L’idea che il prossimo sinodo dei vescovi tedeschi possa essere vincolante non è «ecclesiologicamente valida». È quanto afferma una lettera inviata dal Vaticano al cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca ed esponente di punta dell’ala più progressista – maggioritaria tra i vescovi – della Chiesa teutonica. Era stato lo stesso Marx ad annunciare un «processo sinodale vincolante», che avrebbe tra i suoi principali fini l’abolizione del celibato sacerdotale e il cambiamento della dottrina cattolica sulla morale sessuale. E, già ad agosto, le bozze degli statuti che dovrebbero orientare questo processo rivoluzionario sono state approvate da un comitato esecutivo della Conferenza tedesca.
La lettera è stata inviata a Marx dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, con allegata una valutazione legale di quattro pagine firmata dall’arcivescovo Filippo Iannone, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Lo riferisce la Catholic News Agency, spiegando di aver ottenuto copia di entrambi i testi.
Nella valutazione firmata da monsignor Iannone si afferma che le bozze degli statuti violano le norme canoniche e in particolare chiamano «sinodo» (prettamente pastorale) quello che in realtà avrebbe la forma di un concilio, cosa che nessuna Chiesa particolare può fare senza il mandato esplicito di Roma. Il testo vaticano spiega che la proposta tedesca si incentra su quattro temi chiave: “autorità, partecipazione, separazione di poteri”; “morale sessuale”; “la forma della vita sacerdotale”; “le donne nei ministeri e uffici della Chiesa”. Perciò, è evidente che «questi temi non riguardano solo la Chiesa in Germania bensì la Chiesa universale».
Si tratta cioè di temi che interessano la comunione interna alla Chiesa, che già papa Francesco, nella sua lettera del 29 giugno a vescovi e fedeli tedeschi, aveva chiamato a rispettare. In quella lettera il pontefice aveva anche chiesto di concentrare il processo sinodale sul «primato dell’evangelizzazione», ma un’assemblea agostana dei 27 vescovi a guida delle diocesi tedesche aveva deciso, a maggioranza, di tirare dritto con il piano di Marx.
Chiede quindi Iannone: «Come può una Chiesa particolare deliberare in modo vincolante se gli argomenti trattati riguardano tutta la Chiesa?». Riguardo alla «sinodalità» spesso invocata dallo stesso Bergoglio, il monsignore fa presente che essa «non è sinonimo di democrazia», poiché «il processo sinodale deve avere luogo entro una comunità gerarchicamente strutturata». La valutazione legale del Vaticano si conclude sostenendo che le proposte tedesche «lasciano aperte molte domande che meritano attenzione».
Un funzionario della Congregazione per i vescovi ha rivelato alla CNA che «c’è ovviamente la percezione che i tedeschi semplicemente non vogliano ascoltare» e un alto funzionario della Congregazione per la dottrina delle fede, sentito sempre dallo stesso giornale, è stato ancora più netto su cosa si pensi negli ambienti vaticani a proposito di questa crisi, affermando che «tutti sanno quello che i tedeschi vogliono conseguire» e parlando delle ambizioni di Marx di «agire come papa. Lui ha deciso che sa quello che è meglio per la Chiesa».
Rimangono comunque spiragli perché questa crisi – che corre parallelamente ai lavori per il prossimo Sinodo sull’Amazzonia, rispetto a cui il cardinale Raymond Burke e il vescovo Athanasius Schneider hanno invitato a pregare e digiunare per evitare che vi si approvino eresie – rientri. Ieri, il vaticanista Iacopo Scaramucci ha pubblicato un tweet, rivelando che «il cardinale Marx ha già preso contatti con il prefetto della Congregazione per i vescovi Ouellet, terrà colloqui a Roma la prossima settimana per “dissipare eventuali equivoci”, l’assemblea dei vescovi tedeschi discuterà delle missive tedesche a Fulda [secondo l’istruzione data a Marx dallo stesso Vaticano, ndr]», nella riunione in programma dal 23 al 26 settembre.
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