Il 54esimo incontro annuale del World Economic Forum si concluderà oggi sotto l’influsso di una sciamana amazzonica. Qualcuno potrebbe dire che a Davos, piccola località turistica alpina sulle alpi svizzere, un incantesimo è stato già fatto, se è vero – scrive Giulio Meotti – che «élite mondiali si incontrano in un resort a cinque stelle per dire a tutti gli altri sulla terra che devono fare dei sacrifici». Rilancia il concetto Marco Rizzo: «I jet dei padroni del mondo hanno inquinato quanto 350 mila automobili. Eppure la colpa del disastro ambientale e dell’inquinamento sono il mancato cappotto termico del tuo appartamento, la tua Panda». Un incantesimo all’ennesima potenza. Eppure stavolta, come si accennava, riguardo alla magia e al sortilegio, il WEF fa un ulteriore passo avanti, offrendo ai fortunati astanti un vero e proprio rituale sciamanico.
LA SCIAMANA PUTANNY
Durante la sessione plenaria di mercoledì, dopo aver pronunciato invocazioni inconoscibili accompagnate da energiche sfregate di mani, Putanny Yawanawá – prima donna della sua tribù ad essere iniziata dagli anziani come sciamana – ha eseguito i suoi incantesimi, finendo per soffiare con foga sulle teste dei partecipanti. I destinatari del soffio vitale a distanziamento zero, rimasti seri e compìti, non sarebbero propriamente dei passanti: si va da Kristalina Georgieva, amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale, a Ajay Banga, nominato da Joe Biden presidente della Banca Mondiale. Con loro c’erano l’amministratore delegato di IKEA Jesper Brodin e il filantropo miliardario André Hoffmann.
LO “SPIRITO” DI DAVOS
Data la difficoltà di normalizzare questa modalità di inizio lavori, lo spettacolo della sciamana soffiatrice è stato derubricato da quasi tutti i media. Non così ha fatto Jesús Silva Castignani, coraggioso sacerdote dell’arcidiocesi di Madrid, che su Twitter si è interrogato sulla “nuvola spirituale” aleggiante sul WEF. Queste le sue domande (ironiche e retoriche) riprese dal sito ACI Prensa: «Avrebbero mai pensato di invitare un sacerdote a recitare una preghiera? Sappiamo quali spiriti invoca la signora? Il cristianesimo è oscurantista, ma gli indigeni che strappavano il cuore non sono forse dei fanatici? Quale spirito governa Davos?». Quesiti seri, imbarazzanti, che ricordano non poco l’affaire Pachamama (non a caso prima di eseguire il suo rito, Putanny ha garantito che «quando ci uniamo nei nostri pensieri e nei nostri cuori, la nostra Madre Terra ci ascolterà»).
ESCORT? SOLD-OUT!
A Davos l’incantesimo dei cuori (e dei cervelli) fa il paio con quello delle mutande, con escort diventate introvabili in tutta la Svizzera (perché se è vero che al Forum si discute sul futuro del mondo, è vero anche che non si disdegna il mestiere più antico). In questi giorni a scrivere di «piattaforme sovraccariche» e di «servizi prenotati ormai da mesi» sono stati diversi quotidiani elvetici, secondo cui tra banchieri, uomini d’affari e politici, sarebbero pochi a fare a meno della compagnia di professioniste del settore (a loro volta grate – si legge – per «i nuovi clienti, educati ma più esigenti rispetto alla nostra clientela abituale»). E allora per Repubblica ecco che «il Wfe nasconde una vita notturna fatta di party, prostituzione e microdosing (l’assunzione di piccole quantità di Lsd, ndr)», mentre il Fatto Quotidiano ribadisce che nei giorni del Forum di Davos «diventa impossibile trovare una o un escort in tutta la Svizzera o quasi». A leggere il titolo dell’edizione 2024, “Ricostruire la fiducia”, è inevitabile pensare alle mogli dei partecipanti rimaste a casa.
DALL’“ECOANSIA” ALL’“ECOCIDIO”
Nel circo andato in scena a Davos, in cui il direttore generale dell’OMS, Tedros Ghebreyesus, sembra augurarsi una nuova pandemia (che per non sbagliarsi chiama «malattia X»), ripetendo che «è questione di “quando” ci sarà, non di “se”»; in quella babele svizzera in cui si arriva a parlare di “ecocidio” per chi non considera «pesca e agricoltura pratiche insostenibili e dannose» (così Jojo Metha, attivista climatica fondatrice di Stop Ecocide Now), qualche schiaffone è riuscito ad arrivare. Non dal Papa, il quale anche quest’anno non ha potuto far altro che augurare che «le strutture intergovernative riescano a esercitare efficacemente le loro funzioni di controllo e di indirizzo nel settore economico», bensì da un suo connazionale, quel Javier Milei da poco divenuto presidente d’Argentina.
LO SCHIAFFO DI MILEI
Con una “requisitoria” che ha fatto prigionieri, Milei ha affossato molti dei punti cardine accarezzati annualmente dal World Economic Forum. Dal socialismo (che ha «fallito in tutti i paesi in cui è stato tentato […] e che ha ucciso più di 100 milioni di esseri umani») ad un certo femminismo aggressivo («ridicola e innaturale lotta tra uomo e donna»). Nel mirino del neopresidente argentino è andato soprattutto l’ecologismo spinto. Per Javier Milei gli ecologisti «sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta, che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto». Come si è arrivati a tanto? La colpa di tutto, secondo il Milei, è dei «neomarxisti», che «hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali». Considerando che a queste parole qualcuno ha applaudito persino in quella sede, il sogno di molti è che, contro ogni forma di “feudalesimo 2.0”, dopo le folkloristiche e sinistre soffiate sciamaniche, a Davos l’aria cambi per davvero. In nome di una ritrovata libertà dei popoli.
(Fonte foto: Screenshot BFM Business, YouTube)