I dem americani sono al lavoro per l’abolizione del segreto confessionale? Messa così, sembra una provocazione. Eppure ci sono non mere parole, non semplici propositi ma fatti concreti – nella fattispecie, progetti di legge – che paiono andare in questa direzione, minacciando in modo inaudito la libertà religiosa proprio in quegli Stati Uniti che, della libertà di espressione, si vantano da decenni di essere l’icona. Il punto è che così potrebbe non essere, non più.
A sollevare preoccupazione sono due distinti progetti di legge presentati nel Delaware e nel Vermont a firma rispettivamente del rappresentante democratico Eric Morrison e dal senatore democratico Richard Sears. La finalità di queste due proposte è sostanzialmente la medesima: la messa al bando – in nome della prevenzione degli abusi si minori – del «sigillo della confessione», che oggi come noto tutela il diritto (anche è anche dovere) dei sacerdoti – più volte ribadito e difeso dal Vaticano in questi anni – di non divulgare informazioni ricevute nel corso delle confessioni.
Ora, a parte che la Chiesa cattolica americana sta già collaborando da anni per combattere ogni abuso sui minori, non di rado arrivando – come dichiarato in una intervista esclusiva sul numero di gennaio della nostra rivista (cui vi invitiamo ad abbonarvi) da uno che negli Usa proprio su questi delicati temi lavora, l’avvocato Mauro Visigalli – ad avviare processi canonici anche là dove le autorità statali hanno deciso di archiviare le accuse per mancanza di prove, è da vedere che due ddl così possano aiutare a prevenire certi crimini.
Andrea Picciotti-Bayer di Conscience Project, per esempio, si dichiara decisamente scettica a questo proposito: «Non ho visto alcuna prova che il sigillo della confessione abbia impedito il perseguimento di abusi domestici o abusi sui minori, [e] come madre di dieci figli, sono molto seria quando si tratta della sicurezza dei miei figli, quindi non voglio minimizzare gli abusi… la nostra Chiesa ha avuto una terribile storia di abusi». Intanto i due disegni di legge stanno preoccupando molto i cattolici americani.
«Non è la prima volta che accade una cosa simile», ha spiegato il presidente dell’Azione cattolica per la fede e la famiglia Thomas McKenna alla Daily Caller News Foundation, «ma ciò che è in gioco qui è la vera persecuzione della nostra fede cattolica perché la confessione non è una seduta di terapia… discussione o gruppo di terapia, perché quando una persona si confessa il sacerdote agisce nella persona di Cristo. Questa sarebbe una persecuzione della Chiesa cattolica, perché un prete andrebbe in prigione pur di non rivelare i peccati di qualcuno».
In effetti, pure le ultime misure varate tre giorni fa contro gli abusi da Papa Francesco ricordano che il segreto confessionale non si tocca. Perché non si può toccare, come ha provato a spiegare nel Vermont, a inizio di questo mese, davanti alla Commissione giudiziaria del Senato, un vescovo – monsignor Christopher J. Coyne di Burlington. «Non c’è dubbio che proteggere i bambini sia essenziale e che i criminali debbano essere ritenuti responsabili dei loro crimini», sono state le parole di mons. Coyne, «ma ignorare i diritti religiosi fondamentali non è necessario».
«Il sacerdote ha il sacro dovere di mantenere il segreto della confessione sacramentale», ha spiegato ancora il vescovo, sottolineando che «il sigillo sacramentale della confessione è la legge mondiale della Chiesa cattolica, non solo della diocesi. Nessun vescovo ha l’autorità per cambiare questa regola». Si aggiunga che alla Casa Bianca siede un presidente, Joe Biden, che pure si dichiara cattolico. Ma evidentemente ciò non rappresenta – anzi – una garanzia per i fedeli e i sacerdoti americani che vedono ora a rischio un loro diritto fondamentale (Foto: Pexels.com).
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