Le cronache americane delle scorse ore ci hanno purtroppo consegnato l’ennesima storia di una sparatoria commessa a scuola – pare sia la 128esima dall’inizio del 2023. I fatti sono avvenuti in un istituto elementare, la Covenant school di Nashville, nella capitale del Tennessee. Stavolta le vittime sono risultate sei – tre bambini di nove anni e tre adulti – e la mano che le ha uccise, come spesso capita in casi simili, sembra essere stata una e solitaria: quella di Audrey E. Hale, 28 anni, rimasta a sua volta uccisa dalla polizia.
Hale viveva a Nashville ed aveva frequentato la Covenant school che, diversamente da quanto riportato da alcuni media anche italiani, è sì cristiana ma non cattolica, essendo emanazione della protestante Covenant Presbyterian Church. Come notato anche dal New York Times, questa tragica vicenda ha delle peculiarità specifiche, essendo la strage avvenuta all’interno di una scuola elementare (di solito questi fatti di sangue avvengono in realtà frequentate da adolescenti) e privata (mentre i precedenti sono avvenuti spesso in scuole statali).
La strage di Nashville colpisce però per la storia della sua autrice. Audrey E. Hale era infatti una giovane donna che nell’ultimo periodo si identificava come transgender. Non solo. Come riporta il quotidiano La Stampa, appoggiandosi a dichiarazioni della polizia, Audrey Hale era «risentita» dall’aver dovuto frequentare una scuola cristiana. Già questi elementi potrebbero e forse dovrebbero ispirare una qualche riflessione, specie se si considera che questa sparatoria non risulta essere la prima commessa da un killer Lgbt o «non binario».
Infatti, anche il tiratore di Colorado Springs, Anderson Lee Aldrich, era «non binario», secondo quanto fatto sapere da Nicholas Bogel-Burroughs, firma nientemeno che del New York Times. Era un adolescente transgender anche l’autore della strage consumatasi in una scuola di Denver. Lo stesso si può dire per il tiratore di Aberdeen, nel Maryland. Ricordando simili precedenti – è bene sottolinearlo – non si vuole stabilire né insinuare alcun nesso causale tra identità sessuale e sparatorie, ma quanto rilevato balza all’occhio anche alla luce del fatto che la componente “non etero” della società è minoranza.
Non resta pertanto che pregare, tornando alla strage di Nashville, per i familiari delle vittime e per gli stessi familiari di Hale. Inoltre, l’auspicio è che a fatti come questo non ne seguano a stretto giro altri dal momento – è stato osservato da ricerche molto specifiche sul tema, come per esempio uno studio uscito sulla rivista Plos One uscito pochi anni fa – che c’è un elevato rischio che, entro due settimane da una sparatoria di massa, per via di quello che passa il nome di «copycat effect», cioè un effetto emulativo, che se ne verifichi un’altra. Speriamo naturalmente non sia questo il caso (Fonte foto: Facebook 1/2NewsChannel5Nashville)
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