di Mauro Pianta
Se ne stanno lì, in piedi nella loro fabbrica, radunati intorno a un tavolino dove, tra fogli e attrezzi di lavoro, hanno sistemato una minuscola croce blu, fatta di legno. Se ne stanno lì, le guance ancora un po’ stropicciate dal sonno. Qualcuno, con le mani levigate dalla fatica, impugna fin quasi a nasconderlo un rosario. Sono operai, impiegati, ci sono perfino i “padroni”. Pregano. Tutti insieme. In un groviglio di fede e di dubbi che nessuno può giudicare chiedono alla Madonna di aiutarli ad uscire dalla crisi. «Dacci la forza – dicono – per affrontare con serenità questo periodo». «Ispiraci, fai rinascere un’economia che non si dimentichi delle persone».
Tiziana Tarussio, 46 anni, è una dei titolari dell’azienda del quartiere Barca dove giovedì si è mossa la “cellula”. «Ho aderito subito a Impresa Orante perché mi sembra un bel modo per vivere la fede calandola nella realtà. Per ora siamo sei-sette su un totale di diciassette dipendenti. Qualche volta ci raduniamo giù in fabbrica, altre volte in sala riunioni, mai in orario lavorativo. Qui siamo un po’ come una famiglia, ma è chiaro che non obblighiamo nessuno dei nostri collaboratori. Chi vuole, partecipa».
Come ha fatto Mario Occelli, 51 anni, elettricista in azienda dal 1981. «La Chiesa spesso mi delude – dice – però qui partecipo volentieri. Certo è che dopo aver pregato insieme ai miei colleghi mi sento molto più contento». Walter Bersano, 47enne collaudatore, la mette giù cosi: «Io in Chiesa non vado quasi mai, anche se alla sera recito le preghiere che ho imparato da bambino. All’inizio ero titubante, poi ho notato che questa cosa ci dà forza e speranza. Le battutine? Le avevo messe in conto. E quando arrivano rispondo che non tutto quello che esiste sta dentro il nostro cervello…».