Sarebbe un peccato che qualcuno lo chiamasse dissidente perché in fondo quello che dice è condiviso da tanti silenziosi cattolici. Secondo il vescovo Robert Mutsaerts (foto in alto), ausiliare di Hertogenbosch in Olanda, la Chiesa durante questo Sinodo per l’Amazzonia si sta impegnando in qualcosa di diverso dalla sua missione di guidare le persone a Cristo e di ottenere salvezza e perdono per i peccati.
Riti tribali a parte, è entrando nel concreto dei lavori dell’assise vaticana che si scoprono dei veri e propri cambi di paradigma in corso.Mutsaerts li ha raccolti nel suo “diario” digitale e il portale web Lifesitenews li ha tradotti. Ne è uscito un florilegio di riflessioni che – se messe in fila una dietro l’altra fanno davvero impensierire.
«Se seguite le conferenze stampa quotidiane del Sinodo dell’Amazzonia – ha detto -, sentirete la stessa melodia suonare ogni volta: nuovi percorsi, l’ascolto delle popolazioni indigene, il cambiamento climatico e la Madre Terra. Sembra che nessuno voglia veramente menzionare i problemi fondamentali».
Mutsaerts rimprovera ai padri sinodali, vescovi e i cardinali, che stanno discutendo dell’ambiente, dell’innalzamento del livello del mare di ripetere il mantra che “dobbiamo ascoltare”. Ma «parlano come politici, usando gli stessi slogan, la stessa retorica da quattro soldi. È strano che in un sinodo questi argomenti debbano essere oggetto di discussione. Non è competenza della Chiesa, non è la nostra attività principale e non è la nostra prospettiva».
Come note, tutte le rivoluzioni hanno bisogno di una profonda revisione del vocabolario. Ecco allora che «una volta usavamo parole come “nostra Madre la Chiesa,” “fiamme dell’Inferno” e “virtù,” ora è tutto su Madre Terra, Fuochi amazzonici, ecologia. Questi punti di vista non sono affatto diversi da quelli dei partiti politici e dei gruppi di pressione».
Nelle sue riflessioni il vescovo olandese nota che «i missionari vengono improvvisamente ritratti come imperialisti che hanno imposto i loro valori ai popoli indigeni. Questo significa che questi missionari non hanno mai significato nulla per i popoli indigeni? Hanno rischiato la vita per proclamare il Vangelo. Quanti martiri ci sono ora?». Il fatto è che «tutto questo non ha niente a che vedere con la compassione per le tribù indigene. Sta diventando sempre più chiaro che il Sinodo viene usato impropriamente per portare avanti un’agenda nascosta. Il celibato, si suggerisce, sarebbe incomprensibile per gli indigeni, ed è per questo che stiamo introducendo i sacerdoti sposati. Ma questo è strano, dopo tutto, perché per più di mille anni persone di tutti i tempi, razze e culture hanno accettato il celibato, ma l’Amazzonia sarebbe incapace di comprenderlo. Sono troppo stupidi?», si chiede. «O forse – conclude – vogliamo liberalizzare il celibato non per santificare il sacerdozio, ma per eliminare una regola che richiede santità».
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