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Senza preghiera niente è davvero evangelico
NEWS 4 Febbraio 2024    di Vincenzo Peroni*

Senza preghiera niente è davvero evangelico

Gesù ha trascorso un sabato intenso di predicazione e di esorcismi, di incontri e di guarigioni, in quella che gli esegeti chiamano la giornata di Cafarnao e che troviamo all’inizio del Vangelo secondo Marco. E dopo una giornata così intensa, Gesù avrebbe avuto tutto il diritto di ritirarsi, nella stanza a lui riservata da Simon Pietro nella sua casa, per riposare.

Invece, l’evangelista ci informa che Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.  Non si limita a godere della riservatezza garantitagli da una casa amica, non si accontenta del riposo che offre un sonno prolungato. Sente piuttosto l’esigenza di uscire di casa, quando è ancora buio, strappando del tempo al sonno, per trovare un luogo di vera solitudine, di vero riposo. E là pregava! Il verbo è coniugato al tempo imperfetto a sottolineare che la sua preghiera si distendeva nel tempo, un atto prolungato.

In questo anno, che precede il Giubileo del 2025 ed è dedicato alla preghiera, è bello guardare Gesù che prega e che prega senza interruzione, creando le condizioni perché la sua preghiera sia autentica, distesa e senza distrazioni. Lasciamoci, allora, colpire e provocare dal fatto che Gesù sentisse il bisogno di pregare: Gesù, il Verbo di Dio fatto carne, il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, Dio lui stesso avvertiva così urgente il bisogno di pregare da svegliarsi prima del sole e fare la fatica di cercare un po’ di solitudine, pur di pregare.

Non passiamo oltre troppo rapidamente a questo dato: guardare Gesù che prega ha molto da insegnarci. Cogliamone, oggi, due aspetti.

  1. Può succedere, in alcuni passaggi delicati della nostra vita, di chiederci se valga davvero la pena pregare, quale sia l’utilità della preghiera. Potremmo trovarci a mettere a confronto preghiera e azione e fare mille elucubrazioni, più o meno nobili, su cosa sia più prezioso ed efficace e trovare mille sostegni a favore di una o dell’altra posizione. Tutte le ragioni umane prima o poi, però, possono perdere la loro efficacia di persuasione. È solo una la risposta che non teme logorio ed è sufficiente a sostenere la ragione della nostra preghiera: prego perché Gesù pregava! E se Gesù pregava è davvero presuntuoso pensare di poter essere cristiani, suoi discepoli senza pregare. È illusorio pensare di compiere un’azione realmente evangelica o di carità senza che sia preceduta e intrisa di preghiera. Basta ripercorre la vita di Gesù per convincersene: Gesù ha attraversato e vinto le tentazioni pregando; ha scelto i discepoli dopo aver pregato; si è trasfigurato durante la preghiera; i miracoli e gli esorcismi sono stati frutto di preghiera; ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue in un contesto di preghiera; nella preghiera ha combattuto la sua agonia ed è morto pregando.
  2. Oggi c’è grande confusione su che cosa voglia dire realmente pregare. Con il termine preghiera si definiscono tanti atteggiamenti e/o testi che forse solo vagamente hanno a che fare con la preghiera: testi poetici, riflessioni edificanti, introspezioni psicologiche, contesti emotivamente stimolanti, ecc., che spesso, però, ricordano più il rigirarsi su se stessi nel letto e senza pace di Giobbe, di cui ci ha parlato la prima lettura. Ma la preghiera è altro e, soprattutto, altro è la preghiera cristiana. Forse è bene ribadirlo: non ogni preghiera è preghiera cristiana! Lo spazio breve di un’omelia corta non ci permette di dire molto, se non una annotazione sintetica: la preghiera è cristiana solo se assomiglia alla preghiera di Gesù. E chiedersi: “è veramente cristiana la mia preghiera?” non è farsi una domanda divisiva, non è sterile perfezionismo, ma va al cuore della nostra relazione con il Signore, è desiderio di onorare la bellezza e la dignità del nostro Battesimo, che in Gesù ci ha resi figli di Dio.

Perché pregava Gesù? La preghiera di Gesù è l’intima esistenziale relazione con il Padre: è l’ambito vitale della sua figliolanza divina. Gesù pregava per essere veramente se stesso, per non perdere la sua identità. Veramente Dio e inscindibilmente uno con il Padre e lo Spirito Santo, totalmente in sintonia con Lui, da sempre davanti al suo volto, al punto da esserne la perfetta immagine e la piena rivelazione, ha coinvolto tutte le dimensioni della sua natura umana (corpo, intelligenza, sentimenti e volontà, ecc.), assunta nel grembo verginale di Maria, nella relazione trinitaria, sanando la drammatica ferita del peccato originale, che aveva separato la volontà umana da quella divina, l’uomo da Dio.

L’episodio evangelico di oggi ci mostra subito un frutto prezioso della preghiera di Gesù: la sua grande libertà! Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!».

Secondo il modo di ragionare mondano, Simone e i suoi amici avrebbero voluto portare Gesù dalle persone che cercavano risposte immediate ai loro bisogni e che offrivano in cambio consenso e applausi. Ai loro occhi era illogico che Gesù se ne stesse solo a pregare, mentre tutti lo cercavano e il successo era a portata di mano.

La risposta di Gesù, ancora una volta, è sorprendente:

Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». Nella preghiera Gesù ha maturato la libertà di obbedire alla volontà del Padre e di superare la tentazione di rispondere alle logiche umane. In virtù della sua preghiera, Gesù è rimasto fedele a se stesso e alla sua missione, perché fedele al Padre e alla sua volontà.

Anche per noi la preghiera è l’ambito vitale della nostra figliolanza divina, è la garanzia della nostra autentica libertà, è la vera custodia della nostra dignità.

*missionario in Terra Santa, già cerimoniere pontificio


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