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26.12.2024

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Sofia Goggia nella bufera. Il linciaggio Lgbt della Pasqua 2022
news
19 Aprile 2022

Sofia Goggia nella bufera. Il linciaggio Lgbt della Pasqua 2022

Ecco servito l’ennesimo caso di indignazione – principalmente via social, oramai spesso ridotti a megafono del politicamente corretto, in un agone tanto virtuale, quanto surreale – a seguito delle parole pronunciate da un personaggio in vista.

Questa volta non serve neppure spostarsi di Paese, come nel noto caso della scrittrice J.K. Rowling (qui, qui, qui), in quanto l’autrice del misfatto è la nostrana sciatrice alpina Sofia Goggia (nella foto in evidenza). Salita agli onori della cronaca pochi mesi fa per il suo insperato argento alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, conquistato dopo un infortunio rimediato a Cortina una ventina di giorni prima, da sciatrice di cui tutta Italia era fiera, nello spazio di poche frasi pronunciate durante un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e Flavio Vanetti sul Corriere della Sera e uscita il giorno di Pasqua, è stata declassata a persona, diciamo così, poco degna di stima, per non dire “oscurantista”, “omofoba”, o altri epiteti ricorrenti in queste situazioni.

LE PAROLE INCRIMINATE

Ma vediamo cosa ha detto l’atleta, che di certo non ha lesinato nel rispondere alle domande che le venivano poste. Rispetto alla presenza di persone con tendenze omosessuali nel mondo dello sci, la quasi trentenne bergamasca ha affermato: «Tra le donne qualcuna sì. Tra gli uomini direi di no». Per poi chiosare, con quel briciolo di ingenuità forse dovuto alla giovane età: «Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitzbuhel…».

E sugli uomini trans che gareggiano con le donne? «A livello di sport», ha affermato la Goggia, «un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più». E, anche in questo caso, ha aggiunto un «Non credo allora che sia giusto» che profonde buon senso e sincerità… che al giorno d’oggi non sono più delle virtù.

Dunque, l’atleta nostrana ha poca considerazione del gentil sesso? Alla domanda se si ritiene femminista, ecco la sua risposta, con annesso l’ennesimo “scivolone”, a detta dei suoi detrattori, sul dato di realtà [corsivo aggiunto, ndr]: «Credo che le donne debbano lottare per i loro diritti, compresa la parità di retribuzione. Ma le donne sono donne; gli uomini, uomini. Non mi piace quando dicono: donna con le palle. Perché devi giudicarmi da quello che non ho, che non sono?».

Apriti, oh cielo. I social hanno raccolto il profluvio d’indignazione generato da queste frasi, portato avanti sia da persone comuni, sia dai soliti noti dediti al commento facile. Tra questi, l’immancabile Selvaggia Lucarelli, che prima delle 10 di mattina del Lunedì dell’Angelo aveva già twittato: «Sofia Goggia è una brava atleta, non una maître à penser. Il problema sta nell’aspettarsi sempre il commento giusto da persone che fuori dalle loro competenze possono essere mediocri e fallibili». Naturalmente, ai tanti critici si affiancano anche coloro che della Goggia hanno preso le difese ma, come sempre in questi casi e sui social, le loro opinioni hanno meno peso.

LE SCUSE, MA SENZA DIETROFRONT

Tanto è stato quindi il cancan, che la Goggia ha ritenuto di dover cinguettare, nel tardo pomeriggio del giorno di Pasqua, una frase di scuse, specialmente in riferimento all’uscita sullo Streif di Kitzbuhel: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Mi dispiace e mi scuso con tutte le persone che si sono sentite offese per la frase che è uscita nell’intervista del Corriere che, sicuramente, quando l’ho pronunciata, non voleva essere di natura discriminatoria».

273 caratteri, sui 280 messi a disposizione dal social azzurro, che suonano più come un pro forma volto a mettere a tacere il trans-gossip pasquale del 2022, che altro: la Goggia, infatti, non ha fatto nessun dietrofront nel merito.

Tuttavia, le scuse si sono rese necessarie. Per cosa? Molto semplicemente per aver abbracciato ed esposto pubblicamente la realtà dei fatti: ma, si sa, di questi tempi non vale più l’adagio latino di classica memoria: “Contra facta non valet argumentum, bensì sulla lavagna, sui quaderni e sulla bocca del buon cittadino del XXI secolo campeggia il più moderno: “Di fronte all’ideologia non valgono i fatti”. E, lo si sa, l’ideologia gender e transgender sono oggi un must ben foraggiato da tutti coloro che hanno come obiettivo ultimo quello di sovvertire la verità sugli esseri umani.

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