sponsorizzato dal governo.
Nata da una famiglia indù, la giovane ha sempre avuto «molte domande su Dio, ma nessuno mi dava risposte». Il suo interesse per il cristianesimo cresce con l'incontro di un collega cattolico, che inizia a parlarle di Cristo e a farle leggere la Bibbia. Oggi sono fidanzati, e dopo un cammino di catecumenato è pronta a ricevere il battesimo e la prima comunione. «Ho imparato che tutti devono portare la propria croce, ma non bisogna mai sentirsi smarriti, perchè Dio ci dà il coraggio e la forza per affrontarla».
Rischio «Charlie Hebdo». E' questo il motivo ufficiale che ha spinto il ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve, a emanare un'ordinanza in cui si vietano le processioni pubbliche del Venerdì Santo nel Paese, in crescita negli ultimi anni tra l'altro, con l'indicazione di farle sì ma in chiesa. Si attendono ancora le reazioni dell'episcopato francese, nota il blog le Salon Beige, per una decisione, notiamo noi, più che ambigua, visti anche i segnali di laicismo, al limite del ridicolo, che aumentano nel Paese. Vedasi, tanto per fare un esempio, la recente decisione del tribunale amministrativo di Grenoble di far spostare una statua della Madonna posta nel parco del comune di Publier, rea di essere stata eretta in un luogo pubblico e quindi di violare «la separazione tra Stato e Chiesa cattolica».
Il più bravo a maneggiare la lingua latina? «Papa Benedetto, conversatore amabile e perfetto». Papa Francesco? «E' una leggenda che non gli piaccia, anzi lo conosce benissimo e corregge anche, ma lo parla poco». Se lo dice lui, c'è da fidarsi. Perchè padre Daniel Gallagher, 45 anni, statunitense del Michigan, è l'uomo che confeziona i tweet del Pontefice nella lingua di Cicerone e che in Vaticano, nella Segreteria di Stato, dirige altri sei sacerdoti dell'Ufficio Lettere Latine, l'unico ufficio al mondo dove gli impiegati parlano latino tra loro. Qui, come racconta il sacerdote in un'intervista a Famiglia Cristiana, si scrivono e si traducono in latino i documenti. Guai, con loro, a parlare di lingua morta. Padre Gallagher, che ha anche tradotto «Diario di una schiappa», il libro per ragazzi di Jeff Kinney best seller da milioni di copie in tutto il mondo la cui edizione in latino verrà presentata a Bologna la prossima settimana, insorge: «Sarebbe morta se noi non ci fossimo e se non ci fosse la Chiesa cattolica». «I nostri maestri - spiega - ci hanno abituati a parlare e a pensare in latino traendo dall'ampio tesoro dei testi classici e cristiani parole, regole, strutture e quando non le trovavamo allora si poteva inventare». Dice che una lingua deve acquisire «humanitas» e che non è vero che il latino è una «lingua sacra», cioè «immutabile»: «E' sacra perchè la parlava la gente e non perchè Dio l'ha fatta cadere dal cielo in una scatola. Piuttosto siamo noi ad averla sacralizzata nei secoli». Un'operazione che secondo il sacerdote è stata un errore. «E sa perchè? Perchè - dice - la Chiesa non è di nessuno, non è di Barnaba, non è di Pietro, e il latino rappresenta l'essenza dell'universalità, il latino non è la madre lingua di alcuno». La sua preoccupazione è tenerla viva, anche se oggi nella Chiesa la pratica del latino si assottiglia sempre di più. Basti pensare che in tutto il mondo sono cinque mila le persone che lo parlano correntemente. Tutti preti? Macchè. I sacerdoti non saranno più di duecento e i cardinali si contano sulle dita di una mano. Benedetto XVI, che pure è il più bravo in latino, fece la rinuncia al ministero petrino e commise un errore sul quale ancora oggi c'è chi s'accapiglia, giustificando con quell'errore l'invalidità della sua decisione e quindi la successiva elezione di Bergoglio. Gallangher sorride e spiega: «Ha sbagliato una concordanza del dativo «declaro me ministerio…commissum rinuntiare», mentre doveva dire commisso, errore da matita rossa e non blu, capita anche ai grandi».Il profilo twitter di papa Francesco in latino è più seguito di quello dell'arabo, del polacco e del tedesco con quasi 335 mila followers e sta insidiando il francese. Gallagher ammette che per molti può essere una scelta un po' snob, ma poi diventa serio: «Abbiamo riscontri da tutto il mondo che molti docenti di latino delle scuole li utilizzano per ragioni didattiche. Costruire una frase di 140 caratteri è un esercizio utile. Anche per noi». In realtà più che un esercizio è una sfida, perchè prima bisogna scegliere quale sintassi e struttura linguistica utilizzare. Padre Gallagher s'appassiona: «Il latino non è tutto uguale e noi possiamo utilizzare il latino di Cicerone o quello di Virgilio, oppure il latino di Plauto o Terenzio, più popolare e più adatto alle frasi brevi, oppure quello più legalistico. Per i tweet ci ispiriamo a Terenzio, qualche volta rubiamo da Marziale i cui epigrammi erano al suo tempo tweet efficacissimi».E se devono inventare perifrasi, e con papa Francesco il cimento è quotidiano, non si sottraggono: «Un mattino ci arriva la frase 'non esiste un cristianesimo low cost', cioè a basso prezzo. Impegnativa. Ce la siamo cavata con 'nulla pretii parvi cristiana reperitur religio', dove reperitur sta per immaginarsi e quindi la religione cristiana non si può immaginare per nulla a poco prezzo». E prima o poi toccherà anche a «mafiarsi», a «giocattolizzare la religione» e alla corruzione che «spuzza»». Auguri.
Il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti con l'ebraismo, bacchetta aspramente le posizioni espresse dal card. Reinhard Marx e da altri esponenti tedeschi tesa a far sì che la Chiesa si adegui alle «realtà della vita» in particolare liberalizzando il suo atteggiamento sull'eucarestia ai divorziati risposati
«Lo vuole il Papa». Un invito, più che un ordine vero e proprio. Ma un invito significativo, che può essere fatto risalire direttamente a Pio XII: quello di togliere la clausura ai conventi romani perchè vi fossero accolti ebrei e altri perseguitati in fuga dai nazisti. E la storia che racconta il docu-film curato da Antonello Carvigiani, in onda mercoledì 1 aprile in prima serata su Tv2000. Lo spettatore non si trova di fronte al solito documentario, ma una storia che grazie a una colonna sonora coinvolgente, una fotografia e una regia curatissime (opera di Andrea Tramontano) lo «trasporta» dentro quattro dei conventi che nei terribili mesi successivi all'armistizio e fino alla Liberazione, accolsero i rifugiati.
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