Ieri (martedì ndr) al briefing quotidiano del sinodo, gli addetti stampa per i vari gruppi linguistici hanno evidenziato una serie di temi che sono emersi nei primi dibattiti.
Per esempio l’addetto stampa per la lingua inglese, padre Thomas Rosica, ha posto una speciale enfasi sul bisogno di superare un «linguaggio che esclude», facendo riferimento all’intervento di un padre sinodale (o di più padri sinodali?) secondo cui la Chiesa dovrebbe «abbracciare la realtà così com’è e non aver timore di nuove e complesse situazioni».
Padre Rosica si è focalizzato su «omosessuali o gay», dicendo che «non dobbiamo avere pietà di loro, ma avere rispetto per quello che sono – sono i nostri figli e le nostre figlie, i nostri fratelli, vicini e colleghi».
Più tardi è tornato sul punto degli omosessuali, dicendo che questo «è uscito diverse volte» e che un padre sinodale si è chiesto «come parlare di loro e come tendere loro una mano».
Non era chiaro chi avesse detto cosa, così come non era chiaro quanti padri sinodali avessero davvero sollevato i temi che padre Rosica e gli altri addetti stampa menzionavano.
Il risultato è che al pubblico è stata data un’interpretazione deformata di quello che era uscito nel dibattito di apertura, come è accaduto nello scorso sinodo.
Grazie a fonti affidabili che hanno condiviso con me quanto detto da altri padri sinodali, ho potuto ricostruire in modo più preciso ciò di cui si è effettivamente parlato:
– Un certo numero di padri sinodali si è espresso a favore della relazione introduttiva al cardinale Erdo. Uno di loro ha sottolineato l’importanza della fedeltà alla verità del matrimonio, della famiglia e dell’Eucaristia.
– Un padre sinodale ha detto: «Cosa stiamo facendo qui?», sottolineando il fatto che il sinodo è sulla famiglia, non su altre relazioni come quelle omosessuali. Ha poi rimarcato che se la Chiesa accetta la Comunione per divorziati risposati, di fatto si pone «a favore del divorzio».
– Un altro ha detto che l’enfasi dovrebbe essere posta sul sacramento del matrimonio, affinché risplenda la bellezza spirituale del matrimonio stesso. Spesso la Chiesa non è unita nel proporre una visione positiva del matrimonio e della famiglia.
– Un padre sinodale ha citato sant’Agostino, dicendo che alcuni battezzati che vivono in «situazioni irregolari» non vogliono accostarsi al sacramento della Riconciliazione. Ha aggiunto che la crisi della famiglia è una crisi di fede. E ha citato la seconda lettera di san Paolo a Timoteo 4,2-5.
– In un altro intervento è stato fatto notare come i credenti sono pochi e bisognerebbe avere rispetto per le famiglie che lottano e cercano di rimanere fedeli, in particolare quelle che cercano di rimanere fedeli alle promesse matrimoniali pronunciate di fronte a Dio, nonostante tutte le difficoltà.
– In un altro intervento ancora è stato sottolineato che la Chiesa deve difendere quanto rivelato da Dio sul matrimonio e sulla famiglia, e che il compito dei pastori è di stare vicino alle famiglie sane. Un pericolo per le famiglie sono «certe correnti culturali» così come un certo approccio sociologico. Per servire davvero la famiglia bisogna prendere come punto di partenza la Parola di Dio.
Questi sono alcuni dei contenuti di cui i giornalisti non hanno saputo nulla dal riassunto che padre Rosica ha fatto dei 72 interventi tra lunedì pomeriggio e martedì mattina.
Anche gli altri addetti stampa hanno tagliato in buona misura queste voci. Quelli di lingua francese e tedesca, come abbiamo riportato ieri, hanno almeno riportato il fatto che alcuni padri sinodali hanno sottolineato l’importanza della Scrittura, della tradizione e della verità nel dibattito in corso.