È anziana, molto anziana. La più donna più anziana d’Europa, per la precisione, nonché la vice-decana del mondo dopo la giapponese Tane Tanaka, di 117 anni. Stiamo parlando di suor André Randon che una decina di giorni fa, l’11 febbraio, ha festeggiato il suo 116° compleanno nella casa di riposo di Sainte-Catherine-Labouré, a Tolone. Nata nel lontano 1904, l’anziana religiosa può vantare numerosi primati tra i quali quello d’esser vissuta sotto il pontificato di ben dieci Papi. Un record anche questo, oltre naturalmente a quello più strettamente anagrafico, sul quale l’interessata non manca – dimostrando impressionante lucidità – di ironizzare: «Che il buon Dio non sia troppo lento a farmi aspettare ancora. Esagera…».
Ma qual è il segreto dell’incredibile longevità di suor André? A chi glielo chiede, la religiosa ne condivide ben due, di “segreti”: «Bere una tazza di cioccolato ogni giorno e pregare». Ora, se sulle proprietà del cioccolato sono i medici a doversi pronunciare, il richiamo all’importanza della preghiera di suor André pare – dal punto di vista cristiano – qualcosa di decisamente più interessante. Anche perché non è provato solo dalla testimonianza della suora francese, ma pure da parecchia laica e insospettabile letteratura. Possiamo a questo proposito ricordare uno studio, pubblicato su Social Psychological and Personality Science, con il quale, esaminando centinaia di necrologi selezionati da oltre 40 città americane, si è riscontrato come gli affiliati religiosi risultino più longevi di almeno 5 anni rispetto a quanti non lo sono. Un risultato significativo per almeno due ragioni. La prima concerne il fatto che, esaminando le date di nascita e di morte, si è superato il rischio che deriva quando i dati delle ricerche si basano su mere dichiarazioni delle persone considerate nel campione. Un secondo elemento interessante di quella ricerca pubblicata nel 2018, quindi recente, consiste nel fatto che i suoi autori – pur tenendo sott’occhio fattori importanti quali l’integrazione sociale e il volontariato – non sono riusciti a spiegare del tutto il legame tra religione e longevità, aspetto che rimane quindi proprio legato, viene da commentare, alla Provvidenza.
Ad ogni modo, anche altri studi suffragano il consiglio di suor André Randon. Per esempio, una ricerca longitudinale apparsa nel 2016 su JAMA Internal Medicine ha scoperto che le donne pie – quelle, cioè, assidue più di una volta la settimana ai servizi religiosi – beneficiavano di una probabilità di decesso inferiore del 33%, rispetto al resto del campione, nei 16 anni di durata del monitoraggio dello studio. Un altro studio su PLOS One ha invece scoperto che la frequenza regolare ai luoghi di culto era associata alla riduzione delle stress e della stessa mortalità; al punto che i fedeli avevano, in quella ricerca, il 55% in meno di probabilità di decesso rispetto al resto del campione nell’arco di tempo considerato, anche in quel caso pari a diversi anni. Oscillano le percentuali e le risultanze, insomma, ma l’invito a pregare per vivere bene e a lungo di suor André resta – dati alla mano – indiscutibilmente valido. D’altra parte, al di là di quanto emerge dalla letteratura scientifica, abbiamo almeno 116 buoni motivi per prendere sul serio l’anziana religiosa francese e il suggerimento di rivolgerci spesso a Dio.
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