Peng Shuai, 35 anni, una delle star del tennis più famose della Cina, è oggetto di speculazioni e preoccupazioni internazionali dopo che il 2 novembre ha pubblicato una lunga dichiarazione su Weibo (la piattaforma di social media cinese simile a Twitter), in cui accusava l’ex vicepremier del paese, Zhang Gaoli, di averla aggredita sessualmente.
Peng ha dichiarato che lei e Zhang Gaoli, che ora ha 75 anni, hanno avuto per diversi anni una “relazione” extraconiugale, ma Zhang Gaoli aveva smesso di contattarla dopo essere salito nei ranghi del partito comunista. Circa tre anni fa però l’ha invitata a giocare a tennis con lui e sua moglie e poi l’ha aggredita sessualmente a casa sua.
Il post è stato cancellato dalla rigida censura cinese in meno di 30 minuti, ma è comunque diventato virale. I censori hanno bloccato parole chiave come “tennis”, disabilitando i commenti sull’account di Peng e rimuovendo numerosi riferimenti a lei da Internet in tutta la Cina.
L’emittente televisiva statale cinese, CGTN, ha poi rilasciato un’e-mail, sostenendo che fosse stata scritta da Peng, dopo che le preoccupazioni per la sua sicurezza avevano iniziato a crescere:
«Ciao a tutti, sono Peng Shuai. Per quanto riguarda le recenti notizie rilasciate sul sito ufficiale della WTA, il contenuto non è stato confermato o verificato da me stesso ed è stato rilasciato senza il mio consenso. Le notizie contenute in quel comunicato, compresa l’accusa di aggressione sessuale, non sono vere. Non sono dispersa, né in pericolo. Sono a casa e va tutto bene. Se la WTA (Women’s Tennis Association) pubblica altre notizie su di me, per favore verificatele con me e rilasciatele solo con il mio consenso. Come tennista professionista, ringrazio tutti per la vostra considerazione. Spero di promuovere il tennis cinese con tutti voi se ne avrò la possibilità in futuro. Spero che il tennis cinese diventi sempre migliore. Ancora una volta, grazie per la vostra stima».
Il presidente della Women’s Tennis Association (WTA) Steve Simon ha condiviso una dichiarazione confermando di aver letto l’e-mail, ma ha chiesto ulteriori prove che fosse stata scritta da Peng. «La dichiarazione rilasciata oggi dai media statali cinesi… solleva solo le mie preoccupazioni sulla sua sicurezza e su dove si trovi. Ho difficoltà a credere che Peng Shuai abbia effettivamente scritto l’e-mail che abbiamo ricevuto o a credere a ciò che le viene attribuito», ha detto. «La WTA e il resto del mondo hanno bisogno di prove indipendenti e verificabili che sia al sicuro. Ho più volte cercato di contattarla tramite numerose forme di comunicazione, senza alcun risultato». Il ministero degli Esteri cinese rifiuta di commentare la posizione della star del tennis Peng Shuai.
La giornalista e attivista Zhang Zhan, che denunciò per prima quanto stava accadendo a Wuhan, invece, si trova attualmente in carcere, dove ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione. La sua famiglia dice che non si aspettano che sopravviva all’inverno se non viene al più presto rilasciata per motivi di salute.
Zang è scomparsa a Wuhan nel maggio 2020, dove si trovava per riportare ai media la situazione della gestione epidemica lì, dove tutto ha avuto inizio. In seguito è emerso che era stata presa dalle autorità cinesi e detenuta a Shanghai, dove è stata condannata a quattro anni di detenzione per «aver provocato disordini» a seguito di un processo farsa.
Nel giugno 2020, Zhang Zhan ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione. A dicembre, il suo corpo era così debole che ha dovuto partecipare al processo su una sedia a rotelle. Prima del processo, le autorità l’hanno alimentata forzatamente e l’hanno tenuta bloccata per giorni interi per impedirle di rimuovere il sondino con cui la nutrivano. Hanno anche costretto Zhang a indossare catene alle mani 24 ore al giorno per più di tre mesi come punizione per il suo sciopero della fame.
Il 31 luglio 2021 è stata ricoverata in ospedale a causa della grave malnutrizione. Tuttavia, è stata riportata in prigione dove continua a praticare uno sciopero della fame parziale nonostante il grave rischio per la sua salute, che continua a peggiorare a un ritmo drammatico. Dopo il suo processo, le autorità si sono rifiutate di permetterle di parlare con il suo avvocato o di incontrare la sua famiglia di persona. Le sono state consentite solo telefonate o videochiamate occasionali con i parenti e sempre sotto supervisione.
«Zhang Zhan, che non avrebbe mai dovuto essere imprigionata, ora sembra essere seriamente a rischio di morire in prigione. Le autorità cinesi devono rilasciarla immediatamente in modo che possa porre fine al suo sciopero della fame e ricevere le cure mediche appropriate di cui ha disperatamente bisogno», ha affermato Gwen Lee, attivista cinese di Amnesty International.
Le storie di Peng Shuai e Zhang Zhan, in attesa di seguirne l’evolversi, sono altre due brutte storie che arrivano da Pechino. Storie di regime.
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