Le parole con le quali il ministro dell’Istruzione e del merito, on. prof. Giuseppe Valditara, si è espresso, pronunciandosi a favore dell’introduzione del buono scuola non lasciano adito ad alcuna incertezza e fanno comprendere chiaramente come il cammino verso la garanzia della libertà di scelta educativa sia ormai giunto al punto di svolta.
Voglio ripetere le parole: «C’è un elemento da affrontare a mio avviso ancora: come garantire alle famiglie meno abbienti di poter usufruire pienamente della libertà di scelta nell’educazione, secondo quanto prevede l’articolo 30 della Costituzione. È il famoso “Buono scuola” che la politica deve avere il coraggio di mettere all’ordine del giorno. Se vogliamo una scuola pubblica a 360 gradi dobbiamo completare il percorso che in questi ultimi due anni ha visto grandi passi avanti; è il momento di completare l’opera».
Grazie, sig. ministro, per il coraggio che ha dimostrato non solo nel pronunciare queste parole ma per il cammino sin qui compiuto che ha consentito di arrivare alla meta tanto ambita. Si tratta realmente di un passaggio epocale, per la scuola e per la società tutta. Motivo di ulteriore gioia è il fatto che le parole del ministro sono state precedute da quelle degli esponenti di tutte le forze politiche, fatta eccezione per il Movimento Cinque Stelle, in occasione della tre giorni organizzata dalle conferenze Usmi e Cism, la scorsa settimana.
In quella occasione il dibattito è stato animato da un’interessante tavola rotonda che ha visto la presenza della Dott.ssa Carmela Palumbo, Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, e di esponenti di tutte le forze politiche: ha visto la presenza di Valentina Aprea (FI), Irene Manzi (PD), Ella Bucalo (FDI), Maria Elena Boschi (IV), Luca Maggi (Noi Moderati), Valentina Grippo (Azione), Paola Binetti (UDC), Mario Pittoni (Lega). Questo appoggio trasversale è provato dall’accordo attorno alla necessità di intervenire a garanzia della libertà di scelta educativa, salvando quel poco di pluralismo educativo che resta e quindi al tema del buono scuola, sul modello di Regione Lombardia, individuato come strumento per combattere la dispersione scolastica.
Questa trasversalità politica supporta l’azione del ministro e del governo in modo straordinario. Da parte di qualcuno si è persino affermato che l’individuazione dei costi standard è la via per realizzare la libertà di scelta educativa. Come sempre affermo, il pluralismo educativo – per quanto gravemente compromesso – può ancora essere una scelta possibile, democratica e funzionale al bene del nostro Paese, il monopolio educativo da parte della scuola statale, del resto, è elemento tipico dei regimi e non della democrazia, e l’Italia è un Paese democratico. Certamente i numeri sono più che allarmanti: a partire dal 2000, l’anno della legge sulla parità scolastica, la scuola paritaria ha perso il 35,1% degli allievi che sono passati da 1.186.667 a 770.130. Nello stesso lasso di tempo, la scuola statale ha visto una contrazione degli studenti del 6,3% (-474.779 alunni). Nell’ultimo decennio, inoltre, hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia (-379 scuole nel 2022-2023 e -291 nel 2023-2024).
È chiaro che il pluralismo educativo deve essere nuovamente fondato, ma occorre che ci siano le condizioni per poterlo fare, ossia la garanzia nei fatti della libertà di scelta educativa. Del resto, sempre in occasione dell’evento organizzato da Usmi e Cism, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, è intervenuto in modo diretto, definendo «decisivo» un intervento di sostegno alla scuola paritaria, «che svolge un ruolo pubblico e dà un contributo decisivo all’istruzione nel nostro Paese». «La scuola cattolica non è un privilegio», ha precisato il Cardinale, ricordando che gli istituti di ispirazione cristiana «sono nati per i più poveri e puntano all’integrazione, ad esempio degli alunni con disabilità».
Le famiglie italiane oggi possono finalmente ritenere che l’aria è cambiata e che il soffio leggero della libertà educativa inizierà a far sentire la sua presenza anche per loro. Il nostro grazie va al sig. ministro Valditara per il coraggio che determinate scelte richiedono, nella consapevolezza che si tratta di un coraggio supportato da tutte le forze politiche, eccezion fatta per una di esse, della maggioranza e dell’opposizione. Questo vuol dire fare politica nel modo più alto e profondo.
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