Almeno 14 persone sono morte e altre 11 sono rimaste ferite questa mattina all'alba in un attacco in un villaggio del nord del Kenya, vicino al confine con la Somalia.
Un portavoce del gruppo islamista somalo al-Shabaab, Sheikh Abdiasis Abu Musab, parlando con l'agenzia Reuters, ha rivendicato l'attacco: "Abbiamo ucciso oltre 10 kenyoti cristiani", ha detto. Gi Shebab somali hanno lanciato una serie di sanguinose operazioni nella regione nelle ultime settimane.
“Come negli attacchi avvenuti in precedenza, sono stati presi di mira dei lavoratori provenienti da altre aree del Kenya, quindi non somali e non musulmani. Purtroppo sembra che questa strategia stia avendo successo”, continua il vescovo. “Già diversi lavoratori non locali sono fuggiti da Mandera nei mesi scorsi. A risentirne maggiormente sono i settori della sanità e dell’istruzione. In tutto il nord-est l’educazione è in gravi difficoltà per la mancanza di insegnanti, provenienti da altre aree del Paese, che si rifiutano di tornare a lavorare lì”.
“Dobbiamo dire comunque che nel mirino degli Shabaab vi sono anche diversi leader musulmani che non la pensano come loro e che appoggiano l’azione del governo”, ha aggiunto monsignor Alessandro. “Se questo progetto di ‘pulizia etnica e religiosa’ dovesse essere portato a termine, gli Shabaab potranno dichiarare questi territori come ‘territori islamici’ e forse aderire al Califfato. Il governo di Nairobi sta cercando di fare il possibile perché i keniani originari di altre zone rimangano nel nord-est, perché tutta la zona rischia di essere destabilizzata”, ha concluso il vescovo.
Nell’area gli Shabaab hanno commesso diversi assalti, a novembre e dicembre, il più sanguinoso è quello commesso ad aprile nel campus universitario di Garissa, dove 148 studenti sono stati uccisi.