Lo scorso 21 dicembre papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare diversi decreti, tra cui quello che attesta l’eroicità delle virtù di Carlo Tancredi Falletti (1782-1838), ultimo marchese di Barolo, il quale è dunque divenuto venerabile. Stesso riconoscimento era già toccato tre anni e mezzo fa alla moglie Juliette Colbert (1785-1864), anche lei d’origine nobile, con la quale Tancredi condivise una vita mirabilmente ispirata dalla fede e dalla carità. Lei, nata nella cattolicissima Vandea, la regione più oppressa dalla furia dei rivoluzionari francesi, visse un’infanzia funestata dai giacobini, che perseguitarono il padre e ghigliottinarono diversi suoi familiari. Lui, nativo di Torino, di cui sarà pure sindaco nel biennio 1826-27, ebbe invece un’infanzia più serena. Passato il tempo del Terrore, i due si conobbero negli ambienti della corte di Napoleone Bonaparte e si sposarono a Parigi il 18 agosto 1806.
I due coniugi, diversi per carattere ma accomunati dall’amore per Dio, non ricevettero il dono di un figlio ma lessero questo fatto con gli occhi della fede, scorgendovi un disegno della Provvidenza che li chiamava a essere madre e padre spirituale per molti, anzi moltissimi: i poveri e gli abbandonati di Torino, dove si trasferirono definitivamente nel 1814, a seguito della sconfitta di Napoleone a Lipsia e la fine dell’occupazione francese nella città sabauda. Agli ultimi – coloro di cui la società che andava industrializzandosi non sapeva che farsene – i due coniugi dedicarono non solo le risorse materiali ma la loro stessa persona e il loro tempo, prodigandosi in ogni modo, ‘inserendo’ così la propria opera nel solco di quella di altri grandi santi della Torino ottocentesca, come san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), san Giuseppe Cafasso (1811-1860), san Giovanni Bosco (1815-1888), il beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888) e altri ancora.
Tra le tante opere caritative fondate da Tancredi e Juliette, ricordiamo una scuola per fanciulle povere, un istituto destinato alle ragazze madri, un laboratorio di scultura in legno, un asilo all’interno del Palazzo Barolo (tra i primissimi esempi in Italia di scuola per l’infanzia, dove accoglievano i figli di operai indigenti), un collegio, il Cimitero monumentale, il monastero delle Sorelle penitenti di Santa Maria Maddalena (oggi Figlie di Gesù Buon Pastore), dove furono accolte le vittime della prostituzione minorile. Nel 1834 diedero vita alla congregazione delle Suore di Sant’Anna – oggi presente in quattro continenti – con il fine di assistere un gruppo di orfanelle ed educare cristianamente la gioventù. L’anno seguente Torino fu colpita dall’epidemia di colera, evento a cui i due marchesi di Barolo risposero ancora una volta con le loro virtù: organizzarono ospedali temporanei e si dedicarono personalmente a soccorrere i malati.
Lo stesso Tancredi contrasse il colera e, nonostante le cure, la sua salute si andò indebolendo. La morte terrena, tra le braccia dell’amata Juliette, lo colse infine il 4 settembre 1838 a Chiari. Nel suo testamento – eseguito fedelmente dalla moglie che continuerà a impegnarsi nelle opere di carità (notevole, oltre a quanto detto, fu il suo aiuto ai carcerati) e nella difesa della fede cattolica, minacciata dal crescente influsso della massoneria nell’Italia risorgimentale – lasciò scritto: «Nomino erede universale la marchesa Giulietta Francesca Falletti di Barolo nata Colbert, mia dilettissima consorte, e ciò in pegno del profondo affetto che io ho sempre nutrito per lei, e della mia alta stima ed ammirazione per le sue virtù, volendo così porla in grado di proseguire l’esercizio a maggior gloria di nostra santa religione, a beneficio dei miei concittadini ed a suffragio dell’anima mia… Penso con somma soddisfazione che ella farà certamente delle mie sostanze quel buon uso che è da lungo tempo scopo dei nostri comuni e incessanti desideri». Desideri santi di una coppia santa, ben riassunti nel motto di Juliette, che diceva: «Gloria a Dio, bene al prossimo, croce a noi».
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