Negli Stati Uniti prosegue a ritmi incalzanti il declino delle persone che si professano cristiane: un’indagine condotta telefonicamente dal Pew Research Center tra il 2018 e il 2019 ha rilevato infatti che, ad oggi, il 65% degli adulti americani si dichiara cristiano, con un calo percentuale di ben 12 punti rispetto a una decina di anni fa. Di contro, è cresciuto dal 17% al 26% il tasso di coloro che si definiscono atei, agnostici o “nulla in particolare”.
Traducendo in altri termini, e tenuto conto l’aumento della popolazione avvenuto negli ultimi anni, questo significa che attualmente ci sono circa 167 milioni di adulti cristiani negli Stati Uniti (con un limite inferiore di 164 milioni e un limite superiore di 169 milioni, dato il margine di errore del sondaggio), su una popolazione totale di 256 milioni.
I DATI SULLA PROFESSIONE RELIGIOSA
Scendendo ancora più nello specifico, attualmente una persona su cinque (il 20%) si dichiara cattolico, contro il 23% del 2009, mentre il 43% circa si dichiara protestante (contro il 51% del 2009).
Un calo, quello dei cristiani, che si registra trasversalmente in tutti differenti gruppi demografici: uomini, donne, persone di colore o meno, ispanici e non, repubblicani o democratici, residenti al nord o al sud, laureati o meno… anche se naturalmente vi sono delle differenze interne, talvolta anche marcate: ad esempio, il calo è più marcato nel nord-est del Paese e tra i democratici, e colpisce maggiormente gli uomini e le persone più istruite. In particolare, una nota dolente è rappresentata dai cosiddetti Millenial, ossia i nati tra il 1981 e il 1996: solamente il 49% di loro, infatti, si definisce cristiano (in calo del 16% rispetto ai dati passati), mentre quattro su dieci non aderiscono a nessuna religione e il restante 10% si riconosce in fedi non cristiane. Una condizione, quella giovanile, che si pone in netto contrasto con la pur meno confessionale Silent Generation, ossia i nati prima della fine del secondo conflitto bellico, tra i quali ben l’84% si definisce cattolico (in calo di 2 punti percentuali) e i Baby Boomer, ossia i nati tra il 1946 e il 1964, dei quali tre su quattro aderiscono tutt’oggi al cristianesimo (in diminuzione del 6%).
I DATI SULLA FREQUENTAZIONE
Rispetto alla frequenza religiosa, i dati sono rimasti costanti rispetto al 2009: infatti, «il 62% dei cristiani afferma di frequentare le funzioni religiose almeno una o due volte al mese». Tuttavia, in relazione al fatto che oggi ci sono meno cristiani all’interno della popolazione, i dati mostrano che «[…] i tassi di frequenza religiosa stanno diminuendo. Nell’ultimo decennio, la percentuale di americani che afferma di frequentare i servizi religiosi almeno una o due volte al mese è diminuita di 7 punti percentuali, mentre la percentuale chi afferma di frequentare le funzioni religiose meno frequentemente (se non del tutto) è aumentato di pari grado. Nel 2009, gli assistenti regolari (quelli che frequentano le funzioni religiose almeno una volta o due volte al mese) superano quelli che frequentano le funzioni solo occasionalmente o per niente con un margine dal 52% al 47%. Oggi quelle cifre sono invertite; più americani ora affermano di frequentare le funzioni religiose un paio di volte all’anno o meno (54%) rispetto a dire che frequentano almeno mensilmente (45%)».
IL COMMENTO DI ROD DREHER
Commentando la ricerca del Pew Reserch Center, l’autore de L’opzione Benedetto, Rod Dreher, ha scritto su The American Conservative: «Come dico sempre, dobbiamo rimanere coinvolti nella politica, anche solo per proteggere il diritto dei credenti religiosi di gestire le nostre istituzioni e affari. Questo è importante! Ma se allo stesso tempo non investiamo sull’insegnamento e sulla formazione dei cristiani, le nostre vittorie politiche e le nostre vittorie legali non ci gioveranno». Lo scrittore ha lanciato quindi un preoccupato allarme, diretto ai membri stessi della Chiesa: «La crisi è qui. La crisi è adesso. Quello che abbiamo fatto non funziona. Donald Trump non ci salverà. Cosa ci vorrà per svegliarti?».
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