Il dibattito attorno alla cosiddetta “coerenza eucaristica”, che va a mettere al centro il significato dell’Eucarestia nella Chiesa e con il quale abbiamo aperto la copertina del Timone di giugno, tiene ancora banco. E non solo negli Usa, che sono lo scenario di questa quasi paradossale battaglia per difendere quanto è sempre stato conosciuto e condiviso, ma anche da noi in Italia.
A ravvivare i tizzoni ardenti, che stavano per raffreddarsi in favore della pandemia con la sua variante Delta, delle vacanze con la quattordicesima, degli inginocchiamenti agli Europei e quant’altro, lo testimonia un articolo pubblicato su Repubblica, con un titolo tendenzioso: Stati Uniti, la retromarcia dei vescovi: sì alla comunione a Biden e politici pro-aborto. Si tratta di un pezzo non firmato, questo disponibile online sulle colonne del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, che vorrebbe illustrare, sulla scorta di quanto scritto dal Washington Post, come «negli Stati Uniti non ci sarà nessuna politica nazionale per negare la comunione a politici cattolici che, come il presidente Joe Biden, non si oppongono alle leggi sull’interruzione di gravidanza. […] la conferenza episcopale ha diffuso un testo di chiarificazione, nel quale si esclude ogni misura in tal senso».
Testo di chiarificazione che altro non è che quattro domande e risposte pubblicate sul sito della Conferenza episcopale americana volte a precisare meglio il senso del documento didattico sull’Eucarestia che, a larga maggioranza, i vescovi hanno deciso di iniziare a redigere. E testo di chiarificazione che evidentemente si è reso necessario appunto perché certi passaggi di questa vicenda ecclesial-politica erano stati (volutamente?) equivocati dai media, e con loro dall’opinione pubblica. Peccato solo che, anche di fronte ai chiarimenti, ci siano testate che ancora non capiscano, o almeno facciano finta di non capire, e annuncino una retromarcia dei vescovi… che non c’è! I vescovi infatti scrivono testualmente: «Non ci sarà nessuna politica nazionale per negare la Comunione ai politici. L’intento è quello di presentare una chiara comprensione degli insegnamenti della Chiesa per portare una maggiore consapevolezza tra i fedeli di come l’Eucaristia può trasformare la nostra vita e avvicinarci al nostro Creatore e alla vita che vuole per noi».
Dove sarebbe il passo indietro se, fin dal giorno dell’approvazione della stesura del documento, come scrivevamo, «il presidente del comitato dottrinale dell’USCCB, il vescovo Kevin Rhoades di Fort Wayne-South Bend, nell’Indiana, ha affermato che il documento non menzionerà Biden o altri individui per nome e offrirà linee guida piuttosto che imporre una politica nazionale obbligatoria»? E dove starebbe poi «la linea prudente del papa» menzionata da Repubblica se, come chiariscono ancora i vescovi, «la Santa Sede ha incoraggiato i vescovi a impegnarsi nel dialogo e in un’ampia consultazione» (si veda qui), e nulla più? Forse che la retromarcia sia solo negli occhi di chi la vuole vedere?
E che i media non abbiano fatto un buon servizio alla verità lo ha denunciato anche monsignor Thomas Paprocki (foto a lato), vescovo di Springfield, in una dichiarazione rilasciata il 23 giugno. Oltre ad alcune precisazioni sulla falsa riga di quanto già rimarcato nelle Q&A ufficiali, il prelato ha risposto all’obiezione per cui un documento sull’Eucarestia andrebbe a minare l’unità, affermando che «sì, dobbiamo tendere all’unità, ma la nostra unità deve fondarsi sulle verità della nostra fede che si trovano nella Sacra Scrittura e nella costante Tradizione della Chiesa. Nessuno dovrebbe voler essere unito sulla via della perdizione».
Oltre a questo, Paprocki ha precisato che «la coerenza eucaristica non si riferisce semplicemente all’aborto e all’eutanasia, ma alla comunione eucaristica di coloro che si trovano in una situazione pubblica di grave peccato oggettivo di qualsiasi tipo». Vale per tutti coloro che si professano cattolici, anche per i politici. Anche per Joe Biden.
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