La Chiesa belga, in via di estinzione, invita allegramente gli altri a imitare il proprio suicidio
La posizione oltranzista espressa dal vescovo di Anversa monsignor Johan Bonny in fatto di unioni gay e più in generale di morale sessuale - di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi - non è certo un episodio isolato. E certo frutto di un già lungo impegno personale in materia, ma anche la punta dell'iceberg nella crisi del cattolicesimo belga e non solo. Bonny, ex collaboratore del cardinale Walter Kasper al Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, aveva articolato il suo pensiero anche in settembre, in un lungo scritto fatto pervenire in Vaticano.
Perchè a messa non bisogna prendersi per mano durante il Padre Nostro, o alzare le mani al Cielo
La pratica di prendersi per mano al momento di recitare il Padre Nostro deriva dal mondo protestante. Il motivo è che i protestanti, non avendo la Presenza Reale di Cristo, ovvero non avendo una comunione reale e valida che li unisca tra loro e con Dio, considerano il gesto di prendersi per mano un momento di comunione nella preghiera comunitaria. Noi nella Messa abbiamo due momenti importanti: la Consacrazione e la Comunione. E lì - nella Messa - che risiede la nostra unità, è lì che ci uniamo a Cristo e in Cristo mediante il sacerdozio comune dei fedeli; il prendersi per mano è ovviamente una distrazione da questo. Noi cattolici ci uniamo nella Comunione, non quando ci prendiamo per mano. Nell'Istruzione Generale del Messale Romano non c'è nulla che indichi che la pratica di prendersi per mano vada effettuata. Nella Messa ogni gesto è regolato dalla Chiesa e dalle sue rubriche. E per questo che abbiamo parti particolari della Messa in cui inginocchiamo, parti in cui ci alziamo, altre in cui ci sediamo ecc., e non c'è alcuna menzione nelle rubriche che parli del fatto che dobbiamo prenderci mano al momento di recitare il Padre Nostro. Si deve quindi evitare questa pratica durante la celebrazione della Messa. Se qualcuno vuole farlo può (a mo' di eccezione) con qualcuno di assoluta fiducia, senza forzare nessuno, senza dar fastidio a nessuno e senza volere che questa pratica diventi una norma liturgica per tutti. Bisogna tener conto del fatto che non tutti vogliono prendere la mano del vicino, e cercare di imporlo è qualcosa che va a detrimento della preghiera, della pietà e del raccoglimento. Un'altra cosa molto diversa è la preghiera comunitaria al di fuori della Messa; quando si recita fuori dalla Messa non c'è alcuna opposizione se si prende la mano di qualcuno, perchè è un gesto emotivo e simbolico. Questo, come altri atteggiamenti, non è altro che l'esaltazione del sentimento. L'essere in comunione con qualcuno non consiste tanto nel prendere qualcuno per mano quando si recita il Padre Nostro, ma nel fatto di essere confessato, di essere in stato di grazia e soprattutto nell'essere preparato all'Eucaristia. Se il gesto di prendersi la mano fosse necessario o importante o conveniente per tutta la Chiesa, i vescovi o le Conferenze Episcopali avrebbero inviato già da molto tempo una richiesta a Roma perchè questa pratica venisse impiantata. Non lo hanno fatto, nè credo che lo faranno mai. Un'altra cosa che vedo molto quando si recita il Padre Nostro è che la gente alza le mani come fa il sacerdote. Nemmeno questo va bene, perchè non spetta ai laici durante la Messa compiere gesti riservati al sacerdote o pronunciare le parole o le preghiere del sacerdote confondendo il sacerdozio comune con il sacerdozio ministeriale. Solo i sacerdoti stendono le mani, e la cosa migliore è che i fedeli restino o preghino con le mani giunte perchè la fede interiore è ciò che conta, è quello che Dio vede. I gesti esterni nella Santa Messa da parte dei sacerdoti servono a far sì che i fedeli - in primo luogo - vedano che il sacerdote è l'uomo designato che intercede per loro. Stendere le braccia nella preghiera era già abituale nella Chiesa delle origini, ma nel contesto di un circolo di preghiera, o nella preghiera in privato o in un altro incontro non liturgico. I gesti nella Messa sono precisi sia nel sacerdote che per i fedeli; ciascuno fa i propri e i fedeli non devono copiare quelli dei sacerdoti. I gesti dei fedeli nella Messa sono le loro risposte, il loro canto, le loro posizioni. Sia prendere la mano di qualcuno che alzare le mani recitando il Padre Nostro sono, nei fedeli, pratiche non liturgiche, che pur non essendo esplicitamente proibite nel Messale non corrispondono nemmeno a una sana liturgia. I fedeli non devono ripetere nè con parole nè con azioni ciò che dice e fa il sacerdote la cui funzione è presiedere l'assemblea liturgica.
Ti ringraziamo, o Dio, per le prove cui ci hai graziosamente voluti sottoporre in questo nuovo anno di cristianofobia imperante e di consolazioni celesti, per averci chiamati alla Buona Battaglia lungo 12 mesi. Da domani inizia un nuovo anno, un altro anno di cristianofobia imperante e di consolazioni celesti. Grazie perchè ci chiami ancora alla Buona Battaglia, non avendo scandalo della nostra pochezza.
La prima donna vescovo della Chiesa d’Inghilterra renderà incolmabile il solco con la vera fede
L'unica buona notizia è che quest'assurdità non farà che ingrossare il già colossale fiume di anglicani sinceramente credenti che si convertiranno al cattolicesimo, come da vent'anni sta avvenendo clamorosamente (anche se le cronache se ne accorgono ben poco) in reazione alle donne-prete.
Polli, serpenti, agnelli e (p)oche Femen: la deriva bestiale del pensiero unico in presa diretta
L'unica utilità sociale delle Femen, e per questo le ringraziamo, è dimostrare che dietro alle battaglie per il libertinismo morale e sessuale, l'aborto e l'eutanasia, contro le religioni, contro il Papa, contro qualsiasi autorità morale, e contro la possibilità di considerare la vita e la persona umana come una realtà sacra, c'è l'urlo violento di una bestia (ancora) incatenata ma che già parla, comanda e agisce attraverso libri, giornali, televisioni, radio e organi statali
L’erba che cresce non fa molto rumore. Come la Chiesa in Myanmar, giovane e forgiata nel sangue
Una moltitudine di gente dalle più remote zone del Myanmar è arrivata a Yangon per celebrare i 500 anni di cristianesimo nel paese. Secondo p. Chinnappan Amalraj SJ, delegato per la Missione dei gesuiti del Myanmar, è stato occupato ogni spazio libero intorno alle chiese, alle sale di riunioni e perfino ai templi indù. p. Joseph Aik Maung SJ, ordinato nel maggio scorso, ha guidato un gruppo di Kachins provenienti dalle diocesi dell'estremo Nord. p. Aik Maung è uno dei tre gesuiti originari del paese. «Nè la guerra, nè la distanza hanno scoraggiato i Kachins dall'intraprendere questo lungo cammino della durata di quasi due intere giornate, attraversando fiumi e montagne. C'è una sinfonia di colori per le via di Yangon» ha detto p. Amalraj, aggiungendo: «In una magnifica manifestazione di solidarietà cristiana i cattolici della capitale hanno sfamato queste migliaia di persone». Nei tre giorni del giubileo, cominciato il 21 novembre, p. Amalraj ha riflettuto sulla tormentata storia dei gesuiti in Myanmar e sul significato di questo giubileo per la Compagnia di Gesù. Benchè l'interesse dei gesuiti per il Myanmar risalga a S. Francesco Saverio, la loro storia contemporanea in questo paese è cominciata alla fine degli anni Cinquanta e all'inizio dei Sessanta del secolo scorso, quando ai gesuiti della Provincia del Maryland fu chiesto di dirigere il nuovo seminario nazionale. Ma furono costretti a lasciare il paese cinque anni dopo, quando la dittatura socialista chiuse le porte a ogni contatto con gli stranieri. Negli anni Novanta numerosi vescovi, già alunni dei gesuiti del Maryland, chiesero personalmente al p. Kolvenbach il ritorno dei gesuiti nel paese. Vi tornarono, infatti, nel 1998 e da allora hanno iniziato numerose opere apostoliche e aperto anche un noviziato. Ci sono attualmente 32 gesuiti in Myanmar, la maggior parte dei quali sono giovani in formazione, impegnati nell'apostolato o negli studi all'estero.
Bando agli indugi: il vescovo di Anversa chiede che la Chiesa riconosca le unioni gay. E le benedica
Quella tra un uomo e una donna non è l'unica unione che la Chiesa dovrebbe approvare. Lo ha dichiarato sabato scorso Il vescovo di Anversa, Johan Bonny, sul quotidiano fiammingo De Morgens. «Dobbiamo cercare in seno alla Chiesa un riconoscimento formale della relazionalità che è presente presso numerose coppie di bi e omosessuali. Così come nella società esiste una diversità di situazioni giuridiche per le coppie, così dovrebbero esserci diverse forme di riconoscimento all'interno della Chiesa». Bonny, che si è espresso precisamente a favore di una benedizione delle coppie omosessuali , è tra i vescovi che sono dati come possibili successori di Andrè-Joseph Lèonard, arcivescovo di Bruxelles-Malines, che si appresta ad essere sostituito per raggiunti limiti di età. Lèonard si è distinto per il coraggio e la determinazione con cui ha difeso il magistero della Chiesa, negli anni del suo ministero episcopale, in una Chiesa fra le più disastrate e ormai esangui d'Europa.
Lo studio del passato illumina il presente, a volte in maniera più diretta, a volte in modo più mediato. Viceversa, il presente è incomprensibile senza la coscienza di una storia che ci precede, dal livello personale a quello planetario.
Purtroppo, crediamo a tutto. Babbo Natale smaschera l’illuminismo oscurantista imperante
Babbo Natale riceve Francesco e Max, inviati particolari del sito 'Critica Scientifica', nel suo quartier generale al Polo Nord. Tutto è in disordine e molti indizi fanno credere che da poco abbia traslocato, molti sono gli imballi ancora da aprire. Quello che segue è il resoconto fedele di un'intevista-verità sui tempi strani che corrono...
Dalla sobrietà alla perdita del senso del sacro: se i Re Magi arrivano a Betlemme senza doni
Tra tutte le stravaganze dei presepi segnalateci anche quest'anno dai lettori, ce n'è una che ci ha colpito: l'immagine del presepe posto sull'altare maggiore della chiesa parrocchiale di Carpenedolo, in diocesi e provincia di Brescia. Dove i Re Magi sono raffigurati curiosamente senza doni. Questo, ci viene spiegato, sicuramente come segno di sobrietà e anti-consumismo, in sintonia con lo spirito equo-solidale dei tempi...
Messori: «Sul Papa avrei da osservare… Ma poi prego per lui, e invito a farlo perchè nessuno lo fa»
«Lascio all'uomo che è uscito vestito di bianco dal Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del 'depositum fidei'. In ogni caso, non dimenticando quanto Francesco stesso ha ricordato proprio nel duro discorso alla sua Curia: è facile, ha detto, criticare i preti, ma quanti pregano per loro? Volendo anche ricordare che egli, sulla Terra, è il 'primo' tra i preti. E, dunque, chiedendo, a chi critica, quelle preghiere di cui il mondo ride ma che guidano, in segreto, il destino della Chiesa e del mondo intero»
Se si vuole fare una diagnosi della salute del nostro Paese dal punto di vista della demografia, e di ciò che le sta dietro, non si può che partire da un anno: il 1975. Lo spiega lo statistico Roberto Volpi, tra i maggiori studiosi dei mutamenti della popolazione iatlaiana autotre del nuovisismo 'La nostra società ha ancora bisogno della famiglia?' (da Vita e Pensiero, Milano).
«C’è un martirio anche per conservare la pudicizia». San Girolamo ce lo ricorda con passione
«E, quando mi rifiutai e dissi che sono cristiano e non è lecito per me prendere la moglie di un uomo tuttora vivente (giacchè suo marito, preso insieme a noi, era stato portato via da un altro padrone), quest'implacabile padrone montò in furore e cominciò a minacciarmi con la spada sguainata»
Belgio, 1914. Prima guerra mondiale, l'«inutile strage» denunciata dal Papa. I soldati s'inginocchiano davanti al Re dei Re. Perchè sono tutti santi e credenti perfetti? Niente affatto. Lo fanno perchè sono poveri uomini peccatori eppure colmi di speranza di fronte all'unica, all'ultima soluzione al male. Esattamente come noi oggi, primo giorno della nuova vita dopo la nascita stupenda di Gesù
«Caro Bambino, quanto mi dispiace di avervi offeso!… Ma se Voi siete venuto a cercarmi, io mi butto ai piedi vostri; e benchè vi veda afflitto ed avvilito in questa mangiatoia, steso sulla paglia, io vi riconosco per mio sommo Re e Sovrano. Sento già che quei vostri dolci vagiti m'invitano ad amarvi e mi domandano il cuore. Eccolo, Gesú mio, ai piedi vostri oggi lo presento; mutatelo ed infiammatelo Voi, che siete a questo fine venuto al mondo, per infiammare i cuori del vostro santo amore».
Dalla Nuova Zelanda un racconto antico e sempre nuovo. «Basato su una storia vera»
La storia del Natale raccontata dai bimbi della Chiesa di san Paolo di Auckland, in Nuova Zelanda.Come dicono alla perfezione i titoli di coda, «basato su una storia vera»
Il santo Natale di Gesù è un accadimento storicamente vero. Accertato. Leggere ancora per credere
Ecco l'ennesima dimostrazione che la fede non si fonda sulle favole ma su fatti storici...
La convinzione che molti, anche fra i credenti, si sono fatti del Natale è che a disturbare un autentico festeggiamento natalizio siano anzitutto il consumismo e la ricerca dei regali di questi giorni. Tanti la pensano così ma - sia detto con rispetto - sbagliano. Non perchè il consumismo, laddove eccessivo, non sia un problema, ma perchè il falso Natale non è quello con troppi regali ma quello senza Gesù; è quella la Festa senza il Festeggiato. E se da un lato è vero che una smisurata attenzione ai regali può distrarre dal senso del Natale, dall'altro non è certo evitando di farsi dei doni che si sarà automaticamente partecipi, come per magia, dell'essenza natalizia. Anzi.
'Vorrei divenire un sacerdote che ha in Gesù Cristo il suo centro permanente. In questo modo potrò vivere secondo il Vangelo e annunciare il messaggio di Dio al mio Paese, la Mongolia, dove fra capitalismo selvaggio e tradizioni animiste è molto difficile essere cristiani. Ma non perdiamo mai la speranza: l'amore del Signore rende possibile ogni cosa'. Lo dice ad AsiaNews Giuseppe Enkh-Baatar, il primo diacono mongolo, ordinato lo scorso 10 dicembre a Daejeon (Corea del Sud) dal vescovo locale mons. Lazzaro You Heung-sik e dal Prefetto apostolico di Ulaan Baatar, mons. Padilla.La storia di Giuseppe è semplice. In un Paese ex comunista, e oggi a stragrande maggioranza buddista o animista, i cristiani sono pochissimi. I cattolici poi sono un gruppo sparuto, che conta quasi 2mila anime, all'interno di una Chiesa istituita in maniera ufficiale 22 anni fa: 'Sono nato il 24 giugno del 1987, in una famiglia non cristiana. Quando avevo sette anni, ho conosciuto la Chiesa cattolica grazie a mia sorella, che mi ha introdotto alla fede. Sono stato battezzato nel 1999'.
Chi sostiene che non esista una vera differenza tra uomini e donne crede che il corpo è sì sessuato, ma questo non è determinante. Ciò che conta è come la persona si sente. E la differenza maschile/femminile sarebbe una differenza esclusivamente culturale, cioè gli uomini e le donne sono tali perchè da bambini siamo stati educati così. Una specialista dimostra qui che la realtà dei fatti è totalmente diversa.
Preparato - e distribuito ai circa 400 membri - lo statuto, il primo con l'approvazione ufficiale della Santa Sede, dell'Associazione internazionale degli Esorcisti (Aie). Sembra una cosa da nulla, uno dei tanti atti più o meno burocratici che avvengono nel mondo e anche nella Chiesa; ma in realtà segna un momento particolare per questo ministero di assistenza pastorale alle persone sofferenti. «Gli esorcisti non fanno carriera» ci diceva don Gabriele Amorth, che dall'Aie, ora guidata da padre Francesco Bamonte, icsm, è stato fondatore insieme a padre Chenessau all'inizio degli anni '90. Una frase che illustrava il distacco, e una certa diffidenza, che molti vescovi avevano verso quell'attività contro il demonio vista, nel post-Concilio, come un residuo quasi superstizioso. Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWhenUsed=
Per essere liberi di educare. E di tener fuori la lobby LGBT dalle aule e dai programmi didattici
«…con la presente petizione chiediamo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, non solo, come già chiesto sia dalla nostra che da altre associazioni, di disapplicare la «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere» e di impedire la diffusione di ogni progetto educativo che ad essa si ispiri, ma soprattutto di emanare precise direttive affinchè tutti i progetti, corsi, strategie educative, si conformino ad alcune linee guida, prevedendo, in particolare... »
«Quando lunedì è arrivata sul red carpet per la prima di 'Unbroken', l'ultimo film di mamma Angelina, il suo look ha attirato l'attenzione di molti. Giacca e cravatta nera, camicia bianca, capelli biondi tagliati corti e tirati dietro le orecchie. Da qualche tempo Shiloh, figlia naturale di Brad Pitt e Angelina Jolie, ama vestirsi così. A soli 8 anni ha fatto sapere che d'ora in avanti vuole essere chiamata John. Una battaglia che ricorda quella della piccola Laure, protagonista del bellissimo film Tomboy (termine inglese che indica una donna che preferisce indossare panni maschili). Anche se lì la ragazzina amava vestirsi da ragazzo «ingannando» i genitori, nascondendo ad amici e insegnanti la sua vera identità. Shiloh-John, invece, rivendica con orgoglio la sua identità sotto i riflettori di Hollywood. Con mamma e papà al suo fianco». Lo scrive il 'Corriere della Sera' —compreso l'aggettivo «bellissimo» per il film 'Tomboy'…
La preghiera di un missionario ai confini del mondo per il piccolo Loris e sua madre Veronica
Solo nella Chiesa possiamo dare carne e spirito al pensiero di Dio su di noi, rinascendo a vita nuova nell'amore: spose e madri, sposi e padri, figli, sacerdoti, creature finalmente immagine somigliante del loro Creatore. Da qualsiasi inferno proveniamo.
«Come un principe che per voler salvare un verme si facesse lui verme, questo è il Natale»
«Figlio, par che allora gli dicesse il Padre, pensa che in terra dovrai fare una vita umile e penosa. Dovrai nascere in una grotta fredda ed esser posto in una mangiatoia per bestie. Dovrai bambino fuggire in Egitto per scampare dalle mani di Erode. Ritornato dall'Egitto dovrai vivere in una bottega da umile garzone, povero e disprezzato. Finalmente, a forza di dolori, dovrai lasciar la vita sopra una croce, svergognato ed abbandonato da tutti. Padre, non importa, risponde il Figlio, di tutto mi contento, purchè si salvi l'uomo».
Certi teologi cattolici moderni non negano direttamente il carattere sacrificale della Messa, ma preferirebbero che questo passasse in secondo piano al fine di poter meglio sottolineare il carattere di pasto della celebrazione; questo, il piú delle volte, a causa di considerazioni ecumeniche a favore dei protestanti, dimenticando però che per le Chiese orientali ortodosse il carattere sacrificale della divina liturgia è un fatto indiscutibile.Solo l'eliminazione della tavola da pranzo e il ritorno alla celebrazione all'altar maggiore' potranno condurre ad un cambiamento nella concezione della Messa e dell'Eucaristia, e cioè alla messa intesa come atto d'adorazione e di venerazione di Dio, come atto d'azione di grazia per i suoi benefici, per la nostra salvezza e la nostra vocazione al regno celeste, e come rappresentazione mistica del sacrificio della croce del Signore.
Aborto, la morsa si stringe: il Regno Unito cancella l’obiezione di coscienza per le ostetriche
Quando si tratta di aborto, l'obiezione di coscienza è garantita solo ai medici che operano con le loro mani e a nessun'altra figura professionale. Con una sentenza storica che mette a rischio il lavoro di tanti operatori sanitari, la Corte suprema inglese ha interpretato così la norma che da 47 anni protegge la libertà di coscienza nel Regno Unito.
«Ma la clausura non contraddice la missione?». Affatto (per cià i giacobini distrussero i conventi)
Lasciamo che le monache facciano bene il loro lavoro e senz'altro nella chiesa una luce chiara e mattutina sarà sempre presente e illuminante
La diffusa piaga della pornodipendenza. Ecco una figlia capace di perdonare comunque il padre
Amici miei, poche cose restano segrete nella nostra vita. Un giorno tutto sarà rivelato. Per molti, quel giorno arriverà prima di quanto si aspettino. E quel giorno ci guarderemo allo specchio e piangeremo. Ma più che cambiare per paura, cambiamo per amore. Cambiamo di modo che la gente con cui viviamo, che curiamo, che amiamo possa aver fiducia nel nostro mondo, possa guardarci negli occhi e sorridere per ciò che vede, possa prendere decisioni difficili nella propria vita perchè ha noi come esempio. Come la macchia dell'impurità influenza chi ci è attorno, così può farlo lo splendore della purezza
«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite». Pure se vogliono celebrare la Messa
«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perchè a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani li benediceva». (Mc 10, 14-16)
Esce in Spagna un dvd che raccoglie spezzoni di conferenze e immagini della vita di padre Jorge Loring SJ (1921-2013), autore del bestseller 'Para Salvarte', predicatore e apologeta indimenticato della fede cattolica. Riproponiamo qui il servizio che gli ha dedicato Il Timone nel numero di marzo 2014.
Il selfie del card. Cottier su Chiesa e strascichi del Concilio Vaticano II.
In libreria da oggi
Esce oggi il libro-intervista di Monica Mondo al cardinale George Cottier, già Prefetto della Casa Pontificia, dal titolo 'Selfie. Dialogo sulla Chiesa con il teologo di tre Papi' (Cantagalli, Siena, pp. 140). Le domande che l'intervistatrice rivolge al cardinale sono molte, spaziano in molti campi, e certamente le risposte che il cardinale dà non piaceranno sempre a tutti, tanto «a destra» quanto «a sinistra». Ma le parole dette e scritte restano; ovviamente tutte, nessuna esclusa, al di là dei gusti e delle sensibilità. Tra quelle dette e scritte dal cardinale vi sono anche quelle riguardanti il Concilio Ecumenico Vaticano II, che, per gentile concessione dell'editore Cantagalli, proponiamo qui in anteprima. Nel libro il card. Cottier ne pronuncia anche altre di parole sul Concilio, anche quelle finirà che non piaceranno a tutti, ma quelle che scegliamo di proporre qui sono certamente di grande aiuto per tutti.
Ancora convinti che la fede cattolica sia stata il nemico giurato di ogni conoscenza scientifica e di ogni progresso?
L’abito ecclesiastico per i sacerdoti non è un optional, è un obbligo. Lo ricorda la Santa Sede
Quella dell'importanza, anzi dell'obbligatorietà dell'abito talare o di «un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali» per i sacerdoti non è la fissazione di qualche nostalgico del passato. E' una norma della Chiesa ricordata anche nell'ultimo Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri emanato lo scorso anno dalla Congregazione del clero. Qui a fianco, un video-documentario prodotto dalla spagnola Agnus Dei production che vuole ricordare il valore e la bellezza della talare. Sotto un estratto dal documento redatto dal dicastero vaticano. ****L'abito ecclesiastico è il segno esteriore di una realtà interiore: «infatti, il sacerdote non appartiene più a se stesso, ma, per il sigillo sacramentale ricevuto (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1563, 1582), è «proprietà» di Dio. Questo suo «essere di un Altro» deve diventare riconoscibile da tutti, attraverso una limpida testimonianza. […] Nel modo di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo, di servire ed amare, di relazionarsi con le persone, anche nell'abito, il sacerdote deve trarre forza profetica dalla sua appartenenza sacramentale».Per questa ragione, il sacerdote, come il diacono transeunte, deve:a) portare o l'abito talare o «un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali»; quando non è quello talare, deve essere diverso dalla maniera di vestire dei laici e conforme alla dignità e alla sacralità del ministero; la foggia e il colore debbono essere stabiliti dalla Conferenza dei Vescovi;b) per la loro incoerenza con lo spirito di tale disciplina, le prassi contrarie non contengono la razionalità necessaria affinchè possano diventare legittime consuetudini e devono essere assolutamente rimosse dalla competente autorità.Fatte salve situazioni specifiche, il non uso dell'abito ecclesiastico può manifestare un debole senso della propria identità di pastore interamente dedicato al servizio della Chiesa.Inoltre, la veste talare - anche nella forma, nel colore e nella dignità - è specialmente opportuna perchè distingue chiaramente i sacerdoti dai laici e fa capire meglio il carattere sacro del loro ministero, ricordando allo stesso presbitero che è sempre e in ogni momento sacerdote, ordinato per servire, per insegnare, per guidare e per santificare le anime, principalmente attraverso la celebrazione dei sacramenti e la predicazione della Parola di Dio. Indossare l'abito clericale funge inoltre da salvaguardia della povertà e della castità.
Sono stati presentati ieri in Vaticano i risultati della visita apostolica che ha coinvolto le circa 50mila suore presenti negli Stati Uniti, indagine decisa nel 2008 dalla Congregazione per gli Istituti religiosi e le società di vita apostolica, allora guidata dal cardinale Franc Rodè.Ridotti all'osso, sono due i dati fondamentali che si evincono da questa vicenda. Il primo, che già segnalavamo qui, è il crollo epocale delle congregazioni religiose femminili. Nel 1965 la popolazione degli Usa era di 194 milioni, di cui 48,5 milioni cattolici. Le suore erano ben 179mila (numero strabiliante). Oggi gli Usa contano 317 milioni di abitanti, di cui 76,7 sono cattolici. Le suore sono circa 49mila.Le congregazioni religiose femminili si raccolgono in due associazioni: la prima, la Leadership Conference of Women Religious (LCWMR), rappresenta circa l'80% delle suore americane; è quella che ha generato l'indagine a causa di diffusi problemi disciplinari, morali e teologici e che si trova sottoposta parallelamente a un'altra indagine da parte della Congregazione per la dottrina della fede. Sono gli istituti che hanno abbracciato in modo più o meno acritico la «modernità» e che mentre hanno cercavano di «aprirsi» al mondo, anche in buona fede e con generosità, il mondo li ha devitalizzati. L'età media delle suore della LCWR è di 74 anni e solo il 9% degli istituti può vantare almeno 5 novizie in formazione. Un mondo destinato all'estinzione. L'altra associazione di suore nata in alternativa alla scelta «secolarizzante» della LCWR è il Council of Major Superiors of Women Religious (CMSWR), che rappresenta il 20% delle attuali religiose. All'interno delle 125 comunità che si riuniscono nel CMSWR, quasi il 20% delle suore (ossia quasi 1.000) sono attualmente in formazione iniziale (negli anni precedenti i voti perpetui). L'età media di queste suore è 53 anni, «ben al di sotto del trend generale e questo è motivo di meraviglia e gratitudine» ha spiegato ieri nella conferenza stampa in Vaticano la loro presidente, madre Agnes Mary Donovan. Madre Donovan, non a caso, è anche la madre superiora di una delle più belle e recenti realtà religiose sorte negli Usa, le «Sisters of Life», suore della vita, a cui il Timone ha dedicato un ampio servizio nel numero di maggio 2012.Qui sopra, un video in inglese che parla delle suore del CMSWR, che rappresentano il futuro della vita consacrata negli Stati Uniti. E che hanno come tratto comune la fedeltà al Magistero e ai fondamenti tradizionali, appunto, della vita religiosa.
L’unica riforma possibile della scuola è quella di sant’Agostino: «Uno è il vostro maestro, Cristo»
In assenza della verità da insegnare e da imparare, cioè da far riemergere e da custodire nella memoria viva di sè, la scuola, ogni scuola, scade nell'opinione che ci si fa dell'opinione che gli altri si sono fatti delle cose
La menzogna allo Stato nella dichiarazione dei redditi è uno dei nuovi mali dei mali...
Da internet alla croce. La storia di Tom Peters, star tra i blogger cattolici, rimasto paralizzato
Il 16 luglio dello scorso anno Thomas Peters si trovava per un incontro di lavoro in Maryland. A 27 anni era uno dei blogger cattolici più popolari negli Stati Uniti, grazie al suo seguitissimo «American Papist». Era stato invitato in Vaticano all'incontro internazionale dei blogger cattolici, e si avviava a diventare uno giovane e brillante vaticanista. L'amore per la Chiesa e il gusto per l'apologetica l'aveva acquisito in famiglia: figlio di Edward N. Peters, illustre canonista, consulente legale della Santa Sede, convertitosi al cattolicesimo dopo la lettura della Humanae Vitae di Paolo VI, era cresciuto in un ambiente intellettualmente stimolante e segnato da un cattolicesimo fervoroso. La sua ascesa come voce «smart» della blogosfera era dovuta al dinamismo e all'impegno profuso nell'informazione ecclesiale e nelle battaglie in difesa del cattolicesimo. Era diventato anche un attivista del movimento in difesa della matrimonio e della famiglia naturale, contro la promozione dei matrimoni gay da parte dell'amministrazione Obama. Quel 16 luglio, poco prima di pranzo, la sua vita è però cambiata. Ha salutato gli amici per andare a fare una nuotata in mare. Dopo un po' è stato visto galleggiare a corpo morto fra le onde. Probabilmente a causa di un tragico tuffo, si è spezzato la quinta vertebra cervicale. E' stato salvato in extremis: portato a riva e poi ricoverato alla clinica dell'Università del Maryland per salvargli innanzitutto i polmoni pieni d'acqua e permettergli di tornare a respirare.Tom sè ritrovato paralizzato, in gran parte del corpo,dal torace in giù. Dopo una lunga e intensa riabilitazione, con cure mediche costosissime, è riuscito a recuperare parte della mobilità delle braccia e della mani, ma è rimasto su una sedie a rotelle, segnata per sempre. Il Catholic Herald l'ha intervistato a più di un anno da quel 16 luglio che ha commosso migliaia di suoi lettori ed estimatori. Tom parla di come la sua vita si è trasformata, di come l'accaduto l'ha proiettato fuori dalla giovinezza e l'ha reso duramente uomo. E di come la sua fede lo ha salvato, ma una fede provata dal fuoco. Perchè, aggiungiamo noi, è bello, spesso fin troppo bello, battersi e spendersi su internet, o nel mondo dell'informazione in generale per la verità cattolica: il dover abbracciare una croce reale, con il suo legno pesantissimo e i suoi chiodi, è qualcosa che fa entrare un'altra dimensione, della vita e della fede.Lo stesso dicasi per il matrimonio. Dopo averlo difeso con passione e generosità, Tom si è sposato nell'aprile del 2013. La sua vita coniugale «normale» è durata appena tre mesi. Da quel momento lui e la sua giovanissima moglie Natalie sono stati chiamati alla testimonianza più grande sull'unione sponsale: vivere sulla propria pelle e dimostrare come l'amore coniugale reso da Cristo un sacramento è tale per cui nessuna prova, nemmeno la malattia più grave e invalidante, lo può intaccare e tantomeno sciogliere.
A pregare si impara pregando, lungo la giornata. L’invito del Papa a riscoprire l’Abc della fede
«Quando prego, Dio respira in me». Provare per credere! E questa l'esperienza siglata in apertura del tascabile intitolato Preghiere, donato da Papa Francesco ai fedeli riuniti per la recita dell'Angelus nella terza domenica di Avvento, segnata dal convenire di bambini e ragazzi in piazza San Pietro per la benedizione del bambinello. Poichè l'ossigenazione dello spirito è frutto della preghiera, il Papa ha rilanciato, anche in tal modo, l'invito a pregare ogni giorno e non solo di domenica a Messa, sapendo che a pregare si impara pregando. E quando non si è capaci di trovare le parole, sono le formule scritte, le preghiere appunto, che allenano il cuore alla preghiera. In copertina c'è la figura dell'orante con le braccia aperte, un affresco risalente al secolo III custodito nelle catacombe di Priscilla, venerando testimone visivo che la preghiera autentica «crocifigge» con Cristo. Aprire le braccia a forma di croce infatti, come spiegava già Tertulliano, è il modo di esprimere con il corpo il desiderio del cuore di assomigliare a Colui che «stendendo le braccia sulla croce» ci ha insegnato che cosa vuol dire pregare. Ossia consumare la vita, giorno dopo giorno, per mettere in pratica il volere del Padre che è nei cieli. Senza paure inutili, ma con coraggio. Senza pressioni esteriori ma con libertà interiore. Senza dover imbonire un dio nemico dell'uomo, ma sapendo di affidarsi a un Padre che è preoccupato, più di noi, del nostro vero bene. Non a caso pregare con le braccia aperte a forma di croce è tradizionale nella Chiesa ed è ancora il modo con cui nella messa il sacerdote si rivolge a Dio, a nome di tutto il popolo, per Gesù Cristo, nella potenza dello Spirito Santo.
Philippe Pozzo di Borgo, l'uomo d'affari tetraplegico, oggi sessantatreenne, diventato popolarissimo con il libro autobiografico da cui è stato tratto il film «Intouchables» (in italiano «Quasi amici»). Ha promosso un movimento (si chiama Alleviare ma non uccidere) e un appello per sostenere che «non bisogna aiutare a morire ma a vivere. Per esserci passato, so che le persone gravemente handicappate soffrono e possono conoscere momenti di abbattimento». Le nuove regole proposte renderebbero molto facile proporre loro una soluzione di morte «che non potrebbero rifiutare, a causa della loro vulnerabilità».
ISIS 2.0: sul web l’ABC del perfetto stupratore di cristiane, ebree, yazide
e minorenni «schiave»
Catturare, rapire e violentare donne infedeli è lecito e consentito, anche se si tratta di bambine. L'orrore dell'Isis non ha mai fine. Dopo la rivista Dabiq, gli jihadisti capeggiati da Abu Bakr al-Baghdadi, fanno un ulteriore passo avanti nella folle interpretazione medievale della religione islamica. In un pamphlet, disponibile in Rete, si può leggere come usare sessualmente le schiave.
Io e le Sentinelle in Piedi: un’amicizia che ha cambiato il modo di vedere la mia omosessualità
Arrivo, la piazza è piena, ascolto il discorso del portavoce e ricordo più o meno questa frase «Non vogliamo sottometterci ad un potere che schiavizza le persone con i loro bisogni facendogli dimenticare l'altezza dei desideri», prendo il mio posto e inizio a leggere, ma non posso non pensare a questo anno e mezzo da sentinellaMi chiamo Cristoforo, ho 26 anni e sono un ragazzo con attrazioni per lo stesso sesso. Quando un anno e mezzo fa ero sceso in piazza per la prima ero solo un omosessuale inquieto ed arrabbiato. Arrabbiato con me stesso perchè avevo incatenato i miei desideri alla dipendenza del sesso, inquieto perchè se la proposta LGBT non poteva essere la risposta alla mia inquietudine, tantomeno lo poteva essere il diventare etero.Non potevo non scendere in piazza con le Sentinelle In Piedi, non dopo aver sperimentato su me stesso che la negazione della differenza sessuale è qualcosa che lascia l'amaro in bocca, una caccia al tesoro in cui il tesoro non c'è mai. Scendo in piazza per difendere gli ideali di libertà di espressione e di educazione e il diritto dei bambini ad avere papà e mamma. Veglio perchè sono affascinato dalla forza di centinaia di persone che leggono in silenzio.E mai avrei pensato di scoprire che Sentinelle in Piedi prima che una protesta, un flash mob, una veglia, sono innanzitutto un'amicizia.Ho conosciuto donne belle e generose. Madri che si spezzano tra il lavoro, la famiglia e trovano il tempo per vegliare, perchè sono orgogliose di avere scritto nel loro corpo la custodia della vita. Donne che non han paura degli uomini, ma che li fan brillare. Donne di una femminilità luminosa.Ho conosciuto uomini che mi han guarito. Padri e uomini non forti perchè spacconi, ma forti perchè buoni. Uomini che si prendono la responsabilità delle loro famiglie. Padri che con il loro esempio mi hanno mostrato tutto il piacere di essere scogli viventi che riparano i loro cari dalle tempeste. Uomini che potrebbero accontentarsi del loro orticello, ma che con ostinazione e passione continuano ad indicare il bene. Amici con cui è bello stareHo incontrato fratelli, giovani che non si vogliono piegare alla lamentela delle opportunità che non ci sono, delle lauree che non valgono, del mutuo che non ci fanno che ci rimpiccioliscono il cuore e ci rattrappiscono nella modalità zitella acida. Ragazzi che nella quotidianità fatta di studio, lavoro, impegno non imborghesiscono il loro desiderio, ma continuano a chiedere la felicità tutta intera.Volti, nomi, happy hour, storie, speranze, sofferenze, pizzate, felicità. L'amicizia con queste persone mi ha cambiato in meglio.Nell'amicizia ho imparato ad accettare la mia omosessualità non come la mia identità, ma come una parte della mia storia. Nell'amicizia ho provato la bellezza dell'essere maschio. Sono sempre inquieto e alla ricerca, ma non sono più arrabbiato. Da questi volti amici mi sono sentito voluto bene e guardato come persona. Ora sono libero di guardare al presente certo che nell'amore alla realtà non c'è una fregatura, ma tutto quello che mi basta. E come Sentinella guardo al futuro senza paura.
In memoria del cardinale Mezzofanti: parlava 78 lingue, fu il più grande poliglotta di sempre
Amato da studiosi laicissimi, venerato da linguisti e appassionati della materia, purtroppo dimenticato nel suo mondo cattolico: un curioso destino quello del cardinale Mezzofanti, il più grande poliglotta di sempre.
60 anni fa esatti approdava in libreria uno dei maggiori capolavori letterari di tutti i tempi: 'Il Signore degli Anelli' di J.R.R. Tolkienm. Sì: uno degli scrittori più amati e celebrati del Novecento; uno degli autori che più sono stati tradotti nel mondo e più nel mondo hanno venduto e più nel mondo hanno fatto guadagnare editori, registi e venditori di gadget assortiti; uno dei nomi mi alla moda e citati, più noti e imitati, più popolari e sfruttati è cattolico. Dovremmo ricordarlo sempre, a noi stessi e a chi non lo ricorda tanto volentieri, a chi lo dimentica e a chi non lo sa. La popolarità persino mondana e l'eccellenza letteraria sono un prodotto raffinatamente cattolico. Non vergognamocene.
L’adorazione eucaristica. Perpetua. Via web. Bella e grandiosa iniziativa di una parrocchia romana
L'adorazione eucaristica perpetua via web è un'idea geniale della parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret a Roma, che ha allestito apposta un sito ricco di spunti, di meditazioni, di cibo per l'anima, di nutrimento per il cuore, di stimoli per la mente. Esploriamone il sito alla scoeprta della bellezza e della ricchezza della tradizione devizonale cattolica. E usiamone, quotidianamente, gli straordianri strumenti che mette mette a disposzione di tutti.
Il tribunale amministrativo di Nantes ha vietato nei giorni scorsi i presepi negli uffici pubblici, in quanto «emblemi religiosi» incompatibili con il «principio di neutralità del servizio pubblico». Dalla Rete è partito allora «Des crèches partout!», un invito a mettere presepi e presepini nei luoghi di lavoro, di ritrovo o di passaggio. Un modo per dire no alla deriva laicista e tenere viva l'immagine vera del Natale. Facciamolo anche in Italia: mettiamo in ogni in ogni posto di lavoro una rappresentazione della Sacra Famiglia, disseminiamo il Paese di grotte di Betlemme.
Anche l’Economist certifica il «miracolo»: nel 2020 i cristiani in Cina saranno oltre cento milioni
Della crescita dei cristiani in Cina abbiamo già parlato in passato. Si tratta di uno dei fenomeni meno «pubblicizzati» e studiati, per via del filtro posto dalle autorità cinesi, ma di maggior portata nella geopolitica religiosa mondiale.Di esso si occupa ora anche una rivista prestigiosa come l'Economist, in un lungo ed interessante servizio, sintetizzato dal grafico che riportiamo qui a fianco. Secondo gli esperti, nel 2020 il numero dei cristiani nel potrebbe toccare i 100 milioni, facendo della Cina, incredibilmente, la sede della più grande comunità di cristiani nell'immenso continente asiatico.
Sono 29 le città iberiche dove oggi, così come avviene ogni 12 del mese, si pregherà un «Rosario per la Spagna». L'iniziativa è promossa da una piattaforma denominata appunto «Rosario por España», laici convinti che la secolarizzazione del Paese e il suo progressivo abbandono della fede cattolica siano le cause della sua crisi morale, che si manifesta nella crisi economica, in una legislazione che attenta al bene sommo della vita e nella minaccia della rottura dell'unità nazionale.Anche in Italia, con una sintonia segno dei tempi, qualcosa si sta muovendo in tal senso. Mesi fa è stato Maurizio Blondet, direttore del giornale online Effedieffe, a proporre una grande campagna di preghiera, un «Rosario per l'Italia» appunto, per «ottenere la liberazione dai nostri oppressori interni e internazionali, interiori ed esteriori». Preghiera per un'Italia oltretutto gravata da una moneta unica che «doveva metterci le ali ai piedi» mentre è diventata «una macina da mulino al collo», e da un'Europa sorta sulla promessa della «fine dei nazionalismi bellicisti», diventata «l'arena dei più furbeschi egoismi e, soprattutto, dove regna incontrastabile la volontà del più forte». Un esempio a cui ispirarsi per questa «liberazione» è quello della Crociata Riparatrice del Rosario nell'Austria occupata dai sovietici. Scriveva Blondet: «Nel 1946 nel Santuario di Mariazell il cappuccino Petrus Pavlicek, ex prigioniero di guerra, ebbe una voce interiore; da allora girò per la patria per convincere quanti più austriaci possibile a recitare il Rosario per la liberazione dall'Armata Rossa. La sua idea era un Rosario perpetuo: 24 ore su 24 dovevano esserci austriaci che pregavano la Vergine. Portava con sè una statua della Vergine di Fatima donatagli dal vescovo di Leira. Nel '55, c'erano mezzo milione di austriaci - che erano allora 5 milioni in tutto - che partecipava alla preghiera, nessuna ora del giorno e della notte era senza invocazione a Maria. E nel 1955, fra maggio e ottobre, l'Armata Rossa si ritirò. Spontaneamente e senza un chiaro motivo. La Mosca sovietica non lasciò mai la presa su nessun altro Paese occupato. Non se n'è andata dalla Polonia, nè dalla Romania nè dall'Ungheria, nè tantomeno dal lacerto di Germania che aveva strappato per sè; ma dall'Austria sì». Lo scorso 12 settembre anche Brescia è stato lanciato il «Rosario Perpetuo per l'Italia», iniziativa nata da un gruppo di amici, Brescia Veritas, perchè il nostro Paese «sta vivendo una crisi antropologica e spirituale, che incide su tutti gli aspetti della società, dalla religione, all'economia, all'educazione». Epoichè, scrivono, «la storia la fanno gli uomini e visto lo stato drammatico in cui ci troviamo, riteniamo necessario ricorrere ad un intervento 'straordinario'». «La Madonna a Fatima ci ha fatto comprendere che, «per il potere che il Padre ha dato al Rosario, non c'è problema personale, nè familiare, nè nazionale, nè internazionale, che non si possa risolvere con il Rosario» (Lucia di Fatima). Per questo vogliamo chiedere l'intercessione della Madonna per l'Italia».
La scienza? Mai illuminista, ma cristiana sin dall’inizio. Lo spiega il nuovo libro Rodney Stark
In libreria da pochi giorni, «La vittoria dell'Occidente. La negletta storia del trionfo della modernità» del sociologo statunitense Rodney Stark è una sorta di «gran compendio» (più di 600 pagine) indispensabile per sfatare, uno dopo l'altro, i falsi miti su cui è stata costruita e regge la pseudocultura relativista contemporanea, caratteristicamente e intenzionalmente in generale anticristiana e in particolare anticattolica Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" Unhide
«Noi amiamo Yasua!». Resistono all’apostasia e l’ISIS li decapita. Non avevano nemmeno 15 anni
Chris Mitchell, responsabile dell'ufficio per il Mediorente dell'emittente televisiva cristiana protestante statunitense Christian Broadcasting Network, ha intervistato il pastore Andrew White, che guida la piccola comunità anglicana della chiesa di San Giorgio a Baghdad, in Irak. In lacrime, il pastore White racconta un episodio raccapricciante avvenuto nel nord del Paese mediorientale, con tutta probabilità nella martoriata regione di Mosul, allorchè cadde nella mani dell'ISIS. Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWh
Raul Ukareda, il rocker nato in Urss, cresciuto nell’atea Estonia e… diventato cattolico
Il blues-rock baltico non è esattamente la cosa più popolare del mondo, ma Raul Ukareda, estone, classe 1970, è una piccola grande celebrità. Fondatore nel 1988 dei Compromise Blue, chitarrista nella Tanel Padar Blues Band Raul Ukareda che nel 2001 ha trionfato all'Eurovision Song Contest (prima del trans austriaco con la barba «Conchita Wurst»), dal 1993 è l'organizzatore di Augustibluus, il festival musicale più noto del suo Paese. Cos'ha di speciale un quidam de populo pop così perchè se ne parli su queste colonne? Ha che per una vita è stato l'emblema di una congerie di mezzucci atti a lasciarsi scivolare la vita addosso e nel frattempo sbarcare il lunario (ateismo, materialismo, edonismo e una presina di esoterismo), ma oggi è uno dei pochi cattolici praticanti di tutta l'Estonia. La sua storia è una delle molte, toccanti, raccolte da Josè Miguel Cejas Arrojo nel libro El baile tras la tormenta (Rialp, Madrid 2014). Quando Raul nacque c'era ancora l'Unione Sovietica, e la sua Estonia ne era parte. Imperava il marxismo-leninismo, il materialismo dialettico era il pane quotidiano e Dio solo una chimera per borghesi annoiati. Gl'inculcarono tutto questo sin da bambino e lui venne su da provetto comunista. Anche se non riusciva a soffocare quella insinuante vocina secondo cui era impossibile sfrattare dall'universo almeno un «Essere superiore». Fu così che un giorno inciampò in una Bibbia (Dio, diceva George MacDonald citato da C.S. Lewis nell'autobiografia della propria conversione, mette trappole dappertutto). «E che è 'sta roba?», domandò verbatim Raul alla nonna. Aveva appena 10 anni e la vecchia gli rispose: «E un libro antico, ma non aprirlo, rimettilo dov'era. Non ti venga in mente di fare come quel tale che conoscevo io, che lo ha letto e che è impazzito!». Fine dell'educazione religiosa di Raul. Per parte umana, però, giacchè Dio Raul mica l'ho ha mai abbandonato.Un giorno vide tagliare un albero e si sorprese a chiedersi se le piante «muoiono», e cosa vuol dire morire, e se dopo morti si va in Cielo, tutto sfidando i diktat di genitori e maestri del socialismo reale che giuravano e spergiuravano non esserci nulla dopo la morte, nemmeno uno spillo. Difficile da digerire a 11 anni, figuriamoci a 12 quando ti muore il padre. Ma siccome attorno a Raul il nulla avanzava, Raoul il suo nulla interiore pensò di stordirlo a colpi di musica. Mise su il primo gruppo, arrivarono i primi concertini e al volgere della maggior età Raul era già una stellina di un firmamento che s'incupiva, con tanto di lasciapassare a timbro sovietico (una cosa inaudita, un regalone del regime in riconoscimento del suo talento!) per una tournèe in Finlandia. Un sogno; perchè in Finlandia un rocker compiuto come lui poteva farsi disinvoltamente di alcol e droga senza risponderne al Grande Fratello. E con alcol e droga arrivarono anche «las chicas fàciles», «las chicas histèricas en nuestros conciertos», come Raoul dice a Pablo J. Ginès che lo ha intervistato per Religión en Libertad (clicca qui), la bella testata cattolica spagnola online. Raul passò anche al crimine vero. A 20 anni guadagnava 5 volte più della media di qualsiasi professionista. Poi giunse il colpo di grazia. Finito in un giro di contrabbando di auto che lo portò a scontrarsi con una banda di ceceni non proprio cordiali, per diversi mesi entrò in clandestinità e pure in crisi profonda. Una notte gli accadde ciò che oggi non ha parole per descrivere, tanta fu la meraviglia e la magnificenza. Sdraiato nel letto del suo nascondiglio si rese conto che tutta la sua fama mondana facevano di lui solo un punto infinitesimale, sovrastato dall'infinito. Da fiaba, ma letteralmente vero. Nella casa dove si era segregato per paura scovò il coraggio e, ancora «casualmente», una Bibbia. Stavolta l'aprì, la lesse, ma non ci capì nulla e l'abbandonò. Tallonato dal suo presente inquietante, approdò in Inghilterra da un parente. Gli venne voglia di pregare, ma era stato un bravo omettino sovietico e non aveva la minima idea di come fare.Arrivò poi il 1989, e cadde il Muro di Berlino; arrivò il 1991, e l'Urss scomparve; e arrivarono anche i 27 anni di Raul in una patria tutta nuova, l'Estonia sovrana, indipendente, insomma una cosa agognata da decenni e che però nemmeno le più rosse previsioni potevano pensare di vedere realizzata così «presto». La sua sete di altro e di oltre che il materialismo comunista aveva pensato di spegnere con le acidità e le amarezze dell'ateismo lo spinse verso un altro baratro, l'esoterismo. Un po' di questo e un po' di quello, gli Hare Krishna, lo sciamanesimo, i rituali «precolombiani» a base di peyote e per due anni la voglia di Dio di Raul venne ancora distratta. Si sentiva ancora «disorientato, solo e senza una ragione per vivere». Epperò lo tormentava il fatto che i grandi geni dell'umanità fossero tutti credenti. Persino l'hit di quel momento che tutti leggevano con gusto e profitto, Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. E allora Raul ruppe gl'indugi. Entrò in una libreria. Domandò un libro sul cristianesimo. «Ortodosso, protestante o cattolico?», gli rispose il librario. Sconcerto. La reazione fu l'insalata russa. Raul entrava in una chiesa e usciva da un'altra; studiava più che poteva; andò dai luterani e persino dai battisti. Confusione totale. Cattolici in vista non ce n'erano. E allora Dio, quel Dio che non lo aveva mai abbandonato, si servì di quel che offriva il convento. Prese un protestante, un vecchio amico protestante di Raul, addirittura un pastore protestante, glielo mise vicino e quel pastore protestante, dopo avere ascoltato per un po' dubbi e delusioni del rocker confuso, gli disse: «Raul, tu sei un ribelle; cerchi risposte razionali a tutte le tue domande. Il tuo posto è la Chiesa cattolica». Dio il resto lo fece attraverso monsignor Philippe Jourdan, il vescovo di origine francese dell'Opus Dei che è amministratore apostolico dell'Estonia. Battesimo, matrimonio con la donna con cui Raul conviveva da tempo, battesimo dei loro figli tutto nel 2010. Le antiche parole della nonna il rocker non le ha scordate, ma ora hanno un senso diverso: la rende pazzi sì, «…ma di gioia».
Noi volontari cristiani in lotta con l’Isis: «Non lasceremo questa terra. Preghiamo combattendo»
Dwekh Nawsha si traduce più o meno con votati al sacrificio. Sono duecento volontari, tutti cristiani, per la maggior parte di rito assiro, uno dei gruppi che compongono il variegato mosaico di una cristianità dalle radici antichissime. Tre mesi fa erano solo una quarantina, tutti Assiri, adesso ci sono Caldei, Siriaci e Ortodossi, di fronte alla minaccia. «Non stiamo solo a pregare come pensa la gente fuori da qui, noi preghiamo e combattiamo, questa è la nostra terra e dobbiamo proteggerla dai terroristi», dice Nael, poco più di vent'anni, sul petto della mimetica l'emblema bianco con la croce al centro e i raggi in rosso e blu, un simbolo che sa di antico, non fosse per i due Kalashnikov incrociati, segno dei tempi che tutti loro si trovano ad affrontare. Sono a Duhok, capoluogo del Kurdistan occidentale, a metà strada tra Mosul - l'antica Ninive in mano alle bandiere nere -, ed il confine con Siria e Turchia, nel loro quartier generale, un grande appartamento al piano terra che è qualcosa di mezzo tra un ufficio ed un magazzino di armi.Sono quasi tutti giovani tra i venti e i trent'anni, ben armati ed equipaggiati, comandati da ufficiali più anziani, gente che parla poco volentieri ma si vede che conosce bene la guerra, come il Capitano Odesho, sui sessant'anni, gli occhiali cerchiati di metallo, parla un discreto inglese. Non ha bisogno di gridare, esercita un forte ascendente sui suoi soldati, tutti ne parlano come di un uomo che sa il fatto suo. «Sono stato per dodici anni ufficiale nelle forze speciali, ai tempi di Saddam, ho fatto tutta la guerra con l'Iran», dice, «questi ragazzi sono come figli per me». I suoi raccontano che in quegli otto anni di guerra ha rimediato parecchie ferite. I pick up scoperti partono alla volta del settore del fronte assegnato alla loro unità, nel villaggio di Baqofa, l'ultima località a nord di Mosul controllata dalle forze Peshmerga, cui i volontari sono aggregati. In questa guerra a bassa intensità, fatta di piccoli gruppi in movimento su mezzi spesso di fortuna più che di reggimenti o divisioni, la gente va in linea alla spicciolata: tutti salutano lungo la strada con colpi di clacson e braccia alzate.Il fronte è ad una decina di chilometri a nord di Mosul, dalle linee dell'Isis ci sono solo un paio di chilometri di terra di nessuno, regno dei cecchini di entrambi gli schieramenti, in più non ci sono ostacoli naturali, e di notte si accendono sparatorie e tentativi di colpi di mano. Sopra il rombo costante dei jet, che bombardano le postazioni delle bandiere nere a quattro o cinque chilometri da qui. I ragazzi vengono tutti quanti da Mosul e dalle città cristiane intorno, indicano le luci e i bagliori dei vari luoghi, solo Batnaya, nelle mani dell'Isis, è oscurata, tranne un minuscolo puntino luminoso. «Come abbiamo ripreso Tel'skuf e Baqofa, riprenderemo Batnaya e anche Mosul, aspettiamo che cominci l'offensiva». Se ne sente parlare molto di questo attacco imminente, ma nei giorni trascorsi lungo il fronte sono gli jihadisti ad attaccare continuamente dopo il tramonto, piccole azioni per lo più, ma la tensione rimane alta. Al mattino l'ingresso a Baqofa: i miliziani cristiani vogliono andare a vedere in che condizioni è il piccolo monastero da cui le suore sono dovute scappare quando il villaggio è stato preso dall'Isis, durante l'offensiva dell'estate. Le bandiere nere non si sono acquartierate tra queste povere case, preferendo la vicina cittadina di Tel'skuf, dove la chiesa è stata pesantemente devastata, le immagini sacre coperte da drappi neri, mentre qui per fortuna i danni sono molto limitati, solo qualche sfregio qua e là. Una croce gettata a terra con un braccio spezzato: uno dei ragazzi si dà da fare per ricomporla. Negli armadi aperti e rovistati trovano molti testi antichi, anche manoscritti in lingua assira, il Capitano li esamina e ne legge qualche passo. C'è il tempo per una breve preghiera, poi un soldato si arrampica sul piccolo campanile e fa suonare ancora la campana, a lungo, in un silenzio irreale. Nessuno parla, si fanno il segno della croce. «E' per questo che siamo qui, vogliamo restituire alla cristianità la piana di Ninive, le nostre speranze sono qui, non lasceremo questa terra senza combattere…siamo dei buoni combattenti, sai?».
La Rashtriya Swayamsevak Sangh, un gruppo paramilitare radicale del nazionalismo induista, prepara 'il più grande ritorno a casa mai avvenuto'. Cioè cristianofobia, repressione, violenza e morte
Presentato alla Casa dei diritti di Milano, alla presenza dell'assessore comunale alle Politiche sociali e Cultura della salute Pierfrancesco Majorino, dell'autrice e di un pool di organizzazioni LGBT, un raccontino omosessuale per ragazzini
«Risuona la campana della santa libertà, chiama tutte le nazioni della Terra. Figli e figlie di un solo Padre, inviati a diffondere la parola salvifica di Dio. Venite e raccoglietevi come un'unica famiglia alla mensa del Signore…»Così inizia l'inno dell'Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Filadelfia dal 22 al 27 settembre, e che è stato eseguito per la prima volta due domeniche fa nella Basilica cittadina. Un rimando alla famosa «Liberty Bell», al cui suono si adunarono gli abitanti di Filadelfia per la lettura della Dichiarazione d'indipendenza nel 1776, e che oggi richiama la libertà religiosa e la libertà di educazione messe sempre più alla prova a ogni latitudine.Di seguito il testo completo dell'inno, con le parole scritte dal religioso premostratense Andrew D. Ciferni su una musica del compositore Normand Gouin:Sound the bell of holy freedom; call all nations of the earth.Sons and daughters of one Father, sent to spread God's saving Word.Come, and gather, as one fam'ly at the table of the Lord.David branch from root of Jesse, Mary that vine's flow'ring rose.She brought forth for us the Savior as the angel did propose;Overshadowed by the Spirit, by her «yes» new life arose.Blessed Joseph, spouse of Mary, teacher of your God and Lord,You did shelter and provide for wondrous child by kings adored.Open to God's Word in dreaming saved your child from Herod's sword.Jesus, youth in low'ly Naz'reth, faithful son, and loving child,Guest and host at Cana's wedding, finest wine you did provide.You, our rock and you our shelter, keep us ever by your side.At the cross a grieving mother, on the cross, her only son,With all mothers and their children, Blessed Mary, you are one.In our joys, and in our sorrows may we do as you have done.Sound the bell of holy freedom; call all fam'lies of the worldTo be fed by love incarnate; to proclaim God's holy Word;Through the love of Christ our brother, in the Spirit make us one.
Così dice in questo video diretto ed efficace il cardinale e arcivescovo di Colombo Malcolm Ranjith: «Dopo le riforme del Concilio, non a causa dei padri riformatori ma di singoli individui che hanno deciso di prendere in mano la questione e hanno fatto cose piuttosto superficialmente, la Chiesa ha gradualmente perso l'elemento mistico, che riguarda ciò che è nascosto. Ed è questo il motivo per cui oggi la gente trova le nostre liturgie noiose, perchè le abbiamo private di simbolismo, per ridurle ad azioni. Ma l'azione non è la cosa più importante. La cosa più importante è l'essere. Non l'azione, il fare, ma l'essere. La liturgia è essere alla presenza di Dio, aperti a Lui e alla lingua non scritta con cui ci parla, una forza che ci trasforma in profondità, anche se non comprendiamo tutto quello che stiamo facendo».
Sconvolta ma mai vinta dalla terribile piaga dell'infantidicio per via abortiva, si è rimboccata le maniche persino in quel tugurio del mondo che è una certa parte del Brasile e ha piegato lo strumento più popolare e all'avanguardia che oggi esista al mondo, cioè Internet, al salvataggio di vite umane, ridando una possibilità di Paradiso a migliaia e migliaia di esseri umani altrimenti cestinati come carta straccia Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE w:LsdException Locked="false" SemiHidden="true" UnhideWhenUsed="true"
Fantastica e laicissima inchiesta di un grande quotidiano italiano su quanto frutta il mondo gay negli Stati Uniti. Che spiega perfettamente il 'caso Barilla ' e la rieducazione 'cinese' di un imprenditore
Pino Mango è stato un artista lucano di cui andar fieri. Nato a Lagonegro (Potenza) il 6 novembre di 60 anni fa, ha sempre rivendicato con orgoglio le origini umili della sua terra, la mia Basilicata. Per un doloroso ma significativo scherzo del destino ci ha lasciato proprio mentre si trovava su un palco lucano (a Policoro vicino Matera) per esprimere ancora una volta quella passione che l'ha proiettato ben oltre i confini regionali: la musica e il canto.Continueranno però a farci viaggiare le perle che ha disseminato in quasi 40 anni di singolare carriera: da Bella d'estate e Nella mia città ad Australia e Oro, da Come Monna Lisa e La rosa dell'inverno a Lei verrà solo per citarne alcune. Nell'epica degli mp3 custodisco gelosamente quei cd che rimandano inevitabilmente agli anni d'oro dell'infanzia.«Se Mango fosse stato straniero - ha fatto notare un bravo giornalista musicale come Andrea Pedrinelli - avrebbe avuto anche maggior considerazione da critica e pubblico nostrani». Non si può però negare la voce unica e l'abilità nel miscelare gli echi delle radici con i suoni moderni, il folk e la melodia, il rock e il Mediterraneo. Un cantante, un poeta, che aveva davvero qualcosa da dire: «L'artista ha un dovere - diceva - far riscoprire la bellezza del mondo a quanta più gente possibile, tramite quanto sa esprimere».Controcorrente sempre, come nel pezzo La sposa di qualche anno fa, una vera provocazione per chi non crede più nel matrimonio: «Scrivendo quasi tutto io - spiegò - sono più diretto: in particolare nel far risaltare valori che il mondo di oggi non esalta quasi più. La sposa è un esempio: però non è solo il canto della fedeltà di una scelta d'amore. E anche una canzone sulla coerenza con noi stessi, sulla necessità di rispettare anzitutto la nostra stessa persona».Nel 2004 ha sposato Laura Valente (che è stata voce e solista dei Matia Bazar) con cui scelse di duettare nel 2007 a Sanremo e da cui ha avuto due figli che sembrano vogliano ripercorrere le orme del padre e compaiono anche nei suoi ultimi lavori: Filippo (batteria) e Angelina (voce). «Se vorranno far musica bene - ha detto Mango - L'importante è non mandarli in Tv. Ai talent non li manderò mai. Lì si creano inconsistenze artistiche e illusioni pericolose. Il talento non si insegna, specie lì. Non si può fare della musica, un mestiere, senza sacrifici o gavetta».Nel suo ultimo album, L'amore invisibile, accanto a tre inediti compaiono non delle cover, ma delle personalissime riscritture di pezzi di successo. Colpisce come nel brano L'immenso di Minghi abbia voluto aggiungere il verso «L'immenso è Dio». Mango non ha avuto esitazioni: «Andava rimarcata quella riflessione, a mio avviso. Non è vero che oltre il mondo fisico non c'è nulla, ed è bello cantarlo».
Il governo brasiliano vuole combattere l’infanticidio fra gli indios. E gli antropologi si oppongono
Domenica scorsa un programma («Fantastico») sulla più importante emittente televisiva brasiliana («O'Globo»), ha dedicato una puntata al tema dell'infanticidio fra alcune tribù dell'Amazzonia, ovvero la soppressione di bambini appena nati con handicap o malformazioni fisiche.Un progetto di legge che intende sradicare questo fenomeno è già stato approvato da due commissioni della Camera federale e si avvia verso l'approvazione definitiva. Contro di esso si battono però diversi antropologi, in difesa della tutela della cultura e delle tradizioni dei popoli indigeni. Per uno di essi, Josè Pacheco, «non è possibile attribuire all'infanticidio un elemento crudeltà. Chi nasce con deformità fisiche o disabilità troppo grandi, sarete destinato a essere socialmente marginale».Una considerazione sinistra, ma perfettamente in linea con la cultura odierna dell'aborto. Che altro non è che un ritorno alla barbarie, sotto le vesti del progresso.
Dal 2015 le coppie lesbiche belghe saranno “bimadri” senza neanche più la “seccatura” dell’adozione
A partire dal primo gennaio 2015, il Belgio sarà il primo Paese al mondo a prevedere la «presunzione di maternità». Ispirata alla «presunzione di paternità», che vige in tutto il mondo, la nuova legge ha come scopo quello di facilitare la vita alle coppie di lesbiche che vogliono avere un figlio.
Nei libri di storia in uso in Egitto i Copti vengono privati della loro storia plurimillenaria, perchè i percorsi scolastici preparati per gli studenti, e naturalmente anche i libri di testo, fanno partire la storia del Paese delle Piramidi praticamente solo dal settimo secolo dopo Cristo, quando cioè le tribù arabo islamiche lo conquistarono sullo slancio delle prime invasioni musulmane.
L’esorcista padre Bamonte: «Dio ci ha donato nell’Immacolata la nemica più efficace del demonio»
Padre Francesco Bamonte ha spiegato come «nel corso degli esorcismi si verifica un singolare alternarsi di espressioni sprezzanti e momenti di involontaria catechesi e lodi dolcissime alla Madre di Dio che, seppure controvoglia, i demoni sono costretti a pronunciare». In tal modo, essi si rendono forzatamente messaggeri della potenza della Madonna. Tale verità ha un grande valore perchè rivelata da un'entità nemica della Vergine, un'entità demoniaca che soffre nel renderle onore, ma che non può che riconoscerne la superiorità.
L’appoggio di Camisasca alle Sentinelle in Piedi. «Hanno il diritto di far sentire la loro voce»
Don Paolo Cugini, vice parroco di Regina Pacis (Reggio Emilia), dopo aver pubblicato l'invito sul bollettino parrocchiale, ha annullato un incontro organizzato la sera del 3 dicembre sul ddl Scalfarotto e teoria del gender. L'incontro, promosso da alcune Sentinelle in piedi della città, aveva suscitato le rimostranze di alcuni esponenti locali del Partito democratico che si erano indignati perchè locali gestiti dalla parrocchia erano stati concessi agli «omofobi». Di seguito pubblichiamo il comunicato che il vescovo della città, don Massimo Camisasca, ha reso noto ieri sera.
(di Rino Cammilleri). L'amico Mauro Della Porta Raffo, grande esperto di storia americana, mi ricorda che delle tredici colonie che diedero vita agli Stati Uniti (le ricordano le tredici strisce orizzontali della bandiera) solo tre (Rhode Island, Maryland e Pennsylvania) non vietavano l'esercizio della religione cattolica. Oggi il cattolicesimo è percentualmente la religione più rappresentata negli Usa.
Un film israeliano a favore del divorzio e un consiglio ai padri sinodali che non abbiamo capito…
O forse sì che abbiamo capito…
Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede esclude categoricamente che la «linea Kasper» possa mai avere una qualsiasi liceità.
Non sappiamo chi sia il parroco dall'accento spagnolo che ha pronunciato l'omelia che riportiamo qui sotto. Nemmeno sappiamo chi sia colui che l'ha registrata e ha pensato di 'postarla' sul portale Gloria.tv. In ogni caso al sacerdote ispanofono va il premio 'Parresia' della settimana. Con la raccomandazione a tutti di ascoltare parole dal salutare tono 'guareschiano'.
Il segno di Maria. Negli Usa la terza «Giornata nazionale per riportare il velo nelle chiese»
«Indossa il velo» è il titolo della campagna promossa negli Usa da Latin Mass Society per riportare questo bellissimo segno della tradizione cristiana nelle chiese. L'8 dicembre sarà la terza giornata nazionale, in cui si chiede alle donne di ogni età di manifestare con questo segno la propria fierezza di essere cattoliche e mariane.
Al 'Corriere della Sera', l'arcivescovo di Milano ribadisce con chiarezza che il divieto della Comunione ai divorziati «risposati» non è solo un punto dottrinale, ma una questione elementare di «grammatica della fede» e di logica delle cose
Mons. Paul Simick racconta la sua missione per la Chiesa nepalese. In un Paese 'ricco di diversità religiose, culturali, etniche e linguistiche' è urgente 'puntare sul dialogo'. La 'fame spirituale è in crescita' e i cattolici devono rispondere 'con apertura verso le altre fedi' e 'condividendo la propria identità senza timore'.
Cosa vicine nella fede eppur cosa lontane. Qual è la ferita che sanguina ancora tra Roma e Mosca
Sul volo di ritorno da Costantinopoli a Roma, interpellato da un giornalista russo ortodosso, papa Francesco ha fatto una battuta non immediatamente comprensibile dai non esperti:«Dirò una cosa che forse qualcuno non può capire, ma… Le Chiese cattoliche orientali hanno diritto di esistere, è vero. Ma l'uniatismo è una parola di un'altra epoca. Oggi non si può parlare così. Si deve trovare un'altra strada».Per capire il senso di questa battuta viene in soccorso la seguente nota.L'autore insegna storia della Chiesa ortodossa nell'università statale di Bologna e nella facoltà teologica dell'Emilia Romagna. E diacono e presiede la commissione per l'ecumenismo dell'arcidiocesi di Bologna....
Penso che nessuno quest'oggi [ieri, 2 dicembre, ndr] ricorderà - ed è un significativo indice del fatto che il patrimonio della Chiesa è decisamente più vasto e ricco di quanto abitualmente ci rendiamo conto -, nessuno, dunque, ricorderà che oggi è la festa di sant'Edmund Campion. Io ne ho conosciuto la vicenda leggendo il romanzo storico di Robert Hugh Benson (l'autore dell'indimenticabile Il padrone del mondo) che chiude la trilogia dedicata alle tristi ed eroiche vicende dei cattolici dopo lo scisma anglicano. Il titolo inglese suona Come rack! Come rope!, secca assonanza di due termini che indicano la tortura il primo - si tratta del cavalletto dentato con cui venivano slogate e dilacerate le membra dei processati - e la morte attraverso impiccagione il secondo. «Vieni ruota! Vieni forca!» (così il titolo della traduzione italiana) è la frase che Edmund Campion ha pronunciato prima di morire. Non una malsana attrazione verso la morte, ma la certezza che accettarla rappresenta la massima testimonianza possibile a ciò che rende autentica, e immortale, la vita.Edmund Campion nasce nel 1540 in una nobile famiglia inglese cattolica e quando i suoi genitori decidono di passare all'anglicanesimo, anch'egli si adegua per poter proseguire gli studi nella prestigiosa Oxford. Ma quanto più approfondisce la teologia e la storia, tanto più si rende conto che è la Chiesa di Roma che ha conservato il patrimonio autentico del cristianesimo originario. A 29 anni, pur avendo ricevuto promesse di diventare vescovo anglicano, lascia tutto e fugge nella cattolica Irlanda, diventa gesuita e, dopo un periodo a Praga, viene inviato, quarantenne, in Inghilterra. Ovviamente deve esercitare il suo ministero verso i sempre più perseguitati cattolici in modo clandestino. Ma non senza ardimento: fa stampare (strumento tecnologico molto avanzato per i tempi) 400 copie di un opuscolo in cui spiega le contraddizioni dell'anglicanesimo di stato e, addirittura, sfida i teologi fedeli alla regina Elisabetta ad una pubblica controversia. Diventa il ricercato numero uno del Regno e viene arrestato il 16 luglio 1581.Trasferito alla Torre di Londra, non cede nè alle torture nè alle lusinghiere proposte della regina stessa. Sale al patibolo il 1 dicembre. Sono storie - il romanzo di Benson, dove si mescolano figure storiche come Campion e personaggi immaginari come il protagonista che ne ripercorre i passi, ce ne fa partecipare con estrema vivezza - che lasciano a bocca aperta per l'enormità delle sfide che questi uomini hanno affrontato e per il coraggio indefettibile che hanno mostrato. Vien subito in mente quanti cristiani sono chiamati oggi, letteralmente, alla stessa dolorosa prova.Ma in fondo ciò che commuove di più non è il coraggio, ma quanto ricordò Paolo VI il 25 ottobre 1970 canonizzando padre Campion ed altri 39 martiri dello stesso periodo: «Molto si è detto e si è scritto su quell'essere misterioso che è l'uomo: sulle risorse del suo ingegno, capace di penetrare nei segreti dell'universo e di assoggettare le cose materiali utilizzandole ai suoi scopiI¾ sulla grandezza dello spirito umano che si manifesta nelle innumerevoli opere della scienza e dell'arteI¾ sulla sua nobiltà e la sua debolezzaI¾ sui suoi trionfi e le sue miserie. Ma ciò che caratterizza l'uomo, ciò che vi è di più intimo nel suo essere e nella sua personalità, è la capacità di amare, di amare fino in fondo, di donarsi con quell'amore che è più forte della morte e che si prolunga nell'eternità». L'amore di sant'Edmund Campion.
«Le scuole non sono scuole «private», come troppo spesso si sente dire, ma «pubbliche», come la legge giustamente riconosce»
La storia di Claude Newman, il condannato a morte convertito dalla medaglia miracolosa
Dio dona a tutti gli uomini la sua grazia e la sua benevolenza. Per farlo si serve sempre, in modo visibile o nascosto, della Mediatrice di tutte le grazie, la Madonna. L'avvenimento, accaduto nel 1944 nel sud degli Stati Uniti ne è una straordinaria e consolante riprova. Ne fu protagonista padre Robert O'Leary SVD (1911-1984), missionario nel Mississippi, che lasciò per i posteri una registrazione audio dal titolo: «La conversione del prigioniero Claude Newman». Questa è la storia che raccontò.
Il santo coraggio della verità : quando il poverello d’Assisi sfidà il Sultano alla prova del fuoco
A tredici anni dalla sua conversione, [Francesco] partì verso le regioni della Siria, affrontando coraggiosamente molti pericoli, alfine di potersi presentare al cospetto del Soldano di Babilonia.Fra i cristiani e i saraceni era in corso una guerra implacabile: i due eserciti si trovavano accampati vicinissimi, l'uno di fronte all'altro, separati da una striscia di terra, che non si poteva attraversare senza pericolo di morte. Il Soldano aveva emanato un editto crudele: chiunque portasse la testa di un cristiano, avrebbe ricevuto il compenso di un bisante d'oro. Ma Francesco, l'intrepido soldato di Cristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l'impresa, non atterrito dalla paura della morte, ma, anzi, desideroso di affrontarla...
Sono circa 8mila coloro che nel fine settimana hanno abbandonato ufficialmente la Chiesa luterana finlandese, a causa delle dichiarazioni dell'arcivescovo luterano di Turku, Kari Mäkinen, che ha espresso la sua soddisfazione per l'approvazione dei matrimoni gay nel Paese scandinavo.Giovedì il parlamento di Helskini ha infatti votato a favore del sovvertimento della legge naturale con 105 voti a fronte di 92 contrari.La Finlandia è il dodicesimo paese europeo a introdurre nell'ordinamento il matrimonio fra persone dello stesso sesso, dopo Belgio (2003), Danimarca (2012), Francia (2013), Islanda (2010), Norvegia (2008), Paesi Bassi (2001), Portogallo (2010), Regno Unito (2014), Spagna (2005), Svezia (2008) e Lussemburgo, dove la legge è stata approvata in giungo ed entrerà in vigore dal prossimo gennaio.
Ieri si è svolta la Giornata mondiale contro l'AIDS. L'ennesima occasione per predicare l'suo dei preservativi: che non servono affatto a combattere il contagio, ma a limitare le nascite. E questo per molti nel mondo è già un ottimo risultato.
Nel Vietnam “democratico” non si placa la caccia ai sopravvissuti cattolici di una guerra antica
I 'montagnard' sono oggi quel che resta di una minoranza perseguiatta e vilipesa dal regime vietnamita acora e sempre comunista. Le loro colpe? Essere cattolici di antica data (furono i missionari farncesi a evangelizzarli, da qui il loro nome che in francese sta a indicare gli 'abitanti cattolici degli altipiani') e avere appoggiato gli americani nella sanguinosa guerra combattuta fra anni 1960 e 1970
Un orrido “uovo” penzola nella chiesa dei gesuiti di Vienna in omaggio a Renè Magritte. E perchè?
La moda delle installazioni è già di per sè il contrario del bello. Adesso s'impadronisce persino delle chiese. Non c'è più religione
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C’è vita oltre gli schermi sul Timone di novembre
Per i ragazzi (e non solo?) gli effetti collaterali da abuso di smartphone sono un dato ormai certo, parliamone. La psicologia ci dà una mano, ma non ci salverà: perché tra lettino dell’analista e confessionale c'è una gran bella differenza
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«Ratzinger ci ha esortato ad arrivare alla verità delle cose»
Un contributo su Benedetto XVI di Matthew J. Ramage, docente di teologia al Benedictine College
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I santi, maestri che vivono nel mondo ma che non gli appartengono
Sono liberi dalle preoccupazioni mondane, spogliati di tutto, per rivestirsi soltanto di Dio, per confidare solamente in Lui
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«Nella fede una diversità ragionevole non può trasformarsi in relativismo»
Leggendo l’ultimo libro del cardinale cinese Joseph Zen abbiamo immaginato una intervista con il porporato. Le risposte sono le sue parole presenti nel testo