Tira davvero una brutta aria, sul summit delle Nazioni Unite che tra pochi giorni – dal 12 al 14 novembre – si terrà a Nairobi, in Kenya. Infatti sul vertice – formalmente volto a celebrare il 25° anniversario della Conferenza internazionale del Cairo su Popolazione e Sviluppo (5-14 settembre 1994) – soffia un vento abortista e contrario alla famiglia. Se ne sono accorti i vescovi africani che, secondo quanto riportano diverse fonti informative – tra cui Catholicnewsagency.com – adesso sono molto preoccupati e, senza mezzi termini, affermano che l’incontro sarà distruttivo per l’umanità e i valori intorno alla vita umana.
Una preoccupazione, quella dei prelati, alimentata da più elementi. Il primo fra questi è il programma stesso di questo summit, tra i cui punti si possono leggere passaggi ben poco rassicuranti quali «l’accesso universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi come parte della copertura sanitaria universale» e il sostegno al «il diritto all’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva anche in contesti umanitari e fragili». I soliti giri di parole dietro ai quali, come noto, si cela un programma molto chiaro e sintetizzabile così: più aborti e più contraccezione.
Motivo per cui i vescovi africani, come si diceva, tutto sono fuorché sereni in attesa di questo evento. Monsignor Alfred Rotich, per esempio, vescovo emerito dell’Ordinariato Militare del Kenya e presidente dell’ufficio della vita familiare dei vescovi keniani, ha dichiarato: «Troviamo che una conferenza del genere non sia positiva per noi» in quanto distruttiva dell’«agenda per la vita». «Ci saranno circa 10.000 persone qui e sappiamo cosa vengono a fare: essi non sono a favore della vita ma sono 10.000 abortisti. Sono contro la vita», ha aggiunto sempre monsignor Rotich, che evidentemente è un pastore che non teme di parlare chiaro. E non è il solo.
L’arcivescovo Martin Kivuva di Mombasa ha descritto l’agenda del vertice come «inaccettabile secondo il nostro insegnamento della Chiesa cattolica», mentre il vescovo Charles Kasonde di Solwezi, presidente dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale, ha ricordato che, numeri alla mano, «l’Africa è scarsamente popolata»; come a dire: non venite, cari abortisti, a spiegarci che siamo troppi per rifilarci politiche abortiste, perché già sappiamo che le cose non stanno così.
Sfortunatamente, sono in molti a temere che le paure dei vescovi africani siano fondate e il summit di Nairobi abbia un unico scopo: proseguire il cammino verso l’affermazione di quanto alla Conferenza internazionale del Cairo su Popolazione e Sviluppo non era stato possibile ottenere direttamente con la stesura del Programma di Azione, a causa della fortissima resistenza di san Giovanni Paolo II e del gruppo di Paesi che si unì attorno alla Santa Sede. Una resistenza cattolica che purtroppo, oggi, sembra lontana se non del tutto consegnata alla storia.
Del resto, il fatto stesso che a questo incontro – come emerso già giorni addietro – non siano gradite le idee pro vita e gruppi come C-Fam, Citizen Go e altri ancora, la cui registrazione non è stata approvata, non lascia ben sperare. Anzi. Motivo per cui le preoccupazioni di monsignor Rotich e degli altri vescovi africani per questo incontro di «10.000 abortisti» appaiono non solo giustificate, ma profetiche rispetto a quello cui questo vertice targato Onu potrebbe portare. Staremo a vedere, anche se le premesse paiono davvero pessime.
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