Per quanto ora non si parli che di Barbie e di Oppenheimer – al punto che alcuni giornali parlano di «Barbenheimer mania» -, la vera sorpresa del botteghino di questi ultimi mesi, inutile girarci attorno, è stata senza dubbio una: il nuovo film di Jim Caviezel, Sound of Freedom, distribuito da Angel Studios nelle sale cinematografiche americane dal 4 luglio. Che sia stata una sorpresa, lo mostrano i numeri: distribuito in oltre 2500 sale, ha infatti incassato ben 11,5 milioni di dollari (ha raggiunto i 14 in due giorni), a soli 200.000 dollari da pellicole gettonatissime come Indiana Jones e il Quadrante del Destino.
A sei giorni dall’uscita, i milioni di dollari raccolti sono poi saliti a 40. Attualmente sappiamo che questo film ha superato al botteghino i 100 milioni di dollari, come ha riportato Forbes. Proprio questo enorme successo sembra aver fatto letteralmente impazzire alcuni media progressisti. Lo riporta il sito Post Millennial, che fa presente come alcune fonti abbiano preso ad insinuare che Sound of Freedom sarebbe un film «estremista», da ritenersi «almeno altrettanto oscuro e pericoloso». Per screditare la pellicola, si è pure insinuato che essa sia in qualche modo collegata se non espressione del gruppo considerato estremista QAnon.
Peccato, come ha raccontato lo stesso Tim Ballard – che è la persona su cui si basa il film – che questo film sia stato «prodotto e scritto circa sei, sette anni fa, prima che qualcuno sentisse il nome ‘QAnon’. Quindi è impossibile che ci sia qualcosa» di connesso a tale realtà. «Ma a loro non importa», ha aggiunto Ballard, facendo presente come l’opera di discredito verso la pellicola che racconta la sua vicenda continua non attraverso i fatti, ma a prescindere da essi. D’accordo, ma come mai queste critiche così strampalate verso un film che – come abbiamo raccontato anche sul Timone – altro non fa che basarsi su una storia vera. Un’ipotesi, molto semplice, potrebbe essere la seguente.
Nel mondo – e pure questo è stato segnalato più volte dal Timone – ci sono gruppi di potere ma anche accademici che sono al lavoro per sdoganare la pedofilia. Un orrore strettamente connesso, come non è difficile intuire, ai fenomeni del turismo sessuale e del traffico di minori. Che è precisamente quanto, con grande coraggio, denuncia l’ultima fatica cinematografica di Jim Caviezel. Che sia questa la vera ragione per cui Sound of Freedom, in fondo, dà fastidio e si cerca di screditarlo come opera «estremista» gradita ad un pubblico altrettanto tale? A pensar male, si sa, si fa peccato. Ma spesso, si sa pure questo, spesso si indovina. (Fonte foto: screenshot trailer Youtube)
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