Pubblichiamo di seguito un estratto dell’omelia che il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso (foto), ha tenuto presso il monastero delle agostiniane di Modigliana (FC) lo scorso 28 agosto 2023, in occasione della festa di Sant’Agostino di Ippona (fonte Diocesi di Faenza-Modigliana).
[…] La nostra cultura contemporanea, che sembra non sopportare più la sana dottrina, spesso semina nel nostro animo disorientamento e pregiudizi. Dio viene considerato un antagonista, un nemico. Egli è da tenere lontano da noi perché coarta la nostra libertà. Ma come rammenta Agostino pensare così equivale ad un suicidio interiore, è come perdere il proprio io, la propria identità. Infatti, la lontananza di Dio equivale alla lontananza da sé stessi: «Tu, infatti – riconosce Agostino (Confessioni III,6,11) rivolgendosi direttamente a Dio – eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta, interior intimo meo et superior summo meo; tanto che – aggiunge in un altro passo ricordando il tempo antecedente la conversione – «Tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo Te» (Confessioni V,2,2). In sostanza, per sant’Agostino una persona che è lontana da Dio è anche lontana da sé, alienata da sé stessa. Può ritrovare sé stessa solo incontrandosi con Dio. Solo così arriva anche a sé, al suo vero io, alla sua vera identità.
Queste espressioni di sant’Agostino appaiono di grande attualità per tutti coloro che sono alla ricerca della verità, specie per le nuove generazioni. La sola lettura del capolavoro di Agostino porterebbe una grande luce nell’animo dei giovani, come anche sarebbe di valido aiuto in quella che oggi chiamiamo pastorale vocazionale. L’itinerario intellettuale e spirituale di Agostino è un itinerario che trova il suo dinamismo nell’animo umano. Con esso la persona è protesa verso Dio e verso la realizzazione della propria vocazione. Sono convinto che in vista della rinascita della pastorale vocazionale nelle comunità religiose, ma anche nelle comunità parrocchiali, Agostino avrebbe ancora molto da insegnare. Egli appare quanto mai attuale e istruttivo.
Le nuove generazioni vanno accompagnate e sostenute nella speranza di trovare la verità, quella verità che è Cristo stesso, Dio vero, al quale Agostino si è rivolto con una delle sue più famose preghiere: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo. […] Hai chiamato e hai gridato e hai rotto la mia sordità, hai brillato, hai mostrato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità, hai sparso il tuo profumo e ho respirato e aspiro a te, ho gustato e ho fame e sete, mi hai toccato e mi sono infiammato nella tua pace» (Confessioni X, 27,38).
Cari fratelli e sorelle, onoriamo sant’Agostino non solo a parole ma con i fatti. Stiamo uniti tra noi, perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere (cf At 2, 42-47).
*Vescovo di Faenza-Modigliana
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