Peter Seewald, ex comunista, giornalista di Der Spiegel, che ha seguito Ratzinger per oltre 25 anni diventandone il biografo, ha rilasciato una lunga intervista a kath.net sottolineando alcuni aspetti della straordinaria figura del papa emerito – cui il Timone di febbraio ha dedicato un numero speciale, con i ricordi di 8 cardinali (qui per abbonarsi) – e del suo insostituibile ruolo nella Chiesa. Il ricordo di Seewald tuttavia è partito dal presente, ovvero da alcune riserve, su taluni provvedimenti dell’attuale pontificato, il riferimento, in particolare è alla nomina dell’argentino Victor Fernández, come prefetto della congregazione della dottrina della fede.
Seewald giudica in maniera critica le parole che papa Francesco avrebbe indirizzato al nuovo prefetto, in una lettera pubblicata il 1° luglio scorso: «Il Dicastero che lei presiederà in altri tempi è arrivato a usare metodi immorali». Frase sibillina che secondo Seewald vorrebbe giustificare la drastica rottura con un recente passato incarnato dal Raztinger, attraverso proprio la figura di Fernández. Da qui parte il ricordo che Seewald ha di Ratzinger quando era all’ex Sant’Uffizio, ricordando come anche lo stesso papa Francesco, così come riportato in Benedict’s Legacy, di cui Seewald stesso è l’autore, abbia avuto parole di lode per il suo predecessore, definendolo un “grande Papa”: «Grande per la potenza della sua intelligenza, il suo contributo alla teologia, grande per il suo amore per la Chiesa e per le persone, grande per le sue virtù e la sua fede».
Elogio che, sottolinea Seewald «Mi ha commosso molto. Ed è anche azzeccato. Nessun osservatore esperto non potrebbe non riconoscerebbe in Ratzinger uno dei più importanti maestri sulla cattedra di Pietro. In verità, non c’è mai stato un papa ombra. Come papa emerito, Benedetto aveva evitato qualsiasi cosa che potesse dare la minima impressione che avrebbe regnato sul pontificato del suo successore». Seewald sottolinea anche la “genialità e nobiltà teologica” di Ratzinger con cui nessuno in Vaticano poteva competere. Come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger si considerava tutt’altro che un persecutore, precisa Sewald e non certo uno che opera con “metodi immorali”.
«Subito dopo il suo insediamento, vescovi, teologi e sacerdoti contestati non furono più rimproverati, come avveniva in precedenza, ma invitati a Roma in casi importanti per trattare personalmente le diverse opinioni. Ratzinger ha rafforzato i diritti degli autori e, per la prima volta, ha concesso ai teologi accusati di deviazione dogmatica il diritto alla difesa». Tutto questo perché il motto di Benedetto, secondo il suo biografo, era il rinnovamento nella conservazione, «senza mettere in discussione ciò che vale in eterno».
«Riformare significa conservare nel rinnovamento, rinnovare nel preservare, portare la testimonianza della fede con nuova chiarezza nelle tenebre del mondo». Infatti il papa emerito aveva ben chiaro che «La ricerca del contemporaneo non deve mai portare ad una resa del vero e del valido e ad un adattamento alla situazione attuale». (Fonte foto: screenshot YouTube)
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