Per quattro mesi, da gennaio ad aprile, in Francia si sono svolti gli Stati generali di bioetica, con l’obiettivo di dare vita a una riflessione comune e condivisa in vista della revisione, prevista per l’inizio del 2019, della legge sulla bioetica. In questo lasso temporale, in tutto il Paese si sono svolti circa 300 incontri, il cui frutto è stato sintetizzato dal Comitato consultivo nazionale per l’etica (CCNE) in un documento consegnato il 5 giugno.
Durante gli Stati generali di bioetica la chiesa francese non è stata a guardare, come testimonia l’arcivescovo di Parigi monsignor Michel Aupetit in un’ampia intervista rilasciata a Le Point: «I cristiani in generale, e i cattolici in particolare, non hanno atteso che gli Stati generali si esprimessero su questo tema cruciale. In occasione di questi Stati Generali, abbiamo voluto partecipare ampiamente al dibattito e discutere seriamente con i fedeli e con tutte le persone di buona volontà. La distribuzione di oltre 100.000 piccoli opuscoli nella diocesi di Parigi e il lavoro svolto dalla Conferenza episcopale che pubblicherà un libro a giugno fanno parte di questo dialogo. A Parigi, continuiamo le serate di informazione dove portiamo persone specializzate nel campo. Questo lavoro, ovviamente, non si è fermato alla fine della consultazione e continuerà anche dopo il passaggio della legge, perché […] dobbiamo sempre continuare a illuminare le coscienze dei nostri concittadini».
Anche perché in Francia la voce della popolazione cristiana è ancora oggi tenuta in considerazione, nonostante il laicismo che permea la società.
AL CROCEVIA DI DUE VISIONI
Arcivescovo, ma anche medico, Aupetit ha quindi un giudizio positivo sulle consultazioni, che hanno rimesso al centro del dibattito una domanda fondamentale: «Quale società vogliamo costruire?». Infatti – ha sottolineato ancora nell’intervista – oggi ci troviamo «al crocevia tra due visioni sociali. Da un lato una società basata sulla fraternità, nella quale la persona è qualificata dalle relazioni che ha con gli altri. In questa situazione, la legge protegge i più vulnerabili. Dall’altra parte una società individualista, nella quale tutti rivendicano autonomia. In questo caso la legge si adegua al desiderio individuale».
NATALITA’
In tale contesto, così diviso su temi fondanti, l’arcivescovo di Parigi non ha dubbi nell’individuare quale strada da seguire quella ispirata al principio di precauzione: la società è infatti molto più della somma dei singoli desideri e l’obiettivo cui puntare è quello del bene comune, per perseguire il quale è imprescindibile affrontare il tema della natalità, che «è essenziale per il futuro della nostra civiltà».
DIGNITA’ UMANA
Nella fase delle consultazioni, monsignor Aupetit è inoltre stato ascoltato sul tema del fine vita durante una cena al Palazzo dell’Eliseo. In questo contesto, la sua scelta è stata quella di portare argomenti basati sulla ragione, «unico modo per toccare l’intelligenza e il cuore», e di dimostrare come la qualità di vita sia notevolmente migliorata negli ultimi decenni, in particolare grazie alla grande espansione delle cure palliative, che hanno «reso possibile rispondere al dolore di questi pazienti e prendere veramente in carico la fine della vita». Oltre a questo, ha affermato ancora l’arcivescovo, «mi sono espresso filosoficamente, mostrando che la dignità umana è inerente alla sua stessa natura, come affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non dipende dal suo stato di dipendenza o fragilità. Moriamo sempre con dignità quando la società è in grado di accompagnarci perché sei prezioso. A tutto ciò, l’arcivescovo di Parigi aggiungerebbe che «la dignità è anche dovuta alla trascendenza, che è sempre stata la coscienza dell’umanità».
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