Non è che il filosofo-sindaco abbia più dubbi che certezze; gli è che per la cultura contemporanea che Massimo Cacciari fra dubbio e certezza non c'è assolutamente alcuna differenza. Le sue opinioni sul Sinodo (perché per la cultura contemporanea dominante tutti debbono avere opinioni fresche di giornata su tutto) lo dimostrano perfettamente: «Con Wojtyla e Ratzinger», dice «non sono stati sviscerati i temi posti dall’età contemporanea. Le esigenze e le priorità negli ultimi decenni sono state altre. E cioè la posizione geopolitica della Chiesa nel mondo e l’evangelizzazione. Dopo il Concilio sono rimaste tra parentesi le risposte da dare. Finora la Chiesa si è sostanzialmente limitata all’indicazione di principi generali. Ora si tratta di scegliere tra diverse posizioni in merito a grandi questioni: etica sessuale, famiglia, matrimonio. E, senza dubbio in prospettiva anche il fine vita».
Cacciari è di quelli per cui il Sinodo ha il potere di tutto trasformare e ogni cosa ribaltare. Un vero e proprio "Concilio Vaticano III" dell'opinionionismo, insomma, in cui un Eugenio Scalfari, un Vito Mancuso, un teologo tedesco qualsiasi o un suo pari austriaco possono infilare ogni mattina nella cassetta dei desideri il pizzino giusto e aprire così la srabanda dei "secondo me". Oggi tocca all'eutanasia, domani vediamo. Da oggi la cosa più grave è proprio questa. Ognuno penserà di essere in diritto e in dovere di dire la sua, di stravolgere la dottrina, di re-inventarsi vestito da Papa; e con l'amplificazione che i media daranno costantemente a ogni più piccola corbelleria, sembrerà davvero la notte in cui tutte le vacche sono nere.