Obiettivo: neutralità climatica entro il 2030. L’Unione europea, e non solo, sul tema non scherza e già si fa un gran parlare del fatto che la (o, quantomeno, una delle) prossime emergenze sarà quella climatica.
Largo dunque a tutti quei provvedimenti che si muovo a tutela dell’ambiente: e se i provvedimenti più noti partono dall’incentivare le macchine e le biciclette elettriche, passando per i monopattini e senza dimenticare le costruzioni ecologicamente efficienti… c’è anche chi varca di gran lunga le soglie delle case e arriva fino alla camera da letto, con la teoria del cosiddetto “sesso ecologico”.
Di cosa si tratta? La questione è molto semplice, come spiega in un articolo apparso sulla Bbc lo scienziato nigeriano Adenike Akinsemolu: «Per alcuni, essere sessualmente ecologici significa selezionare lubrificanti, giocattoli, lenzuola e preservativi che hanno un impatto minore sul pianeta. Per altri, comporta la riduzione dei danni nella creazione di materiale pornografico per i lavoratori e per l’ambiente».
Tutto chiaro, no? «Entrambi gli esempi», chiosa il dottore, «sono validi e importanti», anche alla luce del fatto che il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione stima che ogni anno vengano prodotti circa 10 miliardi di preservativi maschili in lattice, la maggior parte dei quali viene poi smaltito nelle discariche in quanto non riciclabili.
Ecco quindi tornare in auge i preservativi in pelle d’agnello, che pare fossero già noti ai romani, o i preservativi ecologici, organici e vegani: tutte cose molto eco-friendly, certamente, ma che presentano non poche criticità sia in quanto di facile rottura, sia in quanto non protettivi nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili, a meno che non si faccia come Lauren Singer, imprenditrice e influencer a rifiuti zero di New York, che prima di andare a letto con una persona le chiede di effettuare un test che ne certifichi lo stato di salute.
Per quanto riguarda invece i giocattoli sessuali «sono disponibili alternative in acciaio o vetro, mentre la possibilità di acquistare giocattoli ricaricabili aiuta anche a ridurre gli sprechi. Ci sono persino giocattoli sessuali a energia solare sul mercato». Accanto a questo, chi ha a cuore l’ambiente dovrebbe stare attento agli imballaggi, «evitare il sesso sotto la doccia», «tenere le luci spente» e adottare altri accorgimenti simili.
Ad ogni modo, la Singer e il dottor Akinsemolu concordano su un punto: innanzitutto viene il sesso sicuro, ossia quello che nel linguaggio corrente significa che non porta a concepire nuove vite, in quanto «è il più sostenibile per le persone e per il pianeta a lungo termine».
SE AMI L’AMBIENTE, NON FARE FIGLI
Secondo uno studio del 2017, non avere un figlio fa risparmiare circa 58,6 tonnellate di C02 all’anno: una cifra notevole, se si considera che vivere senza auto ne fa risparmiare circa 2,3 tonnellate. E d’altronde un martellamento mediatico in tal senso, portato avanti con la collaborazione di testimonial quali Harry e Megan che hanno dichiarato di volersi fermare a due figli per tutelare l’ambiente, ha già iniziato a lavorare in questa direzione: i primi frutti già si stanno raccogliendo, con ben il 41% dei giovani britannici coinvolti in uno studio realizzato quest’anno sul tema che si è dichiarato «titubante nell’avere figli» proprio a causa del cambiamento climatico.
Chiaro, la posizione non è così netta, e anche l’influencer Lauren ha qualche dubbio, perché forse una nuova vita qualche beneficio al mondo potrebbe anche arrecarlo: «Posso dare valore a questo bambino che vivrà più a lungo di me e continuerà a cercare di creare un mondo migliore?», si domanda infatti.
UN SANO REALISMO
«Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi», sentenziava Oriana Fallaci oramai quasi cinquant’anni fa.
Sì, perché è evidente come l’ambientalismo e l’ecologismo, come tutti gli -ismi, siano tanto pericolosi, quanto difettosi nel ragionamento.
Infatti, se si traessero a logica conseguenza tutti i ragionamenti esposti sopra, l’umanità – intesa sia in senso demografico, sia in senso “spirituale”, relazionale – sarebbe destinata a ben breve vita.
Accanto a questo, appunto, il difetto di ragionamento che invece non manca a un sano realismo, rispettoso in primis della natura umana e, di conseguenza, anche della natura intesa tout court. Qualche esempio? Se i preservativi inquinano, si possono usare i metodi naturali: naturalmente vanno imparati, certamente contemplano una componente di sacrificio (su tutte, l’astensione dai rapporti nei giorni fertili), necessitano di una condivisione all’interno della coppia… ma tutte queste sono caratteristiche che si muovono a favore, oppure contro la nostra più profonda umanità? Un altro aspetto: i figli. Di certo s’inquina meno se si decide – ovviamente salvo impedimenti fisici di forza maggiore – di allattarli al seno in maniera esclusiva almeno fino ai 6 mesi di età: si evitano il latte in polvere, i biberon, i cicli di sterilizzazione, eccetera. Chiaro, allattare è fisicamente faticoso e implica una donazione non indifferente, anche in termini di presenza costante da parte della madre: ma non è forse la cosa umanamente migliore, anche per favorire una sana relazione madre-figlio e la costruzione di un attaccamento sicuro, base di un’intera esistenza?
Insomma, forse più che a guardare all’ambiente, sarebbe importante tornare a guardare in maniera integrale gli uomini, nel rispetto dei loro bisogni e della loro dignità: anche l’ambiente ne avrebbe beneficio, e senza la necessità di inventare nulla.
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