Un quesito cui rispondere è in teoria semplice ma non più nel mondo di oggi: "Ho un desiderio fortissimo di essere mamma, ma non sono sposata; le chiedo se posso ricorrere all'inseminazione artificiale?
Caro Padre Angelo,
buongiorno!
Mi sono permessa di scriverLe un po’ di tempo fa e La ringrazio del conforto ricevuto dalle sue parole..
A distanza di tempo però, mi ritrovo qui a presentarLe i miei dubbi in merito ad una questione che mi sta facendo penare un bel po’…. Chiedo scusa in anticipo perché non sono tanto brava ad esprimermi “per iscritto” ma proverò lo stesso ad illustrarle la mia situazione.
Allora dunque, io ho 43 anni e mi ritrovo ad essere una donna single con un grande, grandissimo desiderio nel cuore: diventare MAMMA.
Purtroppo, come può ben immaginare, è molto complessa la mia situazione in quanto vivo un fortissimo duello“ interiore… dilaniata tra questo legittimo desiderio di maternità, per l’appunto, e la consapevolezza però di non poterlo oggettivamente mettere in atto….
Ora, è un po’ di tempo che mi sta balenando un’idea per la mente… e cioè quella di fare un figlio…….da sola!! Ricorrendo cioè all’inseminazione artificiale in uno di quei paesi esteri, come la Spagna, dove tale pratica è legalmente consentita e riconosciuta!! In fondo…mi dico… ho un ottimo lavoro, una casa, una famiglia pronta ad aiutarmi e sostenermi sotto ogni punto di vista!!! Ma…. C’è “un ma”.. sono combattutissima perché sto facendo un percorso di fede e crescita spirituale che, ovviamente, mi pone di fronte a molteplici interrogativi e non mi fa prendere la questione alla leggera e mi sottopone, ovviamente, ad una serie di interrogativi e conflitti interiori fortissimi!!!
Che fare dunque?’ mi aiuti Lei padre…. Dare ascolto a questo desiderio di avere un figlio “a tutti i costi” e quindi affidandomi alla scienza…. O dare ascolto unicamente alla voce del mio cuore e della mia coscienza di cristiana?
Confido in una sua illuminante risposta,
La saluto con profonda stima,
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. il tuo desiderio di diventare mamma e di comunicare vita è senza dubbio bello e legittimo.
Ma questo desiderio va realizzato nel rispetto del bambino che si genera, il quale ha il diritto di essere trattato da persona fin dal suo inizio.
Quando si concepisce il desiderio di metterlo al mondo un figlio ci si rende responsabili nei suoi confronti e pertanto ci si impegna a dargli tutto quello che gli spetta, anzitutto come persona umana.
2. E come qualunque altra persona umana un bambino ha diritto di avere un padre e una madre.
Dire “un padre e una madre” significa radicarlo in una terra in cui può riconoscere la propria storia, le parentele che lo stringono in legami di affetto, di comunione, di vicinanza.
Mettere al mondo un bambino senza nonni paterni e senza le parentele da questa parte non è un regalo che gli si fa.
Un figlio ama rispecchiarsi anche nella propria fisionomia al padre o alla madre. Non di rado domanda: a chi assomiglio?
Anche questo è un legame. Ed è un legame che parla.
3. Inoltre non è bello e non fa piacere essere figlio di un padre che ha venduto la propria capacità procreativa, che in virtù di qualche soldo ha rinnegato i propri doveri di padre (perché chi genera si rende responsabile in tutti i sensi nei confronti del generato), che in forza del diritto all’anonimato nega al figlio la possibilità di conoscerlo, di amarlo, di guardarlo in volto e scambiare una parola con lui.
È disumano privare volontariamente un figlio di tali beni.
4. Senza dire che la crescita e l’educazione dei figli ha bisogno del duplice concorso: del padre e della madre.
La madre stessa ne sente l’esigenza e rivendica il diritto di confrontarsi col padre del bambino per i suoi problemi, per le sue scelte, per tutto.
Viceversa anche il padre avverte il medesimo bisogno nel confronto della madre.
5. Pazienza che un genitore sia morto perché allora qui si fa di necessità virtù e non s’incolpa nessuno.
Ma che si sottragga volontariamente e impunemente ai propri doveri soprattutto nei confronti dei piccoli e degli indifesi, come i bambini, è sommamente ingiusto. Nessuno stato lo può tollerare.
Che in Spagna sia permesso fare così è il segno dell’aberrazione in cui può giungere un governo che non tutela adeguatamente i diritti dei bambini, i diritti dei figli, che un giorno sentiranno questa ingiuria come una menomazione.
6. Come vedi, non ti ho portato altre motivazioni che rendono gravemente illecita e ingiuriosa questa pratica, come quelle riportate dal magistero di Giovanni XXIII: “La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate.
Perciò non si possono usare mezzi e seguire metodi che possono essere leciti nella trasmissione della vita delle piante e degli animali” (Mater et Magistra, 204).
7. È vero che da parte tua sotto certi aspetti l’atto di generare potrebbe essere personale e cosciente, ma da parte di chi presta la materia fecondante è del tutto impersonale e privo di coscienza. Non è un atto umano. Anzi, è il contrario.
E tu diventi cooperatrice attiva di tale atto che va bene solo per gli animali.
Tale cooperazione in gergo teologico viene classificata come peccato grave.
8. Come risulta anche dalle parole di Papa Giovanni, è meglio fidarsi invece delle sapientissime leggi di Dio, come del resto invita a fare lo Spirito Santo quando per mezzo del Salmista dice: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, solo la tua legge non ha confini” (Sal 119,96).
Derogando dalle leggi di Dio, faresti del male.
E in primis, lo faresti al bambino che vorresti mettere al mondo.
Ma una mamma, se desidera qualche cosa per il bambino che intende concepire, desidera che non gli manchi nulla. E non solo in ciò che gli è necessario per la vita materiale, ma anche per la vita psichica, affettiva, morale e spirituale.
Ti ringrazio di avermi posto questo quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo