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Veneto, Zaia si schianta sul “fine vita”, la legge non passa
NEWS 17 Gennaio 2024    di Raffaella Frullone

Veneto, Zaia si schianta sul “fine vita”, la legge non passa

Dopo otto ore di discussione in Consiglio Regionale con spaccature decisive nella maggioranza, il voto ferma la corsa della proposta di iniziativa popolare dell'Associazione Luca Coscioni. E ora il Governatore dovrà farci i conti.

Rinviato in commissione. Il progetto di legge 217 discusso ieri per più di otto ore in Consiglio Regionale veneto con un dibattito al calor bianco, le tensioni interne alla Giunta e le relative ricadute sui partiti di maggioranza, si ferma poco prima delle diciannove a sorpresa. In discussione c’era la mortifera proposta di legge che ha raccolto novemila firme grazie all’Associazione Luca Coscioni, sempre in prima linea quando si tratta di traghettare le anime verso la morte in modo legale. Tecnicamente dunque un progetto di legge chiamato a disciplinare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, di fatto un’apertura eutanasica vera e propria, in una regione per giunta governata dal centro destra.

Attorno alle 18.40 di ieri è partita la votazione, cinque articoli e un ordine del giorno. Non passa il primo articolo, e non passa nemmeno il secondo. 25 i voti a favore in entrambi i casi, 22 i contrari, 3 astenuti, ma non bastano per un voto che richiede la maggioranza assoluta e a quel punto il Presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti sospende la seduta e convoca i capigruppo. Pochi minuti, per poi tornare e dire: «Senza l’articolo 2 la legge non sta in piedi, non regge. A questo punto non posso far altro che proporre il rinvio della legge in commissione, non si tratta di un rinvio politico, ma dell’unica cosa che tecnicamente è possibile fare». Il rinvio viene messo al voto, approvato. L’aula si può liberare.

Finisce – al momento – così la partita su cui il presidente del Veneto aveva messo molto più della sua faccia. Si era giocato consensi e dissensi fuori e dentro il suo partito, ma si mostrava abbastanza sicuro di portarla a casa, tanto che in mattinata, dopo essere intervenuto a inizio seduta ricordando Beppino Englaro, aveva dichiarato che avrebbe lasciato l’aula per lasciare più libertà nel voto. Un gesto teatrale sintomo del livello delle tensioni interne, al centro destra, con Fratelli d’Italia e Forza Italia contrari, il presidente Zaia e parte della Lega favorevoli, ovviamente insieme alle opposizioni. E se qualche giorno fa il quotidiano padovano Il Mattino aveva pronosticato che la legge sarebbe passata per un soffio, bè forse è mancato proprio quel soffio, che ha bloccato l’approvazione del testo.

Al Timone l’Assessore Elena Donazzan aveva parlato di una legge che «anche in termini di contenuto è quanto di più distante dalla cultura veneta, della presa in carico, della cura, dell’accompagnamento dei fragili» , ieri tra i commenti a caldo subito dopo il voto si registra quello del consigliere Stefano Valdegamberi: «Sarebbe stato uno stigma per il Veneto avere questo triste primato. Questa proposta di legge, pur viziata da palesi incostituzionalità, avrebbe aperto la strada a percorsi che all’estero hanno portato in pochi anni ad estendere l’eutanasia anche al mondo dei malati psichiatrici, dei disabilità e delle persone indigenti. Lo Stato e le istituzioni devono promuovere la vita, garantendo a tutti cure adeguate, e non prendere facile scorciatoie di morte. C’è il rischio, come sta avvenendo in certi Paesi, che l’eutanasia diventi un mezzo per ridurre la spesa socio-sanitaria. In Canada si sono avuti 40.000 casi in pochi anni (dal 2016 al 2022) e spesso la scelta è tutt’altro che libera ma condizionata da situazioni economiche, sociali e dal grado di offerta dei servizi socio-sanitari. Vanno rafforzate le terapie antidolore e le cure palliative, supportando adeguatamente le famiglie, come prevede un mio progetto di legge regionale di cui sollecito l’approvazione».

Anche l’Associazione Family Day accoglie con grande soddisfazione l’esito della votazione: «La morte di stato è un’assurdità sul piano umano e civile», afferma il presidente Massimo Gandolfini, «Diritto alla cura e non diritto alla morte. I fautori della cultura dello scarto sono fanno parte della tradizione e della cultura del popolo italiano. Grazie a tutti colo che hanno lavorato per fermare questa barbarie».

Domani Zaia dovrà fare i conti con quello che è stato quasi un voto di sfiducia nei suoi confronti, il popolo pro vita invece può festeggiare, ma solo per un momento, proposte di legge simili sono già depositate in Sardegna, Basilicata, Lazio e Friuli, non è quindi tempo di abbassare la guardia. (Foto: Imagoeconomica)

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