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Vescovi africani: «L’Occidente ci invia i missionari del male»
NEWS 29 Agosto 2024    di Federica Di Vito

Vescovi africani: «L’Occidente ci invia i missionari del male»

Un tempo dall’Occidente partivano missionari per annunciare il Vangelo in Africa, terra particolarmente pronta ad accogliere l’azione missionaria (qui è ben delineato quanto centrale sia il ruolo dell’Africa nella Chiesa odierna). Oggi la situazione è ben diversa, per non dire rovesciata, sarebbe in atto infatti una «forma distorta di proselitismo», così definiscono i leader africani la pressione esercitata dalle nazioni occidentali. Dal Kenya al Camerun, dal Ghana alla Tanzania, gli arcivescovi locali dichiarano al Register che gli operatori umanitari occidentali, i funzionari governativi e persino i turisti stanno promuovendo una visione secolarizzata della sessualità e della persona umana che è incompatibile non solo con i valori culturali africani, ma anche con gli insegnamenti immutabili della fede cattolica.

Questo fenomeno non rientra unicamente in quella che papa Francesco ha definito «colonizzazione ideologica», ma sarebbe un vero e proprio «proselitismo ideologico». «È proprio come i missionari che andavano dappertutto per evangelizzare», ha detto l’arcivescovo Renatus Leonard Nkwande di Mwanza, Tanzania. Solo che ora, ha detto, l’Occidente ci sta «mandando missionari del male». Alcuni esempi riguardano gli operatori delle Ong che portano in classe l’ideologia gender e gli attivisti che reclutano giovani africani per festini gay. Dal canto loro, le organizzazioni pro lgbt spesso negano queste accuse poiché provengono da cristiani conservatori statunitensi.

Tuttavia, le segnalazioni si sono ora diffuse tra l’episcopato cattolico africano e alcuni vescovi locali hanno lanciato l’allarme su quella che ritengono una grave minaccia morale e spirituale. Tra questi, l’arcivescovo Charles Palmer-Buckle di Cape Coast, in Ghana, menziona i turisti bianchi che «venuti a divertirsi con i nostri bambini sulla spiaggia abusano sessualmente di loro per pochi soldi». L’arcivescovo ghanese ha descritto questo fenomeno come «molto, molto peggiore» della colonizzazione ideologica in atto in tutto il continente e ha detto: «Sono perversi. E stanno pervertendo questi [giovani, n.d.r.]. È il modo in cui, mi dispiace dirlo, il diavolo cerca di ottenere altri discepoli».

Inoltre, l’arcivescovo Palmer-Buckle, voce importante nell’educazione sessuale secondo gli insegnamenti della Chiesa universale, ha spesso constatato che i leader delle Ong promuovono argomenti come l’omosessualità nelle scuole e durante le occasioni di formazione dei giovani, nonostante questo tipo di attivismo fosse proibito dai loro statuti. «Come insegnante, non è tuo diritto esporre il bambino a ciò che è dannoso per lui a lungo termine, è come se stessi facendo proselitismo», ha concluso. Le preoccupazioni per lo sfruttamento sessuale dei giovani hanno portato l’arcidiocesi di Mwanza, in Tanzania, a istituire una task force arcivescovile per istruire i giovani su come reagire di fronte alle persone che li invitano a partecipare ad attività sessuali immorali.

L’arcivescovo Nkwande ha detto che il pensiero che gli occidentali promuovano la devianza sessuale è così diffuso che «al primo incontro con qualcuno proveniente dall’Europa», sia esso un turista o un operatore di una Ong, «ci si spaventa, si cerca di evitarlo». L’arcivescovo tanzaniano ha anche segnalato che alcune Ong occidentali distribuiscono lubrificanti per promuovere i rapporti omosessuali, uno sforzo che, a suo dire, è stato interrotto durante l’amministrazione Trump, ma che è aumentato durante i quasi quattro anni di amministrazione del presidente Biden. Sotto questa amministrazione la promozione dell’ideologia Lgbt è diventata una «parte fondamentale» della politica estera degli Stati Uniti, con più di 4 miliardi di dollari spesi per iniziative di questo tipo da diffondere in tutto il mondo.

Troviamo storie simili in Kenya, dove si riporta l’esistenza di sostegni finanziari ai giovani che intraprendono uno stile di vita gay, che, presentato con una certa attrattiva, sta diventando di tendenza tra molti giovani. Nel 2023 in Uganda il governo ha ordinato un’indagine nelle scuole gestite da Ong, descritte come «centri di arruolamento» Lgbt finalizzati per «distorcere le norme della società africana» – è stata infatti rilevata la presenza di contenuti Lgbt nei libri scolastici. Per far fronte a queste spinte ideologiche, diverse nazioni africane hanno risposto con nuove proposte di legge che rendono illegale identificarsi pubblicamente come gay, o che prevedono pene severe per i rapporti omosessuali.

E l’Occidente non è stato a guardare: Gli Stati Uniti hanno sanzionato l’Uganda per aver approvato una legge che rende l’attività omosessuale un possibile reato capitale. E si ipotizza che la legislazione del Ghana – anch’essa con politiche volte a limitare l’attivismo Lgbt – possa far perdere al Paese africano 3,8 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale. Altro mezzo utilizzato per propagandare i “valori” occidentali è lo smartphone. Soprattutto in luoghi come il Kenya, dove oltre il 60% dei residenti ne possiede uno, una percentuale molto più alta rispetto alla media dei Paesi subsahariani.

L’arcivescovo Maurice Muhatia Makumba di Kisumu, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Kenya, ha dichiarato: «Quando i missionari sono venuti [decenni fa, n.d.r.], hanno portato la Buona Novella. Ora, la cultura che arriva attraverso i social media non è una buona notizia. È una cattiva notizia». Accanto al proselitismo ideologico si muovono anche le politiche. In Camerun, ad esempio, l’aborto è illegale, ma il vescovo Bayemi ha detto che l’ambasciata francese lo ha promosso attivamente a marzo, dopo che è stato inserito in costituzione (qui per capirne la portata e le ripercussioni). Inoltre, stando a quanto riferito, le Ong occidentali concedono sovvenzioni in Camerun per praticare aborti gratuiti con il benestare del governo locale.

Gli arcivescovi africani non fanno della difesa dei loro valori una mera questione culturale, bensì una questione di fedeltà al Vangelo. «È un completo fraintendimento della posizione dei vescovi africani», ha detto l’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya dell’arcidiocesi di Bamenda in Camerun, che ha anche aggiunto di aver giurato di difendere la fede cattolica e non la cultura africana. L’arcivescovo Nkea, che si è esposto contro la colonizzazione ideologica alla sessione di ottobre 2023 del Sinodo sulla sinodalità a Roma, ha notato che «la maggior parte dei nostri governi sta rifiutando questa colonizzazione ideologica dell’Africa», anche se ciò significa perdere delle sovvenzioni in termini economici. Ha voluto insistere sul fatto che i leader cattolici devono continuare a sollecitare le autorità civili a essere forti e coraggiose: «Come Chiesa, stiamo cercando di prendere posizioni che facciano capire al nostro governo che non può vendere il nostro popolo per ottenere sovvenzioni dall’Occidente».

L’Africa continua a rispondere con coraggio all’esortazione che san Giovanni Paolo II, che ha sempre amorevolmente indirizzato una cura pastorale speciale verso il continente africano, pronunciò durante l’omelia in occasione della sua sesta Visita pastorale in Africa: «Io vi lancio una sfida oggi, una sfida che consiste nel rigettare un modo di vivere che non corrisponde al meglio delle vostre tradizioni locali e della fede cristiana. Molte persone in Africa guardano al di là dell’Africa, verso la cosiddetta “libertà del modo di vivere moderno”. Oggi io vi raccomando caldamente di guardare in voi stessi. Guardare alle ricchezze delle vostre tradizioni, guardate alla fede […]. Là voi troverete la vera libertà, là troverete il Cristo che vi condurrà alla verità». (Foto: Screenshot Archdiocese of Mwanza, YouTube)

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