Solo il fatto che sia oggetto di un dibattito così acceso dovrebbe essere sufficiente per raccontare che nella cosiddetta terra delle libertà, la libertà religiosa non è più scontata, il fatto che poi molte controversie finiscano in tribunale, racconta il livello della pressione.
In queste settimane l’attesa è concentrata sul caso “Fulton contro la Città di Filadefia”: la vicenda nasce dopo che la Città di Filadelfia ha appreso che il Catholic Social Services, un’agenzia di mediazione per l’adozione e l’affidamento di bambini in difficoltà, avrebbe considerato non idonee per l’adozione le coppie formate da persone dello stesso sesso, cosa scontata ancora per molti cattolici, ma sempre più inaccettabile per il mondo. Ecco perché la Città di Filadelfia ha quindi deciso di non riconoscere più il Catholic Social Services come agenzia affiliata e ha smesso di affidar loro i bambini, citando una legge che vieta la cosiddetta discriminazione basata sull’orientamento. Il Catholic Social Services ha replicato che la loro esclusione equivale a discriminazione religiosa, in violazione delle protezioni del Primo emendamento e si è aperto quindi un contezioso: due tribunali ordinari si sono già schierati con Filadelfia, e mentre si attende il pronunciamento della Corte Suprema, il dibattito è più che mai acceso.
Il 6 febbraio scorso su The Atlantic, è uscito un articolo a firma di Netta Barak Corren, docente di diritto alla Facoltà di legge dell’Università ebraica di Gerusalemme, in cui si mette nero su bianco che la Corte Suprema può con le sue decisioni aumentare le cosiddette discriminazioni nei confronti della sempre cosiddetta comunità Lgbt. In particolare la Corren cita il caso Masterpiece contro la Commissione per i diritti civili del Colorado. La vicenda risale a 8 anni fa, quando un pasticcere, Jack Phillips, si era rifiutato di realizzare una torta nunziale per due persone dello stesso sesso in virtù della sua fede cristiana. Apriti cielo, oltre alla gogna sociale locale il pasticcere era finito davanti ad un tribunale e dopo una lunghissima battaglia legale – in cui i commissari del Colorado sono arrivati ad paragonare le sue convinzioni religiose al sostegno alla schiavitù e all’olocausto – finalmente la Corte Suprema si è espressa a favore del pasticcere e della sua libertà religiosa. Ora la Corren arriva a scrivere che non ci dovrebbe essere alcuno spazio per la libertà religiosa quando si parla di “diritti Lgbt”.
«No, la libertà religiosa non è pericolosa – ha replicato alla Corren il 17 febbraio Jake Warner, consulente legale di Alliance Defending Freedom che ha seguito il caso di Phillips – con il pronunciamento della Corte tutti i creativi si sentono più liberi di esercitare i propri diritti costituzionali, il che è una buona cosa per ogni americano».
Ma in realtà questi sono i segni chiari che stiamo già giocando una battaglia di rimessa, Alliance Defening Freedom infatti sul suo sito ha pubblicato un messaggio chiaro: «L’amministrazione Biden ha chiarito le sue intenzioni: la tua libertà è a rischio. Negli ultimi anni nubi minacciose si stanno addensando sui fedeli che cercando di parlare, vivere e lavorare coerentemente con le loro convinzioni, sui genitori vogliono crescere i figli secondo i propri valori, sui bambini nel grembo materno. Alliance Defending Freedom è attrezzata per difendere le libertà date da Dio e costituzionalmente protette. Unisciti oggi all’alleanza e diventa parte del movimento per difendere le nostre libertà del Primo Emendamento». La battaglia – contro i principati e le potestà- è ormai nel vivo, in quella che molti ancora credono essere la Terra delle libertà.
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