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Se non credi ai miracoli la fede non esiste
NEWS 18 Novembre 2022    di Maurizio Botta

Se non credi ai miracoli la fede non esiste

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio del libro di Maurizio Botta, Le domande piccole dei grandi, Esd, pagg. 208, € 14,00

(…) C’è questo dogma dell’ideologia che è accanito violento, livoroso. Si presenta con dei veri e propri articoli dogmatici. Ad esempio, un primo articolo dogmatico è: “Autentici sono gli eventi, gli insegnamenti riportati nel Vangelo che risultano accettabili ai contemporanei. Anzi a quella minoranza dei contemporanei che in nome dello scientismo non crede ai miracoli”. Un altro articolo dogmatico è: “Occorre qualificare come non razionale, non scientifica la comprensione che i credenti hanno di Cristo e della Chiesa, pretendendo che una certa storiografia accademica sia detentrice per definizione di un sapere superiore e più obiettivo”. Altro articolo dogmatico: “C’è una storiografia scientifica al di sopra di tutto e libera da ogni condizionamento. Essa sola è in grado di avere un’oggettività quasi divina”.

Questo metodo ideologico e dogmatico è aggressivo: quando mai si può essere autorizzati a eliminare a priori ciò che non rientra nei propri parametri? Per paura di dover mutare i propri parametri! In realtà il pregiudizio radicale è antiscientifico.

La scienza, infatti, per definizione, è sperimentale. Cioè non esclude nulla a priori. Questa è la scienza moderna. Il metodo scientifico comporta che si debba abbandonare immediatamente una teoria appena i dati ricavati dallo studio dei fatti lo esigono. Al contrario, all’origine del pregiudizio contro il soprannaturale non c’è la scienza, ma il suo opposto, cioè l’ideologia. Precisamente l’ideologia che si chiama idealismo, che rovescia il realismo che sta alla base della cultura classica, in favore, invece, del primato delle idee sui fatti.

Allora una questione centrale da porre è questa: per noi credenti i miracoli sono così importanti? Sì. Perché il fatto che il miracolo possa avvenire è un aspetto centrale nel patrimonio della nostra fede. Non possiamo farne a meno. Per il cristiano i miracoli non hanno semplicemente la funzione di confermare la verità della fede. Si trovano al centro stesso, al cuore stesso della fede. Al centro sta un evento, un fatto storico complesso che si snoda in una serie di eventi, il quale costituisce esso stesso un miracolo. Dobbiamo anzi dire che si tratta del miracolo con la m maiuscola. Dio si è fatto uomo, e in quanto Dio-uomo è morto ed è risorto a una vita nuova. Da questo evento prende il via una nuova creazione.

Chi crede in Gesù Cristo con fede viva, che cioè comprende l’amore, si aggrappa a lui, si lascia, per così dire, trascinare nel vortice di questa nuova creazione. Se i miracoli non hanno senso, perché non si può dare nessuna interferenza in questo ordine di cose della natura, allora questo miracolo non può essere vero, e dunque neppure la nostra fede e la speranza in una nuova creazione. Se non si può dare nessuna interferenza in questo ordine della natura, allora la nostra fede non ha nessun senso.

Se Cristo non è risorto dai morti, la nostra fede è vana (1 Corinzi 15,17). Chi crede in un cristianesimo di valori, di ideali, di ispirazione, ma non crede nel cuore stesso della fede – che è un uomo che era vero uomo e vero Dio, morto e risorto –, non sto dicendo che è cattivo, potrebbe essere molto buono, sto dicendo che ha perso il deposito della fede, il cuore stesso della nostra fede. (…)

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