In concreto, come vivere da cristiani il Santo Natale?
Gesù porta nel nostro quotidiano la Presenza di Dio che ci ama e vuole salvarci: a Natale dobbiamo ritornare a Dio, convertirci a Dio, interrogarci su come rispondiamo all’amore del Figlio di Dio che è nato per noi. Siamo cristiani perché vogliamo vivere “la vita nuova in Cristo”. La nascita di Gesù rinnova, se vogliamo, la nostra esistenza, ci invita a coltivare questo ideale: voglio vivere una vita nuova nell’amore a Cristo e ai fratelli.
Una delle aspirazioni comuni oggi è quella di non invecchiare: creme, medicine, diete, fisioterapie, interventi chirurgici e via dicendo. Vorrei gridarlo a tutti: la vera ricetta per rimanere giovani è vivere nella Grazia di Dio e amare Gesù Cristo e il nostro prossimo! Fisicamente il nostro corpo decade e non è male tentare di rallentare questo processo fisiologico. Ma dobbiamo rimanere sempre giovani nello spirito e anche saper ritornare bambini: coscienti come il bambino che tutto ci viene da Dio, pronti a ricevere i doni di Gesù.
Questo il senso del Natale, festa religiosa da vivere ricuperando le radici della nostra fede con la preghiera e i Sacramenti, partecipando alle cerimonie che in questi giorni si svolgono nelle chiese. Spesso, nel tempo natalizio, mi sono reso conto di quante persone si confessano e comunicano da un Natale all’altro, da una Pasqua all’altra! Per una vita decisamente orientata a Dio non basta.
In nessuna religione Dio si è fatto uomo. Gli dei pagani sono troppo lontani, non si interessano degli uomini. L’originalità del cristianesimo è questa: avvicinare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Altrimenti basterebbe osservare la legge, la tradizione, i riti. Invece il cristianesimo chiede l’amore e l’imitazione di Cristo, la conversione del cuore. Dobbiamo tornare alla fede e alla vita cristiana, per liberarci dall’egoismo, dall’indifferenza, dal pessimismo a cui spesso ci portano i fatti dell’esistenza quotidiana. Se lo viviamo bene, il Natale è un forte segno di speranza e di ottimismo, in un mondo che uccide tutte le speranze. (dal Timone n°28 – novembre 2003)
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