La vicenda che in queste ultime settimane vede coinvolto il social network Facebook è nota a tutti: milioni di dati personali sono stati utilizzati in modo illecito e vi è stato un gioco di influenze durante le elezioni americane del 2016 e attorno al referendum sulla Brexit. Ed è così che il cosiddetto “scandalo di Cambridge Analytica” ha cominciato a far luce su come e quanto siamo manipolati quotidianamente in virtù dei dati che circolano in rete sulla nostra persona.
In merito a questi aspetti, l’amministratore delegato Mark Zuckerberg la settimana scorsa è stato chiamato a testimoniare al Congresso americano ed è già stato annunciato che sarà convocato anche in Europa, dal momento che lo scandalo ha dimensioni mondiali. Le sue scuse sono valse a poco, in realtà: quello che si pretende – giustamente – dal suo social è che garantisca il rispetto degli utenti iscritti. Pena la chiusura, come da più parti non si è mancato di pronosticare.
Eppure è un altro l’aspetto di cui appare qui interessante parlare che, come rivelato da Crux, non ha trovato spazio sui grandi media: interrogato dal senatore Ted Cruz in merito a pregiudizi e censure in ambito religioso, Zuckerberg ha affermato che Facebook «ha bloccato oltre due dozzine di pagine cattoliche», dopo aver stabilito che i loro contenuti non erano «sicuri per la comunità». Lo stesso non è successo, anche se su questo il CEO del social si è detto all’oscuro, per pagine che al contrario portano avanti il tema dell’aborto, come quelle di Planned Parenthood.
Riporta ancora Crux: «A luglio 2017, la CNA ha riferito che Facebook ha bloccato 25 pagine cattoliche in inglese e portoghese. Più tardi Facebook si scusò, dicendo che l’errore era dovuto a un malfunzionamento piuttosto che a un intento malevolo. All’inizio di quest’anno, un altro gruppo cattolico ha affermato di aver riscontrato ritardi critici nell’approvazione del suo contenuto di raccolta fondi a sostegno delle vocazioni durante il periodo natalizio».
Cruz ha quindi rivolto a Zuckerberg alcune domande rispetto alla mancata eliminazione degli annunci della Planned Parenthood, oppure di MoveOn.org (gruppo neocon ferocemente anticattolico che pesca nella destra repubblicana, che a suo tempo fece una feroce campagna contro Papa Benedetto XVI, accusato di coprire i preti pedofili).
Rispetto a questo, l’amministratore delegato di Facebook ha dichiarato di non essere a conoscenza di dettagli in tal senso. Eppure, pressato dalle domande, alla fine Zuckerberg è arrivato ad affermare che «Facebook e l’industria tecnologica si trovano nella Silicon Valley, che è un luogo estremamente incline alla sinistra», ma che il suo personale impegno è quello di «fare in modo di non avere pregiudizi».
Insomma, ecco un altro tassello da aggiungere allo scandalo di Cambridge Analytica. Cattolici e pro-life sono silenziati e oscurati, e non solo nel mondo reale bensì anche sui social: siamo alla persecuzione 3.0?
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