In un messaggio dello scorso 11 dicembre, la conferenza episcopale spagnola ha chiesto ai cattolici in Spagna di osservare una giornata di preghiera e digiuno domani, mercoledì 16 dicembre, «per chiedere al Signore di ispirare leggi che rispettino e promuovano la cura della vita umana». Il Congresso dei deputati, l’organo legislativo della Camera bassa della Spagna, voterà presto un disegno di legge, introdotto a gennaio, che legalizzerebbe sia l’eutanasia che il suicidio assistito.
Se il testo passasse come previsto, andrà poi al Senato, prima di tornare al Congresso dei deputati per l’approvazione finale. I vescovi hanno espresso allarme per il «modo sospettosamente accelerato» in cui il disegno di legge era stato introdotto in parlamento durante la pandemia, sostenendo che il processo era avvenuto senza «ascolto o dialogo pubblico». Definendo l’eutanasia un “fallimento” nel rispettare il dono della vita, i vescovi hanno detto che il disegno di legge, se approvato, stabilirebbe «una rottura morale; un cambiamento negli obiettivi dello Stato: dalla difesa della vita all’essere responsabili dell’inflizione della morte». Hanno invece esortato a promuovere le cure palliative per aiutare le persone che soffrono di gravi malattie attraverso l’accompagnamento.
«Questa cura completa allevia il dolore, conforta e offre speranza che viene dalla fede e dà senso a tutta la vita umana, anche nella sofferenza e nella vulnerabilità», hanno scritto. Nella loro dichiarazione, i vescovi hanno anche citato il documento Samaritano bonus, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a settembre. «Questo testo illumina la riflessione e il giudizio morale su questo tipo di legislazione», hanno detto. I vescovi hanno indicato paesi in cui l’eutanasia è già stata legalizzata, sostenendo che è stata usata per eliminare i più deboli della società e hanno poi spiegato: «la pandemia ha rivelato la fragilità della vita e ha scatenato una richiesta di assistenza, allo stesso tempo indignazione per l’esclusione dell’assistenza agli anziani. È cresciuta la consapevolezza che porre fine alla vita non può essere la soluzione per affrontare un problema umano», hanno affermato.
«Con il Papa diciamo: “L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi mai, ma prendersi cura e amare per dare speranza”», hanno proseguito. «Vi invitiamo a rispondere a questa chiamata con preghiera, cura e testimonianza pubblica che favoriscono un impegno personale e istituzionale a favore della vita, della cura e di una vera buona morte nell’accompagnamento e nella speranza». (Fonte)
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