C’è sempre una fase in cui, soprattutto quando una innovazione è al suo primo impatto con la società, si sperimentano resistenza, rifiuto e parecchia paura. Nel caso degli smartphone e di tutti gli accessori che vi ruotano attorno c’è anche una sacrosanta allerta e una sempre più seria opposizione alla loro pervasività indiscriminata. Ci siamo anche noi sotto quegli scudi levati a difesa di ciò che è umano perché non venga soffocato dalla solitudine che i social regalano a forza a milioni di utenti. Ma alla fine della fiera, la tecnologia, comunque essa si manifesti, è destinata a integrarsi con noi, perché a questo serve. Ad aiutare le persone ad essere più libere e più sane, come è avvenuto con il pacemaker, per esempio.
Ora, (e lo abbiamo saputo via social), c’è questa bellissima novità che in milioni hanno già visto e salutato con entusiasmo e sollievo. Una delle Big della un po’ inaridita Silicon Valley ha lanciato uno spot meraviglioso, in cui la storia tratteggiata è tutta orientata ai legami, alla bellezza dell’amore familiare, alla semplicità e profondità di una vita normale. Si tratta di Apple e del suo spot pre natalizio: la tecnologia, in questo breve e potente racconto, torna ad essere quello che ci serve e vogliamo con tanta nostalgia che torni ad essere: un aiuto a che noi siamo più noi, i legami più nitidi, le voci meno ovattate, i sorrisi più diretti.
Nel video si vede un papà che assiste dal divano al momento in cui la figlia adolescente scarta un regalo che non è un tablet né uno smartphone, ma un oggetto bello ingombrante, e nel frattempo rivive tanti ricordi della loro vita insieme, dalla prima infanzia al presente. I suoni sono ovattati e lontani, perché l’uomo, si scopre presto, è ipoudente. Si percepisce tutta la tenerezza dell’affetto paterno insieme alla sofferenza per questa privazione sensoriale perché intacca la bellezza della loro storia. Solo allora entrano in scena i prodotti apple: gli AirPod Pro 2 con la funzione Hearing Aid , auricolari che si adattano al profilo dell’utente e gli restituiscono un’esperienza uditiva potenziata e personalizzata.
Guardatelo, difficile non commuoversi. Ma ccà nisciun è fess. Non crediamo che all’improvviso i team della Apple impegnati a ideare le campagne di advertising si siano convertiti ai valori della famiglia perché famiglia è tanto, tanto bello e scusate se non ci abbiamo pensato prima. Molto più probabile che, da volponi millenials quali sono e con gli strumenti di intercettazione delle tendenze in atto di cui dispongono, abbiano colto segnali inequivocabili e ormai troppo controproducente da tacitare: il politicamente corretto portato all’esasperazione ha stancato il mondo.
L’individualismo estremo a cui continua a spingere non troppo gentilmente la massiva diffusione degli smartphone e soprattutto l’iperconnessione, sta facendo così tanto male alle persone che, ad andare avanti così, non ci saranno più clienti, ovvero persone con qualcosa da desiderare e, forse, anche da acquistare. Dove può riconoscersi e accendersi infatti il desiderio se non nelle relazioni? Dove si nutre la sicurezza che ci sia qualcosa per cui essere felici e per cui valga la pena darsi da fare se non nei legami più basilari? Senza il grande desiderio, non ci sarebbero più nemmeno quelli piccoli, come quello di acquistare qualcosa per qualcuno.
Tim Cook , Ceo di Apple, si dice so proud dei suoi team che hanno implementato tecnologie in grado di migliorare la vita delle persone; per Elon Musk tutto questo è parecchio cool. Per noi comuni mortali è un più classico “ve l’avevamo detto”, seguito da un perentorio “era ora”. Nel frattempo la vita delle persone ha continuato a nutrirsi dei legami familiari, ha sofferto quando sono venuti meno, si è forse pentita di aver abboccato all’ideologia imperante e – si spera – tramontante. Ha continuato a sostenersi perché, anche se quaggiù si sbraita continuamente di patriarcato innanzitutto come cosa esistente – che già su questo…- e in secondo luogo come causa di tutti i mali, i figli si fanno in due, uomo e donna, e la presenza dei padri è una benedizione per la quale dovremmo tutti essere più grati.
Su Infocatolica commenta il messaggio dello spot Apple la giurista spagnola María Calvo Charro, esperta di femminismo, paternità e questioni di genere, la quale trova molto sorprendente, nello spot, la rivendicazione del ruolo paterno: «Il Novecento è stato quello in cui il padre è scomparso. Che la tua figura adesso sia valorizzata è fondamentale. In questo spot vediamo quella dualità tra padre e madre, quella complementarietà che dà vita alla famiglia», sottolinea. La reazione entusiasta registrata sui principali social network segna, secondo Charro, la chiara indicazione di un consapevole ritorno all’essenziale. «La famiglia, anche se imperfetta, è il luogo dove si ritrovano le radici e il senso di appartenenza. È lì che i bambini acquisiscono stabilità emotiva, elemento fondamentale per sviluppare poi l’autonomia e la libertà personale». (Fonte foto: Screenshot, Apple – YouTube)
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