Il cardinale Matteo Maria Zuppi incontra il presidente Volodymir Zelensky a Kiev, al culmine della sua missione speciale per conto del Papa nel tentativo di «ascoltare» e tentare una via di dialogo per la pace. Il cardinale, scelto dal Papa anche per le sue esperienze maturate con la Comunità di Sant’Egidio, ha portato una lettera di Francesco per Zelensky, ma si è sentito dire quello che lo stesso presidente ucraino aveva già sostanzialmente detto in faccia al Papa: «Accogliamo con favore la disponibilità di altri Stati e partner a trovare vie per la pace, ma poiché la guerra continua sul territorio dell’Ucraina, l’algoritmo per raggiungere la pace può essere solo ucraino». In altre parole, gli spazi da parte di Kiev per trovare una soluzione sono ai minimi termini, tantomeno una tregua, visto che Zelensky ha detto a Zuppi «che il cessate il fuoco e il congelamento del conflitto non porteranno all’instaurazione della pace». Questo almeno quello che emerge dal comunicato del governo ucraino.
È difficile pensare che dalle parole pubbliche a quelle dette effettivamente davanti a Zuppi vi sia molta distanza. La missione dell’inviato di Francesco avviene proprio mentre prende il via la controffensiva di Kiev con l’ausilio delle armi occidentali, una controffensiva che avrà un prezzo enorme in vite umane.
Oggi poi c’è stato anche l’episodio dell’esplosione della diga di Kakhovka, nella regione meridionale di Kherson, mentre si continua a evacuare le zone circostanti il fiume Dnipro per il rischio inondazioni. Un episodio emblematico che vede rimpallarsi le responsabilità tra Ucraina e Russia su chi abbia effettivamente fatto saltare la diga. L’infrastruttura di Nova Khakovka, in Ucraina, è controllata dai russi e secondo le autorità locali sarebbe stata danneggiata da un bombardamento ucraino. «La Russia ha distrutto la diga di Kakhovka infliggendo probabilmente il più grande disastro infrastrutturale in Europa degli ultimi decenni e mettendo a rischio migliaia di civili», ha scritto, invece, in un post il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
Nello scacchiere emerge che la distruzione della diga crea problemi per il rifornimento di acqua in Crimea e nelle altre zone sotto il controllo russo, inoltre i russi hanno fortificato la linea difensiva sul fiume Dnipro e l’inondazione potrebbe causare l’abbandono di tali presidi, facilitando il compito delle forze antagoniste. Insomma, non è chiaro perché i russi avrebbero fatto saltare la diga.
Di certo questo è un crimine di guerra, come ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nel suo discorso alla sessione di apertura del vertice Bucharest 9. Per Stoltenberg però sembrano non esserci dubbi su chi abbia compiuto questo crimine: «è un atto oltraggioso», ha detto, «che dimostra ancora una volta la brutalità della guerra della Russia in Ucraina».
Intanto rientra da Kiev il cardinale Zuppi, come registra la Sala stampa vaticana «I risultati di tali colloqui, come quelli con i Rappresentanti religiosi, nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura». Il prossimo passaggio per l’inviato del Papa dovrebbe essere Mosca, ma a Kiev il cardinale si è senz’altro reso conto che la strada per una mediazione è pressoché impossibile, soprattutto in una fase di controffensiva militare appena iniziata.
(Immagine: www.president.gov.ua )
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