Una società privata impegnata nel settore del credito ha imposto alle proprie dipendenti di creare un “calendario delle gravidanze” in modo da poter “coordinare il lavoro” nei mesi della gestazione e del parto. Coloro che non rispetteranno questo calendario potranno perdere il lavoro, il bonus di fine anno e ogni possibilità di carriera. La “politica aziendale” è contenuta in una lettera circolare inviata allo staff del gruppo, con sede a Jiaozuo nell’Henan, ed è stata criticata dal locale Ufficio pianificazione familiare. Questo, però, fa esattamente la stessa cosa anche se a livello statale e non privato.
Il testo della circolare è stato messo su internet ed ha scatenato un aspro dibattito. Secondo i dirigenti “è importante che le donne sposate da un anno o più, che lavorano per noi, si mettano d’accordo con i superiori per stabilire quando rimanere incinte. La cosa fondamentale è che lo staff non vada in maternità in periodi simili o addirittura uguali”. Il sito Hinews.cn – che ha pubblicato la notizia – aggiunge che per chi infrange le regole è prevista anche una multa di 1.000 yuan (circa 150 euro).
Una delle dipendenti del “credit union”, anonima, dice: “Trovare un lavoro non è facile. E quindi non abbiamo altra scelta se non quella di pianificare la gravidanza come dice la circolare. Però nessuno può garantire di rimanere incinta secondo il calendario: è una politica del tutto sconsiderata”. Visto il polverone suscitato, uno dei dirigenti – che rifiuta di dare il proprio nome – sostiene che si tratti “soltanto di una bozza. Abbiamo assunto molte giovani donne, e se vanno via tutte rischiamo di non poter gestire gli affari. Ma sarà ritirata se non ha il sostegno del personale”.
La pianificazione familiare è uno dei capisaldi del governo comunista che, sin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, l’ha imposta a tutta la popolazione. I recenti, presunti alleggerimenti della legge sono – secondo la grande esperta Reggie Litllejohn – soltanto una “cortina di fumo” per nascondere una politica fatta di minacce, abusi e aborti forzati nei confronti delle madri. Commentando la scelta dell’azienda privata, un funzionario dell’Ufficio pianificazione familiare locale dice: “La decisione della compagnia è del tutto contro la legge, perché viola i diritti riproduttivi delle impiegate”.