È stato un Halftime Show all’insegna dell’erotismo quello del Super Bowl di domenica sera. Parliamo dell’attesissimo mini spettacolo che occupa la pausa tra il primo e il secondo tempo della finale del campionato statunitense di football americano: l’evento sportivo più seguito dell’anno negli Usa e di conseguenza anche i 15 minuti di musica, danze e scenografie più guardate. Protagoniste quest’anno sono state Jennifer Lopez e Shakira, fasciate in outfit che poco lasciavano alla fantasia, in un’esibizione che il quotidiano britannico Mirror ha definito «lo spettacolo più sexy di sempre» e poi ancora «uno spettacolo infernale», per dare l’idea del tasso di sensualità.
Così che, per contrasto, ha avuto ancora più risalto lo spot televisivo andato in onda dopo l’Halftime Show, dove al centro veniva messo non l’eros ma l’agape. Sessanta secondi di immagini di famiglia, armonia, amore, e poche parole ad alto impatto emotivo:
«Gli antichi Greci avevano quattro parole per l’amore.
La prima è philia. Philia è l’affetto che deriva dall’amicizia.
Poi c’è storge. Il tipo di affetto che senti per un nonno, o un fratello.
Il terzo è eros, l’incontrollabile urgenza di dire «Ti amo».
Il quarto tipo di amore è differente, è il più ammirevole, si chiama agape. Amore come un gesto. Ci vuole coraggio, sacrificio, forza.
Da 175 anni aiutiamo le persone ad agire con il loro amore. Così possono guardare indietro, o guardare avanti e dire “Ce l’abbiamo fatta, abbiamo fatto bene”»
Si tratta dello spot di una compagnia assicurativa, la New York Life Insurance Company, che ha accumulato milioni di visualizzazioni su YouTube in poche ore e ha colpito anche il pubblico cattolico. Il pensiero di molti infatti è andato alla Deus Caritas est in cui Benedetto XVI in scriveva: «In realtà eros e agape – amore ascendente e amore discendente – non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente – fascinazione per la grande promessa di felicità – nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà «esserci per» l’altro. Così il momento dell’agape si inserisce in esso; altrimenti l’eros decade e perde anche la sua stessa natura».
Peccato che chi ha confezionato lo spot abbia semplicemente usato la verità di queste parole portando avanti valori opposti: la New York Life Insurance Company, una delle più grandi compagnie di assicurazioni sulla vita, sostiene e promuove apertamente le realtà Lgbt, è partner aziendale della National Gay and Lesbian Camera di Commercio, ha sostenuto la legge sul matrimonio omosessuale, il Pride Month e molte altre iniziative ben lontane dall’agape che promuovono nello spot. Eppure quel tasto hanno voluto toccare e quello spot hanno voluto mandare durante lo spettacolo più visto dell’anno. Non uno spot su una famiglia cosiddetta omogenitoriale, non uno spot al love is love, ma un video con al centro l’agape. Perché niente come l’amore vero affascina e convince. Che anche loro si lascino toccare il cuore.
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