È ateo. Anzi, è da più parti ritenuto il massimo militante dell’ateismo (militante) nel mondo. Classe 1941, l’etologo, biologo, divulgatore scientifico, saggista e attivista neodarwiniano Richard Dawkins, ha in effetti il profilo più distante possibile da bigotto e conservatore: ne è sideralmente agli antipodi. Per questo colpisce la determinazione con cui questo intellettuale, recentemente ospite al talk show Piers Morgan Uncensored, abbia deciso di prendere le difese di JK Rowling, da anni sotto attacco da parte degli attivisti transgender.
Dawkins è stato molto netto. Ha definito «molto angosciante» il clima venutosi a creare attorno alla scrittrice di Harry Potter, finita nel mirino di una «piccola minoranza di persone» che riesce a «dire delle sciocchezze davvero folli». Il riferimento agli attivisti trans è più che evidente. E quando il moderatore gli ha chiesto come mai «abbiamo perso la capacità di avere davvero una discussione aperta e onesta», lo scienziato ha risposto: «Ci sono persone per le quali la parola ‘discutere’ non è sinonimo di dibattito. Piuttosto, [significa per loro] che già hanno preso una posizione».
La difesa di Dawkins alla Rowling non è causale. E non è neppure la prima. Infatti l’ateo militante, mesi fa, aveva già manifestato solidarietà ad un’altra donna: la collega dell’Università del Sussex, Kathleen Stock, che di lì a poco si sarebbe dimessa visto il clima in facoltà contro la sua persona e le sue idee critiche del transgender. «Kathleen Stock», aveva detto, «è meravigliosamente ragionevole ed è quotidianamente circondata da logomachisti oscurantisti. Purtroppo, sono pagati per arringare studenti che si sentono obbligati a prenderli sul serio. Cari studenti, vi prego di rinfrescarvi la mente con la scienza».
Cosa si intenda per scienza, è presto detto. «Il sesso è dannatamente binario», sempre in quella occasione aveva affermato Dawkins. Una realtà elementare per l’affermazione della quale, se la Stock ha vissuto un piccolo inferno, la “mamma” del maghetto più famoso del mondo – della quale abbiamo parlato nel numero di ottobre 2022 della rivista, alla quale vi invitiamo ad abbonarvi – è diventata il nemico giurato degli attivisti Lgbt di mezzo mondo. «Centinaia di attivisti trans hanno minacciato di picchiarmi, stuprarmi, uccidermi o farmi esplodere», ha infatti raccontato la Rowling, contro la quale è stato fatto di tutto.
Le sono arrivate minacce di morte a non finire: «Ci potrei tappezzarmi la casa». Sui social è stato pure coniato un sinistro hashtag – #RIPJKRowling -, finito con il fare tendenza, che però non è un necrologio, bensì un augurio di morte. Rispetto a tutto ciò, in realtà non è più di tanto strano che uno come Richard Dawkins – il quale, per aver in precedenza difeso l’esistenza dei due sessi, ha già pagato delle conseguenze – abbia deciso di dire la sua, manifestando solidarietà alla scrittrice inglese. La cosa strana è che una cosa simile non l’abbiano fatta tanti altri volti noti della cultura e dei media, in un Occidente che pure parla spesso – a sproposito, a questo punto – di “diritti” e di “libertà”. (Fonte foto: Bing, immagini libere per condivisione ed uso).
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