Abituiamoci. La fabbrica del best interest ne sfornerà altri e altri ancora perché ciò che vuole è poter uccidere senza clamori mediatici. Più ce ne sono più sarà normale. Non si sono ancora spente le sirene sulla morte del disabile Vincent Lambert che dall’Inghilterra una nuova storia torna a interrogare le coscienze. Stavolta è una bambina, come Charlie Gard, come Alfie Evans e si chiama Tafida Raqeeb. È ricoverata al Royal London Hospital e la sua condizione è quella del coma. Dunque, non siamo nemmeno in presenza di uno stato cosiddetto vegetativo e nemmeno di una grave disabilità. Ma siamo in presenza di una forma ancora acuta a seguito di un trauma cerebrale che l’ha colpita alcuni mesi fa.
I suoi genitori, di origini bengalesi, hanno chiesto all’Alta Corte britannica di costringere i medici a lasciarli andare in Italia dove un ospedale si è già detto disposto ad accoglierla a braccia aperte. È il Gaslini di Genova, importante centro pediatrico di caratura europea che potrebbe cercare di capire perché le connessioni tra vene e arterie siano così anomale. Ha detto di essere disposto a prenderla in cura per sperimentare terapie che l’ospedale di Londra non sembra intenzionato nemmeno a prendere in considerazione. Perché per loro il destino di Tafida è già segnato.
Invece il Gaslini ha effettuato un consulto medico ed è pronto a sostenere che la sua situazione non rientrerebbe nella definizione di morte cerebrale, dunque non sarebbe soggetta all’interruzione del supporto vitale. Invece l’ospedale inglese è categorico: “Ulteriori cure sarebbero invasive e inutili”.
Torna il diabolico best interest. E con questo la morte. La piccola ha subito il trauma il 9 febbraio scorso, prima era sanissima. Una splendida bambini di 5 anni che all’improvviso si sveglia alla mattina e accusa un dolore alla testa. Poi il trauma che l’ha portata all’incoscienza fino ad oggi.
Quella che si prospetta è una nuova, estenuante battaglia legale, la stessa che hanno subito Charlie e Alfie nel 2017 e nel 2018.
Ma un punto di forza stavolta c’è. La mamma di Tafida, Shelina Begum, 39 anni, è avvocato ed è stata lei a depositare un ricorso al tribunale amministrativo della capitale inglese per trasferire la loro piccola in Italia, all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova, sottraendola così alla volontà del Royal London Hospital di staccargli il respiratore comunicata il 19 giugno scorso ai genitori. Il governatore della Liguria Giovanni Toti è già intervenuto per rendersi disponibile a favorire l’arrivo della piccola a Genova. Ma a Londra non molleranno la presa facilmente: in gioco c’è la filiera della “best interest corporation”. Ma c’è una madre-avvocato che non si lascerà sottrarre facilmente la figlia dalle grinfie della cooperativa del miglior-interesse-cioè-la-morte. Una mamma avvocato per scardinare il teorema satanico della falsa pietà, della morte come miglior soluzione per evitare vite disabili che non possono produrre né consumare. E c’è un popolo che si è già formato sui social con preghiere e campagne di sensibilizzazione, CitizenGo ha avviato la campagna globale #TafidaInItaly rilanciata anche dal direttore generale del Gaslini, Paolo Petralia.
Coraggio Tafida, c’è una mamma-avvocato e un’Avvocata nostra che è mamma e che prega, veniamo a prenderti.
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