Di sicuro è un avvertimento al governo più anticristiano che la Spagna ricordi dagli ultimi 20 anni. Il cardinale Antonio Maria Ruoco Varela, arcivescovo emerito di Madrid, nel presentare il suo ultimo libro La famiglia davanti alla sfida della secolarizzazione ha ricordato che «Il tentativo di sopprimere l’istituzione famigliare e matrimoniale lo fece anche Lenin, ma fallì».
Un avviso al governo neonato composto dai Socialisti e da Podemos che sta già mostrando di che pasta è fatta la Sinistra radicale al governo. Le parole di Ruoco Varela sono una boccata d’ossigeno nell’ecclesialmente corretto corrente, dato che il tema della famiglia è «un vicolo cieco anche per i cattolici» perchè esiste il pericolo che «la Chiesa non viva la fede e le grandi virtù teologiche». Certo, «non è vero che tutti i giovani non ne vogliono sapere di Dio, esiste una minoranza molto qualificata che lo cerca», ha spiegato aggiungendo anche un tocco di orgoglio cattolico: «Quale altra realtà istituzionale è capace di riunione così tanti giovani come può vantare la Chiesa? Nessuna».
Un altro riferimento al governo è stato quello che il porporato ha fatto nell’avvertire che la difesa della vita e del diritto dei genitori a scegliere l’educazione dei propri figli non può dipendere da una «maggioranza sociologica e politica», dato che «siamo in presenza di una responsabilità enorme». Così come l’aborto: «Se il rispetto della vita non è fondamentale in un matrimonio, smette di essere un matrimonio. Se è una comunità di amore, è allora anche una comunità di vita. Sennò, non può esserci una comunità di amore», ha detto in riferimento alle recenti misure «come le diagnosi prenatale e gli effetti a cui queste stanno portando».
Parole forti, che sembrano delineare un comportamento decisamente critico rispetto al nuovo governo e sicuramente più morbido di quello espresso dalla Conferenza episcopale spagnola che in recenti dichiarazioni dei suoi membri si è mostrato più attendista. Ginés García Beltrán, ad esempio, vescovo di Getafe, ha detto di non aver paura del nuovo governo. «Se per preoccupazione si intende la volontà di portare a termine le politiche espresse in campagna elettorale di un laicismo escludente, possiamo dire che c’è una certa preoccupazione, ma se parliamo di preoccupazione come paure di diventare invisibili o insignificanti o ad essere disprezzati, francamente no. «Con i poteri pubblici dobbiamo intavolare un dialogo onesto e sempre tendere la mano alla collaborazione». Sarà. Ma quel che è certo è che per la Chiesa, come diceva Ruoco Varela, si sta palesando sempre più il vicolo cieco.
Potrebbe interessarti anche