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Un pastore che non ha il coraggio della verità  è un mercenario. Lo insegna il caso di San Francisco
NEWS 29 Aprile 2015    

Un pastore che non ha il coraggio della verità è un mercenario. Lo insegna il caso di San Francisco

di Benedetta Frigerio

 

«È dura per un pastore cercare di spiegare, andare incontro a chi non capisce», provare «a cambiare anche il modo di esprimermi per riuscire a portare a tutti l’insegnamento di Cristo e, tuttavia, essere dipinti come intolleranti». È questo il peso che l’arcivescovo della diocesi di San Francisco, Salvatore Cordileone, confessa a tempi.it di portare ormai da tre mesi. Quelli in cui è diventato uno dei simboli della “guerra alla libertà religiosa” che si sta consumando negli Stati Uniti.

IL PARADOSSO. Il “caso Cordileone” era montato il 3 febbraio scorso, in seguito al rinnovo dei contratti dei professori delle scuole cattoliche, a cui si ribadiva di insegnare secondo la dottrina anche nell’ambito della morale sessuale. «Una necessità – continua l’arcivescovo – dettata dalle circostante e dalla confusione crescente». Una confusione che, in nome di una malintesa tolleranza, ha portato alcuni istituti cattolici a insegnare secondo i dettami dell’ideologia gender. «I nuovi contratti, oltre a seguire i magistero cattolico, ricalcano le linee guida della Conferenza episcopale americana e devono essere applicate da ogni diocesi». Ma è stato in seguito a questa sua ferma presa di posizione che il vescovo è stato attaccato sui media, anche da altri cattolici. «Ognuno è libero di esprimere le sue opinioni, ma se il pensiero diventa imposizione si diventa intolleranti», spiega Cordileone.

L’ATTACCO DEI CATTOLICI. L’attacco non sarebbe riuscito così bene se a ribellarsi al vescovo non fossero stati alcuni membri pro choice della Chiesa stessa. Dopo aver assoldato Sam Singer, guru della comunicazione, che aveva già chiesto le dimissioni dell’arcivescovo via twitter, i “ribelli” hanno comprato una pagina del quotidiano The Chronicle per domandarne la rimozione direttamente a papa Francesco. Fra i cento firmatari dell’appello al pontefice appaiono i nomi influenti del cattolicesimo progressista, come quello di Brian Cahill, ex direttore delle Catholic Charities locali, da sempre voce ostile all’insegnamento della Chiesa riguardo alla sessualità, o di Vlint Reilly, uomo d’affari e consulente di politici come Nancy Pelosi. «Forse il problema non sono io, ma quello che rappresento», dice Cordileone. Un nuovo bersaglio è stato identificato in padre Joseph Illo, sacerdote di cui è nota la coinvolgente attività missionaria fra i giovani, ma ha commesso l’imperdonabile “errore” di ammettere sull’altare durante le funzioni religiose solo chierichetti maschi. Così anche lui è diventato, suo malgrado, un esponente della retriva Chiesa guidata da Cordileone.

«MAI CONTRO GESU’». «Ti accusano di usare un linguaggio duro. Anche se ribadisci quello che è normale chiedere: l’obbedienza alla Chiesa nelle scuole cattoliche», continua Cordileone. Nonostante il linciaggio a mezzo stampa, però, «sto provando a far capire agli insegnanti che la dottrina non è contro l’uomo, ma al suo servizio». Di più, «aiuta i giovani a diventare santi», aveva detto l’arcivescovo ai docenti all’inizio dell’anno scolastico suscitando grande interesse. Ma il 90 per cento di loro ora è schierato contro di lui. «La campagna è così martellante, che spaventa e confonde», ammette sconsolato.

In questi mesi l’arcivescovo ha provato a rispondere alle lamentele di chi sosteneva che nelle regole per l’assunzione dei docenti fosse citato solo parte del catechismo: «Stiamo elaborando delle linee guida nuove, che includano anche altre parti del catechismo e con un’attenzione pastorale maggiore. Cerco di spiegarmi meglio, ma non posso negare l’insegnamento della Chiesa, perché andrei contro quello di Gesù a discapito di tutti, anche di chi non capisce».

IL SONDAGGIO. Non si percepisce un filo di rancore nei toni di Cordileone, che nonostante le centinaia di articoli, insulti e marce di preghiera contro di lui, ha invitato a dialogare anche i firmatari dell’appello, sebbene «di loro mi ha risposto solo uno. Devo dire che il dialogo è stato sincero e rispettoso e alla fine abbiamo pregato insieme. Ma mi accorgo che far comprendere loro la bontà della dottrina è difficilissimo». L’arcivescovo spiega che l’attacco, sebbene la risonanza mediatica faccia credere il contrario, è «circoscritto a un élite». Non a caso nei giorni scorsi la diocesi ha pubblicato un documento in cui si denuncia il «travisamento dell’insegnamento cattolico, un travisamento della natura del contratto degli insegnanti e un travisamento dello spirito dell’arcivescovo», ma sopratutto «il più grande travisamento è che i firmatari presumono di parlare per la comunità cattolica di San Francisco». E invece?

«E invece il sondaggio on line per la mia rimozione è fallito: l’80 per cento dei fedeli è dalla mia parte. So che la gente comune è con me», spiega Cordileone. «Ho ricevuto centinaia di lettere di sostegno e, durante le sei visite pastorali che ho fatto in questi tre mesi, ho trovato solo conforto e nessuna critica. Tanti stanno pregando per me» anche se «sono aiutato da questo, ci sono momenti duri in cui il peso lo devi portare tu da solo. Ma so per chi lo faccio e vado avanti».