«Siamo con voi e restiamo con voi», ha detto il presidente Usa Joe Biden al presidente ucraino Zelensky nel giorno dell’incontro alla Casa Bianca. Un messaggio supportato da un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev per altri 325 milioni di dollari.
Ma qualcosa si sta inceppando nel meccanismo oliato che finora aveva garantito a Kiev il fiume di denaro che affluisce dagli Stati Uniti per sostenere l’Ucraina. Mentre Joe Biden sta chiedendo al Congresso di approvare altri 24 miliardi di dollari in finanziamenti di emergenza per l’Ucraina, alcuni membri del GOP, il partito Repubblicano, cominciano a sfilacciarsi nel sostegno a Kiev.
Se fino ad ora la maggior parte dei deputati repubblicani e tutti i deputati democratici hanno sostenuto i precedenti pacchetti di finanziamenti ucraini, ora all’interno del Partito repubblicano sta crescendo l’opposizione ad ulteriori aiuti. Le parole del presidente della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, in questi giorni ha detto che esclude di mettere in agenda l’approvazione del nuovo pacchetti di aiuti di 24 miliardi di dollari. «[Zelenksyy] è il nostro presidente?», si è chiesto McCarthy interrogato dalla stampa americana. «Non penso di dovermi impegnare [in] nulla. Ho delle domande per lui. Dov’è la responsabilità dei soldi che abbiamo già speso? Qual è il piano per la vittoria? Penso che sia ciò che il pubblico americano vuole sapere».
A lui hanno fatto eco altri legislatori repubblicani che hanno votato a favore degli aiuti, come i rappresentanti repubblicani Mike Garcia e Nancy Mace , hanno suggerito che il Congresso si concentri invece sui bisogni interni. La deputata repubblicana Lisa McClain ha affermato in una dichiarazione alla Catholic News Agency che «firmare un altro assegno per una guerra straniera mentre non abbiamo ancora fornito aiuti umanitari a Maui o alla Palestina orientale è una richiesta che non sarà accolta a braccia aperte», ha detto McClain. «Penso che tutti i repubblicani non abbiano problemi a essere solidali con l’Ucraina, ma abbiamo problemi reali qui a casa che devono essere affrontati prima».
Una strisciante, e forse ancora minoritaria posizione, si fa largo nel partito Repubblicano. Mentre in Europa c’è la crisi con Polonia, Ungheria e Slovacchia, ma soprattutto con la Polonia. A partire dall’embargo all’importazione di grano ucraino è partita una esclation nei rapporti tra Varsavia e Kiev, fino al punto che il presidente polacco Andrzej Duda il 20 settembre ha annullato l’incontro con Zelensky all’ONU. «Chiunque abbia mai partecipato al salvataggio di un uomo che annega sa che è incredibilmente pericoloso, che può trascinarti negli abissi. È un po’ come la situazione tra Polonia e Ucraina. Dobbiamo agire in modo tale da proteggerci dal rischio di subire danni da un uomo che sta annegando. Dobbiamo tutelare i nostri interessi e lo faremo in modo efficace e deciso», ha affermato Duda.
Insomma, pieno sostegno all’Ucraina, garantisce Biden, ma qualcosa scricchiola.
(Immagine Imagoeconomica)
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