Un fenomeno singolare si sta verificando negli Stati Uniti: la percentuale dei nuovi preti cattolici che si identificano come teologicamente “progressisti” è in netta discesa, al punto che il fenomeno è “quasi scomparso”, secondo un rapporto pubblicato martedì scorso, 7 novembre. Il report di 18 pagine, intitolato “Polarizzazione, dinamiche generazionali e impatto continuo della crisi degli abusi sessuali del clero”, presenta ulteriori approfondimenti dello studio nazionale sui preti cattolici, condotto da The Catholic Project ed è stato pubblicato dalla Catholic University of America a Washington, D.C.
In esso si afferma che quando ai sacerdoti è stato chiesto di descrivere la loro visione teologica su uno spettro che va da “molto conservatore/ortodosso” a “molto progressista”, nessuno di quelli ordinati dopo il 2020 si sono descritti come “molto progressisti”. Il rapporto includeva un grafico che mostra che la percentuale di sacerdoti identificati come “un po’ progressisti” o “molto progressisti” è scesa dal quasi 70% tra quelli ordinati nel 1965-1969 e a meno del 5% tra quelli ordinati nel 2020 o successivamente. «In parole povere, la porzione di nuovi sacerdoti che si considerano politicamente “liberali” o teologicamente “progressisti” è in costante calo, a partire dal Concilio Vaticano II e ora è quasi scomparsa», afferma il rapporto.
Lo studio, considerato il più ampio nel suo genere, arrivando a comprendere un periodo di più di 50 anni, consiste in un censimento dei vescovi con 131 risposte, un sondaggio su 10.000 sacerdoti con più di 3.500 risposte e interviste approfondite con più di 100 sacerdoti. I primi risultati sono stati pubblicati nell’ottobre 2022, in un rapporto di 24 pagine che evidenziava una diffusa mancanza di fiducia tra i sacerdoti nei confronti dei loro vescovi. «Un buon 85% del gruppo più giovane si descrive come “conservatore/ortodosso” o “molto conservatore” dal punto di vista teologico, con solo il 14% che si descrive come una via di mezzo».
La vera novità è che «i sacerdoti teologicamente ‘progressisti’ e ‘molto progressisti’ costituivano una volta il 68% dei nuovi ordinandi. Oggi quel numero è sceso quasi a zero». Si sottolinea, inoltre, che due eventi avrebbero contribuito a plasmare visioni del mondo contrastanti tra i sacerdoti: il Concilio Vaticano II e la crisi degli abusi sessuali del clero, del 2002. Al punto che questi due eventi avrebbero segnato una sorta di “prima” e “dopo”.
Questo report ne conferma un altro precedente, intitolato “Introducing the 2021 Survey of American Catholic Priests: Overview and Selected Findings” condotto dal sociologo Mark Regnerus (che ha recentemente scritto per Il Timone – qui per abbonarsi) da cui emerge che, se nel 2002 i preti che ritenevano i preti più giovani «molto più conservatori» erano il 29%, la stessa percentuale nel 2021 è balzata al 44%. Non sappiamo ancora se questa è una tendenza tutta e sola americana ma sicuramente potrebbe essere un segnale importante per il futuro: solo i cattolici capaci di sfidare il mondo sono destinati a resistere; solo la “fede forte” può perdurare (Foto: Pexels.com)
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