Con un’intervista rilasciata alla radio argentina Radio Cut, suor Martha Pelloni, 77 anni, della Congregazione delle Carmelitane Missionarie Teresiane, afferma che Papa Francesco in un colloquio privato, sul tema della procreazione responsabile, «mi ha detto tre parole: preservativo, transitorio e reversibile. Un diaframma, e in ultimo caso, quello che noi consigliamo alle donne del campo…legare le tube…niente che sia abortivo o distruttivo della donna».
Se queste parole fossero state effettivamente pronunciate dal Papa ci sarebbe il problema di inquadrarle con il magistero della Chiesa espresso dall’enciclica Humanae vitae. Al paragrafo 14 di questo documento di Paolo VI si legge:
«…dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. Né, a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si possono invocare, come valide ragioni: che bisogna scegliere quel male che sembri meno grave o il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale. In verità, se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali».
Suor Pelloni ha fatto il suo discorso alla radio riferendosi al contesto di povertà delle donne della regione di provincia di Corrientes, tuttavia le affermazioni attribuite al Papa restano problematiche. Si profila così un caso analogo a quello che recentemente ha visto coinvolto per l’ennesima volta il fondatore del quotidiano italiano Repubblica, Eugenio Scalfari. Ricordiamo che è dovuta intervenire la Sala stampa vaticana per specificare come nessun virgolettato attributo al Papa in quella pseudo intervista «deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre». Vale anche nel caso dell’intervista radiofonica di suor Pelloni?
Aumentano i casi di parole attribuite al Papa da parte di persone che asseriscono di essersele sentite dire durante un incontro privato, e iniziano a creare davvero confusione. Non solo nel popolo fedele, ma anche nell’opinione pubblica.
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