Ha presieduto per oltre trent’anni ai lavori della Sagrada Familia a Barcellona e ora ne riceve la meritata ricompensa. Stiamo parlando dello scultore giapponese Etsuro Sotoo che il prossimo 22 novembre verrà insignito del premio Ratzinger. E’ il primo artista dell’Asia orientale e il primo scultore a ricevere una simile onorificenza. L’altro premiato sarà il teologo Cyril O’Regan (Irlanda, 1952), professore di Teologia sistematica presso il Dipartimento di Teologia della University of Notre Dame (Indiana, Usa)
Tuttavia la sua non è una storia legata ad una normale passione per l’arte. Sotto c’è di più: è stato nel 1978, un anno dopo la sua laurea, che Etsuro, colpito dall’incredibile opera della “Sagrada Familia” chiese di partecipare ai lavori di completamento, cominciando dalla Facciata della Natività e seguendo le istruzioni lasciate da Antoni Gaudí. Ed è stato proprio nel corso di quest’opera così impegnativa che l’artista si è convertito al cattolicesimo.
In particolare, il suo importante contributo è visibile nelle numerose sculture di angeli, musici e cesti di frutta che coronano le guglie. La sua opera più famosa sono le ante in bronzo dei portali della nascita, che sono decorati con piante, insetti e piccoli animali. Con grande scrupolo e abilità artistica ha portato avanti, nella Sagrada Família, la visione di Gaudí, tanto che in Giappone, è affettuosamente conosciuto come il “Gaudí giapponese”.
In una sua intervista ha raccontato come, mirabilmente, la comprensione dell’intuizione artistica di Gaudì in merito all’ideazione della Basilica e la sua conversione al cattolicesimo, siano andati sorprendentemente a braccetto: «Capii che per conoscerlo [Antoni Gaudì N.d.R. ] avrei dovuto guardare dove guardava Gaudì. E ho la sensazione che a partire da quel momento entrambi ci compenetrammo spiritualmente.
Da subito mi sentii molto più libero e, anche a livello del mio lavoro di scultore, se prima avevo molte difficoltà, dopo quel momento sono riuscito a capire come procedere. Al principio pensavo che questa fosse la felicità, il compimento della mia vita, ma ne era solo una piccola parte. Perché dopo ho scoperto quale era il mondo in cui Gaudì voleva condurmi».
La meta finale era proprio Dio e la chiesa cattolica. Infatti il segreto di Gaudì, come ha capito bene Sotoo e della sua visione geniale non era altro che la fede.
Era da lì che tirava fuori le sue idee, sottolinea l’artista, lasciandosi guidare dall’obbedienza alla voce di Dio.
In seguito anche sua moglie e sua figlia si sono convertite al cattolicesimo ma non per forza, come sottolinea lui.
E’ stato, per tutta la sua famiglia, un percorso naturale partito con una sincera ricerca della verità che per Sotoo ha significato anche spogliarsi di tutte le sue sovrastrutture per accogliere e abbracciare il punto di vista del maestro Gaudì, al fine di completarne degnamente l’opera.
Come ha affermato lo scultore: «Avevo nelle mani tutti i dati relativi al mio maestro. Sapevo che portava i baffi, che indossava spesso il cappello, perfino come sorrideva. Ma continuavo a ripetermi: “devi stare dove lui stava”, cioè nella Chiesa».
E proprio nella Chiesa che l’artista catalano l’ha condotto, come un amico premuroso che vuole per te solo il vero bene. Almeno così lo descrive Sotoo: «Sì. Il mio obbiettivo era quello di divenire un bravo scultore, ma, come dire, questa era solo la “carota”. Io sentivo Antoni Gaudì come maestro e anche amico, perché aveva cura di me, e un amico è proprio chi si prende cura di un altro, lo aiuta».
(Immagine pagina Facebook Sacred Art School Firenze)
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