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15.01.2025

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«Si elimina una vita». Sorprendente ammissione di ChatGPT sull’aborto
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14 Gennaio 2025

«Si elimina una vita». Sorprendente ammissione di ChatGPT sull’aborto

«Con mia sorpresa, ChatGPT ha ammesso che l’aborto è la fine di un organismo umano vivente, un riconoscimento significativo». Autore di questa affermazione un insegnante di filosofia, Giorgio Matwijec (ne ha riportato gli esiti in un articolo su mercatornet.com), che si era dato la briga di sottoporre a ChatGPT alcune domande, tra le quali una riguardante l’aborto. Approcciando lo scambio con l’AI sia come tema meritevole di studio, sia come soggetto sui generis di conversazione, ha testato il processo di pensiero della più famosa applicazione open di intelligenza artificiale (tema già approfondito sulle pagine nostro mensile, qui per abbonarsi) su 25 argomenti, presi da diversi ambiti: politico, sociale, filosofico.

C’è da osservare che la questione aborto abbraccia tutti e tre i campi, oltre a quello medico-scientifico e morale. Avvalendomi di un vecchio media che però non sembra conoscere crisi, la radio, questa mattina ho avuto notizia che il 14 gennaio è, dal 2019, la Giornata internazionale della logica. E a ben vedere la questione della definizione dell’aborto, della sua natura e delle sue innegabili conseguenze, chiama in causa la forza intrinseca del pensiero logico. Sulla base di questa disciplina che ha carattere matematico e deduttivo, si basa quasi tutto ciò che fa funzionare le cose nella nostra vita contemporanea; le tecnologie dell’informazione, in primis, sono radicate in essa e persino la psicologia cognitiva che considera i processi mentali umani come un sistema di elaborazione di informazioni orientati ad un fine; lo stesso vale per lo sviluppo scientifico, medico ed economico.

Dato che ChatGPT è una complessa rete neurale programmata per interpretare le nostre domande ed è costantemente addestrata in base a ciò che riceve dagli input umani, ciò che restituisce tiene conto anche della sensibilità e criticità di certi temi; quando il prof di Filosofia ha chiesto esplicitamente le conseguenze etiche dell’aborto la risposta si è fatta difensiva e ha tirato in ballo questioni di privacy e altre istanze che entrano in gioco, «osservando che le prospettive sociali e legali spesso danno priorità ad altre considerazioni.» Ok, giriamoci un po’ intorno.

Ma non appena le domande tornano serrate sulla verità di ciò che avviene dal momento del concepimento in avanti e senza soluzione di continuità, le risposte dell’AI sono chiare e prive di sfumature. Dopo aver riconosciuto che l’entità che si sviluppa in utero è senza dubbio un organismo biologicamente vivente, specificando che lo sono non solo il feto, ma già anche l’embrione e prima ancora lo zigote, ha confermato che lo sono per le caratteristiche scientifiche che distinguono un organismo vivente da uno non, ovvero «crescita cellulare, metabolismo e reattività al loro ambiente». In forza di questa affermazione, dunque, l’aborto non può che comportare «la fine di un organismo vivente».

Procedendo per gradi, l’interlocutore umano ha chiesto a quello artificiale se l’organismo biologicamente vivo fosse anche umano, e «ChatGPT ha fornito una risposta inequivocabile: l’entità all’interno dell’utero non è solo viva, ma anche distintamente umana. Ha indicato il DNA come prova decisiva, spiegando che la composizione genetica di uno zigote, embrione o feto umano è unica per la nostra specie. Questa identità genetica, combinata con una traiettoria di sviluppo specifica dell’uomo, non lascia spazio a dubbi. Mani al posto delle zampe, gambe al posto delle pinne: tutto nella crescita di questa entità conferma la sua umanità».

Bene, cosa manca per completare il quadro di ciò che avviene in ogni gravidanza umana? Il riconoscimento che il soggetto biologicamente vivente è anche individuale, dotato di DNA unico che lo distingue non solo dal padre e dalla madre, ma anche da ogni altro essere vivente che dovesse formarsi prima o dopo di lui e addirittura contemporaneamente e con lo stesso patrimonio genetico: persino i gemelli monozigoti, che sono  identici, hanno infatti una espressività genetica diversa e, pare in base a recenti scoperte, anche differenze endogene relative allo stesso DNA. (Più tardi interrogherò ChatGPT per vedere se è preparata in merito).

Quello che nel dibattito sempre più feroce intorno all’aborto sembra un inaccettabile fossile moralistico, dunque, ha basi logiche e scientifiche assodate: siamo esseri unici e irripetibili, ognuno diverso dall’altro, dotati di un’identità inimitabile. Certo, nel dramma esistenziale che tante madri e padri si trovano a vivere a causa dell’aborto, se vogliamo essere di aiuto, non basta servirsi della lama affilata della logica. Occorre di sicuro capacità di ascolto e di immedesimazione, oltre alla durezza necessaria per ricordare quale sia davvero la posta in gioco, ovvero la vita di un altro che è per sua natura dotato della nostra stessa dignità. Mancherebbe, a questo punto, il passo che ci ricorda che a produrre la vita non sono solo i suoi antecedenti biologici e le leggi che governano la riproduzione di tutti i mammiferi, ma su questo, ci dicono gli uditori annoiati che si attardano negli attuali Areopago, “ci ascolteranno un’altra volta”. Vedremo di farci trovare. (Fonte foto: Imagoeconomica/Pexels.com)

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